La censura
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Il problema della censura

La censura, perfino nei fumetti, è un fenomeno non nuovo. In America, durante l'epoca maccartista, si arrivò a istituire una Comics Code Authority (Cca) che fece approvare un cervelloti-co codice di regolamentazione per gli albi a fumetti, il cui bollo è rappresentato qui a destra. La Cca doveva limitare le scene di violenza e "stanare" i messaggi della propaganda comunista o giudicati come tali.

Oggi, seppure in assenza di una simile legge liberticida, è di fatto praticata in Italia e in gran parte del mondo occidentale una bizzarra forma di censura, che ha colpito soprattutto gli anime trasmessi dalle reti tv pubbliche e private.

Alla base di questo processo c'è la convinzione, da parte di quasi tutti i dirigenti di palinsesto, che il senso del pudore nipponico sia troppo distante da quello nostrano. Così moltissimi cartoni animati sono ridoppiati in italiano con stravolgimenti anche radicali del senso del soggetto e della sceneggiatura. Inoltre è molto frequente il taglio di lunghe scene o di intere puntate, giudicate inadatte al pubblico di under 16 cui i cartoni sono da noi destinati.

"Il capostipite delle maggiori censure - dichiara Kristian Moteuchi, curatore di un ottimo sito sul mondo dei manga da cui abbiamo attinto varie informazioni - è Mediaset, che riesce a trasformare un capolavoro anime in uno stupidissimo e cortissimo cartone animato per bambini".

Il problema sorge, come accennavamo prima, dal fatto che in Italia e in generale in occidente i cartoni animati sono considerati come un prodotto rivolto esclusivamente ai bambini. Al contrario di quanto avviene in Giappone, dove si gli anime sono visti come una forma d'arte al pari dei film o del resto dei prodotti dell'industria dello spettacolo; tanto è vero che a seconda della nazione cambiano anche gli orari di trasmissione: soprattutto alla mattina e al pomeriggio da noi, anche di sera e di notte a Tokyo.

"In Italia - riprende Kristian - gli anime giapponesi presentano delle censure cosiddette ad muzum: tagli fatti qua e là a casaccio rovinando completamente il senso della storia o della situazione. In questo modo è spesso impossibile capire il significato delle azioni successive. Spesso basta che il censore veda un dito con una goccia di sangue o la gamba di una ragazza per passare alle forbici".

Come accade sempre quando monta un'ondata proibizionista, è sorto un movimento anticensura (Adam) che si batte per salvaguardare le versioni originali degli anime trasmessi in Italia. Tale movimento è particolarmente attivo in rete, dove è possibile firmare una petizione di protesta contro le forbici sui fumetti riconoscibile dall'immagine di un fiocco blu come quello a lato.

Sigle, titoli, nomi e musiche: via tutto

Ogni prodotto televisivo estero presenta delle esigenze di adat-tamento alla realtà locale. Più la cultura d'origine del prodotto è distante da quella dove il film o l'anime viene trasmesso, maggiori saranno gli accorgimenti da appor-tare per rendere comprensibile il tutto a un pubblico che spesso non ha alcun contatto o conoscenza di quella cultura, e che però così continuerà a non averne alcuno.

Esempio lampante quanto discutibile per quel che riguarda l'Italia è il doppiaggio dei film e degli anime, sul quale è sorta una importante industria (tra l'altro di qualità). Tuttavia la comodità di ascoltare Dustin Hoffman o Sailor Moon esprimersi in italiano, si paga con lo stravolgimento dell'opera originale e con la cancellazione, nel caso di attori in carne e ossa, di gran parte della loro personale capacità di recitazione.

Nei cartoni animati questi adattamenti sono molto più accen-tuati che nei film. Un primo esempio riguarda la sostituzione delle sigle originali.
"Le sigle - sostiene Kristian - dal punto di vista ritmico non sono poi così male; ma in quanto ai testi, le parole usate nelle sigle di Dragon Ball sono adatte solamente per un pubblico di bambini al di sotto dei tre anni".

Altri episodi di censura riguardano:

  • la soppressione di gran parte delle musiche di sottofondo, specie se vocalizzate;
  • tagli di carattere nazionalistico, con la cancellazione di tutte le scritte in giapponese, da quelle in sovraimpressione a quelle che appaiono dentro l'anime;
  • tagli per motivi di programmazione: se lo spazio a disposizione al netto degli inserti pubblicitari è di 20' e la puntata dura 24', calano le forbici su quei 4' in più, incuranti della comprensione della puntata;
  • le traduzioni a liberissima interpretazione sia dei titoli delle serie (perchè Orange Road, ossia via degli Aranci, deve diventare "E' quasi magia Johnny"?) che dei nomi dei personaggi, anche quando sono a noi familiari (Kaori di City Hunter diventata Kreta in italiano).

La politica del maggiore adatta-mento possibile - che spesso è sfociata in una forma di stravolgi-mento dell'opera originale quando non in aperta censura - inaugurata dalle reti Mediaset, ha trovato nel-la Rai una grande seguace.
L'unico canale che resiste oggi nel proporre anime in versione integrale è MTV. "Rossana" (Kodomo no omocha), trasmesso su Bim bum bam da Italia1, è forse l'esempio di cartone più censurato della storia italiana.

Altri anime stravolti sono "E' quasi magia Johnny", "Piccoli problemi di cuore" (Marmelade Boy), Sailor Moon, Georgie. Nella versione originale di Sailor Moon veniva trattato il tema dell'omosessualità, del tutto scomparso nella versione italiana a causa del parere di una psicologa che ha sostenuto che il cartone originale faceva diventare gay i bambini...