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A cura di
Stefania Zani

 
 

La piramide ecologica

Il Progetto Ev-K2-Cnr è un progetto di ricerca scientifica e tecnologica internazionale. Obiettivo principale del progetto, iniziato nel 1999 in vista dell' Anno internazionale delle montagne (che è il 2002), è quello di mettere in evidenza l’importanza del recupero della specificità degli ambienti montani.

Il Comitato Ev-K2-CNR ha quindi predisposto un programma scientifico triennale che raggruppa il lavoro dei più importanti ricercatori d’alta quota e di aree remote secondo il loro specifico settore di ricerca (Fisiologia e Medicina – Scienze Ambientali – Scienze della Terra – Scienze Umane) che, con i risultati scientifici ottenuti, contribuirà al raggiungimento degli obiettivi stabiliti dalle Nazioni Unite per il 2002: promuovere lo sviluppo sostenibile delle regioni di montagna, migliorare la qualità della vita degli abitanti e proteggere il fragile ecosistema montano.

 

LA STORIA Il Progetto di studio originale è nato nel 1987, quando Ardito Desio decise di organizzare una spedizione scientifica per fornire un’accurata misurazione dell’altezza dell’Everest e del K2 determinando nuovi standard di misurazione delle montagne, accettati a livello internazionale, attuando un ampio programma di misure geodetiche e geofisiche sull'Himalaya. Nel 1989 due aziende italiane misero a disposizione di Desio una struttura prefabbricata in vetro e alluminio, a forma di piramide, da utilizzare come rifugio alpino e laboratorio di ricerca per la realizzazione di studi anche in altri campi, quali la meteorologia, l’idrologia, la medicina, l’etnografia, la zoologia e la botanica.
Nel 1990, grazie a un accordo di collaborazione con la Reale Accademia delle Scienze Nepalese, la Piramide venne trasportata a Lobuche, un alpeggio del Parco Nazionale Sagarmatha (il nome nepalese dell’Everest). Nella foto, Ardito Desio taglia il nastro.
Nasceva così il primo laboratorio scientifico semi-permanente d’alta quota, collocato a 5050 m s.l.m., del tutto autosufficiente dal punto di vista energetico e dotato di tutte le normali attrezzature di un laboratorio di ricerca.

 

LA PIRAMIDE La costruzione è una struttura in vetro e alluminio, la base, quadrata, misura 13,22 metri di lato ed è alta più di 8 metri suddivisa internamente in tre livelli. Tale forma geometrica consente di abbinare i vantaggi di una struttura a grande stabilità, a quelli derivanti dalla naturale resistenza all’azione degli agenti atmosferici. Il rivestimento esterno in vetro specchiante le permette di inserirsi neutralmente nel contesto naturale e di limitare la concentrazione di energia solare termica all’interno della struttura. Da un punto di vista elettrico, la Piramide è assimilabile a una gabbia di Faraday:offre un ambiente protetto dall’energia statica e con bassi livelli di campi elettromagnetici interni. Il Laboratorio è dotato di sistemi di approvvigionamento energetico, smaltimento rifiuti, riscaldamento-condizionamento e telecomunicazioni e può ospitare al suo interno 20 persone.

 

Per assicurare l'autosufficienza energetica del laboratorio è stato realizzato un sistema di approvvigionamento elettrico di facile manutenzione e rispettoso dell'ambiente composto da una centrale microidraulica e da un sistema di pannelli fotovoltaici. Per il riscaldamento si usa parte dell'energia elettrica non adoperata in Laboratorio, che viene automaticamente dissipata sotto forma di calore in appositi regolatori con controllo elettronico. Un impianto di riscaldamento ad aria calda, prodotta da una caldaia a gas è sempre disponibile per un minimo di condizionamento. In aggiunta, durante il giorno, l'azione della forte radiazione solare che filtra all'interno della struttura apporta un effetto riscaldante sufficiente a garantire una confortevole operatività anche nei periodi più freddi.

Per lo smaltimento dei rifiuti organici è stata costruita una fossa biologica. Quelli inorganici vengono distinti in carta, metallo e vetro e il successivo smaltimento dipende dal tipo di rifiuto: è previsto il loro incenerimento o, se si tratta di prodotti a rischio, la loro asportazione.

Per provocare il minor impatto ambientale, è stato costruito un mini-inceneritore ed è stata prevista una selezione dei materiali che affluiscono alla base in modo da eliminare in partenza la presenza di eventuali rifiuti di tipo inquinante. Per questo vengono usati prevalentemente materiali e prodotti di tipo naturale, il cui residuo opportunamente trattato possa essere smaltito nell'ambiente.

 

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