Visi seri, concentrati
sui passi, le mani strette l’un l’altro, movimenti cadenzati
sotto l’occhio vigile del maestro Gianni Maxia.
Si incontrano due volte alla settimana per provare la “Sciampitta”
e altri balli tradizionali in un salone vicino alla chiesa. Sono una ventina
tra ragazzi e ragazze e hanno tra i sette e i venticinque anni, ma non
manca anche qualche trentenne. Molti di loro sono studenti, altri impiegati,
docenti, o operai. A motivarli è la voglia di esibirsi e di far
rivivere una parte della loro storia.
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Alle
prove ziu Boriccu non va, ma lui può permettersi
di saltarle, commentano ridendo i ragazzi.
“Il gruppo è nato nel 1970, |
Il
gruppo prova prima dell'esibizione a Videolina
da allora abbiamo passato varie fasi, a periodi il gruppo è più
numeroso, in altri momenti ci sono dei cali”, dice il maestro mentre
i ragazzi si riscaldano. E aggiunge. “la passione per il ballo è
qualcosa di più di un semplice hobby: è la voglia di comunicare
la propria identità regionale all’esterno. Questi giovani,
come quelli dei gruppi folk di altri paesi, hanno la coscienza di portare
sulle loro spalle suoni e movimenti del passato”.
“Per loro il momento più bello è quando possono ballare
in televisione e nelle feste più importanti, come la sagra di Sant’Efisio
di Cagliari. La scorsa estate per loro è stata una grossa delusione
non potersi esibire alla festa del Redentore di Nuoro a causa del maltempo”,
racconta Maxia.
Il maestro spiega come deve essere eseguita la “Sciampitta”
(qui
le foto). Un passo meno ritmato, più cadenzato. “Deve
essere come un tremarella che va sentita sulle punte. Durante le prove
si sbaglia e si ricomincia ancora. Si deve essere molto precisi: l’errore
di uno rovina l’armonia del gruppo”. Ed è proprio il
senso di gruppo, l’elemento che unisce e spinge i giovani a ballare
le danze della tradizione.
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