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Fratellanza tra i figli di Abramo

 

 

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Senad affila una roncola
Sono poche le persone che alla ricostruzione di una vera società ci credono: tra loro Senad, l’archivio storico del paese musulmano. L’uomo che ha documenti, filmati e 22.000 foto dal primo giorno del ritorno. Senad cura il sito internet di Kolibe, affollato di messaggi da ogni parte del mondo, e ha curato l’almanacco del paese, ultima tappa di un tentativo lentissimo di vera "ricostruzione della memoria".
Senad conosce Dante, Boccaccio e Moravia. Mi invita a visitare casa sua. Ci avviamo sul suo scassone di macchina ascoltando lo Stabat mater di Pergolesi. La casa è accogliente e quasi lussuosa. Computer, macchina digitale, tappeti e un comodo divano. L’unica casa in cui ho visto dei libri.

- Allora Senad. Si sta bene qui?

A Kolibe siamo sempre stati bene. Del resto croati e musulmani erano tradizionalmente in buoni rapporti, nella storia non c’è quasi traccia di conflitto tra loro. Anche se in questa guerra a volte si sono trovati gli uni contro gli altri, in questa zona non è stato così.
(Mi mostra delle foto del paese, poi si sente il richiamo del muezzin. Senad si interrompe, mi chiede di aspettare qualche minuto. “E’ per rispetto – dice - sono stato educato così. Ma non solo verso l’Islam. Quando ero ragazzino, mio padre mi obbligava a stare in silenzio quando suonavano le campane”). La guerra non ha distrutto la vita di Kolibe. Siamo riusciti in qualche modo a restare uniti, benché i politici sia bosniaci che croati portassero avanti una politica di separazione.
Le famiglie si adattano ad abitare in case ricostruite solo a metà - Fra la gente si può parlare di buoni rapporti?
Certo in questo contesto è difficile pensare di avere davvero “rapporti ottimi”. Ma una cosa voglio precisare: quando da noi si dice “buoni rapporti”, non c’è nessun dualismo del pensiero. Invece il mondo occidentale di oggi è un mondo che ha una doppia faccia. Pensi una cosa diversa da quello che dici. E’ il regno dell’ipocrisia.

- Allora da chi dipende come andrà?
I politici hanno una grave responsabilità. Se sbandierano i vessilli del nazionalismo, i gruppi etnici possono tornare a ricompattarsi e entrare in conflitto gli uni con gli altri.

- Ma fra la gente non ci sarebbero problemi?
No. Malgrado la povertà, i ragazzi qui sono aperti, moderni, con una mentalità che si adatta agli standard europei molto più che a quelli dei paesi arabi. Questo è il cuore d’Europa, dove sopravvive malgrado tutto una concezione ecumenica. Da noi sempre c’è stato lo sforzo di restare uniti malgrado le differenze. Questo ci differenzia da altre parti del mondo, dove c’è chi le differenze vuole esasperarle. Qui si possono trovare in una stessa casa una Bibbia e un Corano (li tira fuori e me li mostra). Ci sforziamo di trovare un denominatore comune, di trarre dai libri un legame capace di unirci. Perché in fondo tutticrediamo in un unico dio, veniamo da uno stesso padre che è Abramo.

- Ha torto chi parla di conflitto di religione?

Veniamo da cinquant’anni di comunismo durante i quali tutte le religioni erano state messe in secondo piano. La religione non giocava un ruolo così importante…. Tra l’altro tutte le religioni vietano la guerra. E’ l’imperfezione della gente che porta a farne un uso distorto per giustificare l’odio e il male. C’è un passo del Corano che dice: “Chi uccide una persona dovrà risponderne come se avesse ucciso tutta l’umanità”. Chi dice di uccidere in nome della religione ci si aggrappa per portare avanti altri interessi.

(Mi accompagna in un caldo mezzogiorno a visitare il nuovissimo minareto, e da là mi mostra la campagna circostante. “Il creatore aveva fatto tutto bene” mi dice, un po’ a gesti un po’ in inglese. “Per milioni di anni in questa pianura c’era solo acqua. I pesci non fanno la guerra. Poi sono venuti gli uomini e hanno portato l’odio”).


 

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