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Viaggio nella fattoria
I detenuti raccontano...
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Dossier multimediale
realizzato da

Cristina Colli
 

Marco Verdone, il veterinario
Un progetto da sogno. E qualcosa da ridire

Marco Verdone parla con Alì e Serafino davanti al camino nelle stalle

E' entusiasta quando racconta il suo lavoro sull'isola. Marco Verdone ha quarant'anni ed è il veterinario di Gorgona dal 1989. "Io e i detenuti - spiega - ci vediamo almeno una volta alla settimana e facciamo il punto sulla situazione della fattoria". Verdone vive in provincia di Pisa con la moglie, un figlio di otto anni, un cane, quattro gatti e una tartaruga. E' anche un esperto di omeopatia e di altre terapie alternative, come la gemmoterapia e la floriterapia. Metodi medicinali in armonia con la natura che ha voluto portare anche nella realtà di Gorgona.

Come è nato il suo rapporto con l'isola?
Un po' per caso. Ci andai la prima volta nel 1989. Prima di me ci andava ogni tanto un collega. Ma poi loro ebbero bisogno di un'assistenza più continua e allora cominciai io, prima con una collega, poi da solo.

Che valore ha la "farm therapy"?
La presenza animale aiuta a canalizzare le emozioni e a trovare collocazione alle nostre affettività, soprattuttto se come in un carcere sono represse. E gli animali, comportandosi istintivamente, ricambiano a loro modo: la mucca si fa mungere volentieri, la pecora risponde al richiamo, i maiali si lasciano accarezzare…piccole cose ma concrete. I detenuti sono sempre impegnati con gli animali, e in questo modo partecipano a qualcosa di vitale che proprio per questo è sempre diverso e dinamico. Il tempo così scorre meglio.

E questo aiuta i detenuti?
Certo. Un animale sta male e il detenuto lo aiuta: l'animale guarisce e lui si sente utile e competente. Ha la possibilità di fare cose che forse non immaginava di saper fare. Così acquista fiducia nelle proprie capacità e spesso sogna anche di poter mettere a frutto, un domani, ciò che ha imparato. Purtroppo, nell'ambiente carcerario, quasi mai gli vengono riconosciute esplicitamete queste qualità. Io personalmente non perdo mai l'occasione di sottolinearle.

Si lavora come in una fattoria "normale"?
Teniamo sempre presente che stiamo parlano di un carcere. I detenuti non traggono benefici economici dal loro lavoro. Il proprietario di tutto è lo Stato, un proprietario che è in conflitto con questi suoi "speciali" lavoratori. E' paradossale peché sembra che tutto sia fatto sul serio, ma fino a un certo punto. Un esempio: in una vera fattoria il fieno per far mangiare gli animali non manca mai, ovviamente. In Gorgona, invece, quando finisce…bè, prima o poi arriverà…

Quali sono i lati positivi di Gorgona?
Spesso domando ai detenuti, soprattutto a quelli che provengono da un cercere chiuso, come vedono Gorgona. La maggior parte mi risponde che è un posto quasi ideale. Un detenuto che è stato 4 anni a Poggioreale in uno stanzone con altre 30 persone, con una tensione altissima, una vigilanza stretta e arrogante, mi ha detto che quando è arrivato a Gorgona si sentiva spesato e non riusciva a sentirsi a suo agio con tutta questa "libertà". Sicuramente la possibilità di godere di una libertà fisica ampia, di lavorare all'aria aperta, di non avere una vigilanza oppressiva, di vivere in un luogo salubre fanno di Gorgona una realtà con un'alta qualità della vita.

Quali quelli negativi?
Gorgona è come un grande carrozone che cammina, sì, ma a cui mancano i princìpi ispiratori. Mi piacerebbe poter contribuire a rendere Gorgona un "giardino" in cui, con le persone che la società ha decretato "cattive", pericolose, da punire, si potesse realizzare qualcosa di concreto e di profondamente diverso da quello che la società dei consumi e del mercato ci impone. Ma per fare questo ci vogliono le idee chiare e, come dicevo, princìpi ispiratori ben definiti. Ma le istituzioni, a vari livelli, non sono ancora mature per questo. Ci vorrebbe un cambio di mentalità. Mi illudo sempre che possa avvenire e credo nei piccoli passi e nelle azioni discrete. Sono l'unico strumento che posso usare in prima persona, senza mediazioni. E' l'unico sogno che mi lega ancora a quest'isola.

Perché applica l'omeopatia agli animali di Gorgona?
Grazie anche alla disponibilità della direzione del carcere, abbiamo stabilito alcuni punti di riferimento. Uno è che Gorgona ha la possibilità di produrre e allevare in un regime di qualità. Ciò significa qualità di vita degli animali e qualità dei prodottti da essi ricavati. Ecco che arriviamo all'introduzione di un metodo di cura che sia in sintonia con queste scelte di fondo. L'omeopatia risponde a questi requisiti come dimostrano molte esperienze italiane ed estere.

I detenuti come ragiscono?
Sanno di cosa si tratta e sanno anche come comportarsi: lavorando imparano l'omeopatia come se fosse una formazione continua. Poi naturalmente dipende dalla loro ricettività, dalla loro cultura. Ci sono stati anche scontri, perché c'era chi non capiva perché per curare una mastite io davo una cosa per bocca. E poi erano fissati con la penicillina e con l'antibiotico…

Cos'è che fa di Gorgona, comunque, un carcere?
La mancanza di un progetto e di un coinvolgimento profondo. Qualcosa che nasca prima sul piano dello spirito e poi si traduca in parole e fatti. La libertà di Gorgona ha sempre un'ombra che la segue: è l'ombra delle norme e delle isitituzioni. In ogni momento questa libertà si può perdere. Anche per motivi poco significativi.

Se in una frase dovesse sintetizzare Gorgona?
Mi viene in mente quel famoso monito: "Siate candidi come le colombe e acuti come i serpenti". Tanto per rimanere in ambito animale!

E se dovesse caratterizzare Gorgona con un aggettivo?
Ne uso due: contraddittoria e paradossale. Contraddittoria perché a Gorgona convivono due mondi contrapposti con finalità contrapposte, anche se dovrebbero essere uguali. Da qui nascono situazioni paradossali, come le cose più semplici che non si riescono mai a realizzare…

 

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Pubblicazione: maggio 2002