Seimilano
nasce nel 1995 dal sogno di un giovane imprenditore brianzolo. Marco Di
Gregorio decide di portare in Italia il modello televisivo di NewYork
One e della canadese City
Tv. Si tratta di city television, emittenti metropolitane radicatissime
al territorio cittadino.Di Gregorio spiega il progetto ad Alessandro Benetton,
che con la banca d'affari 21 Investimenti lo appoggia. È estate: 7 giornalisti
armati di Betacam inizia a fare riprese per Milano. Tutto il girato va
in onda sulla frequenza di Tele Nord Italia. Senza montaggio, senza palinsesto,
solo una scritta in basso sul teleschermo annuncia: "aspettando Seimilano".
Il pubblico è incuriosito, resta incollato al canale per vedere cosa succederà.
Il 6 novembre parte la programmazione con il marchio Seimilano. All'inizio
c'è un telegiornale istituzionale e uno fatto dai videoreporter. Sono
mesi di follia in cui disastri qualitativi si alternano a cose buone.
Vengono comprate le telecamerine, le video8, ma
non i microfoni. Manca un'auto aziendale, mancano i motorini, con cui
dovevano spostarsi i videogiornalisti. I primi tempi si spendono 15 milioni
al mese di taxi. L'organico sale fino a 132 assunti, 60 i redattori. Quando
il direttore amministrativo della rete conduce il meteo,vige l'anarchia.
La gestione Di Gregorio, così felice e così poco oculata, si avvicina
alla fine.
Gli
subentra, come amministratore delegato, Mauro Lazzarino, chiamato da Telelombardia
per sanare i danni della prima amministrazione.A lui spetta il compito
di tagliare il personale: in 30 perdono il posto, la redazione del tg
tradizionale è azzerata. Seguono scioperi e proteste. Improvvisamente,
il 30 ottobre del 1997 Seimilano viene oscurata. Dopo qualche giorno la
programmazione riparte, ma solo con le televendite e sotto il marchio
Milano Tv.
"Il 31 ottobre ci fu il disastro della camera iperbarica, all'ospedale
Galeazzi. Morirono undici persone, noi filmammo tutto - ricorda Angelo
Cimarosti, uno dei primi videoreporter di Seimilano - ma non potevamo
mandare in onda nulla. Fu una grandissima frustrazione".
Al
rischio di chiusura risponde la mobilitazione generale da parte di quotidiani
e tv locali. I videogiornalisti occupano la redazione e, dopo una lunga
trattativa, Seimilano viene salvata.
A rilevarla è Raimondo Lagostena,già proprietario di Odeon e Telereporter.
Il primo dicembre 1997 riparte la "tv dei milanesi".La redazione si sposta
dalla centrale via col di Lana a via Mambretti. Con 24 persone si possono
garantire sei ore di programmazione per cinque giorni alla settimana.
Presto gli ascolti tornano a livelli accettabili. In breve l'organico
aumenta, il palinsesto copre anche il sabato e la domenica.
Agli inzi del 2001 cambia buona parte del team redazionale: un'emorragia
di videogiornalisti, che solo a volte sono sostituiti. Il bilancio è in
rosso e l'editore è deciso a contenere i costi, riducendo il personale.
A marzo 2002 un altro spostamento della redazione giornalistica segna
la nuova era della tv. I 15 videoreporter rimasti si trasferiscono a Rho,
dove lavorano in strettissima collaborazione con i colleghi di Telereporter.
In via Mambretti resta il centro di produzione delle televendite.
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Quanto
piace la tv cittadina?
Gli esordi della city television milanese sono promettenti.
Nel 1997, prima del black out, Seimilano vanta
230.000 telespettatori per giorno medio. Ma i tre mesi di silenzio
portano alla disaffezione. A dicembre, con la ripresa dei programmi,
si riparte da quota 90.000. Inizia la rimonta. Nel giro di un
anno il pubblico arriva a 240.000 contatti giornalieri. Per
Angelo Cimarosti, che all'epoca dirige il team di videogiornalisti,
è un successo. "Con meno personale e meno ore di
palinsesto tornammo agli ascolti dei tempi d'oro".
Risultati mai più raggiunti. A febbraio del 2001 Seimilano
tiene: 200.000 i telespettatori. Ma nell'ottobre del 2001 gli
ascolti crollano a 102.000
telespettatori. Agli inizi del
2002 viaggia sui 132.000 per giorno medio.
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