ave a macchia di leopardo lungo tutta la valle, 50 anni di scavi, un settore che non ha mai subito crisi. Anzi negli anni ha continuato a crescere e oggi nella valle del Metauro chi ha una cava di ghiaia può contare su un futuro tranquillo.

Per avere un'idea del giro d'affari generato dall'attività estrattiva dei “sassi del Metauro” basta dare uno sguardo al bilancio di una delle più grandi società della regione Marche, sicuramente il maggior produttore di ghiaia della valle del Metauro, la Nuova Lim di Fano che estrae sabbia e ghiaia da generazioni. Nel 2004, la nuova Lim ha fatturato 7.500.000 euro con un utile di 804.000. Detiene il quasi monopolio del mercato ed è a capo di un gruppo molto più ampio che comprende imprese edilizie e immobiliari che primeggiano in tutti le più grandi opere edilizie dell'area di Fano.

La valle è ampia e ricca di materiale indispensabile alla costruzione di case, stabilimenti industriali, strade.

Non è un caso che i maggiori cavatori siano spesso anche i maggiori costruttori e i maggiori possidenti di terreni.

In pochi decenni l'attività estrattiva ha stretto un patto di sangue con l'edilizia locale diventando uno dei settori strategici più importanti ed economicamente influenti di tutta la provincia.


Cantieri di capannoni nella periferia di Fano

Un tempo la cava di ghiaia era tra le meno difficili da mettere in piedi perché non richiedeva mezzi di abbattimento molto pesanti. Anzi spesso il materiale si trovava proprio lì a cielo aperto e in quel caso non si trattava nemmeno di una cava vera e propria. Durante l'anarchia, dagli anni 60 fino alla stesura della legge regionale del 1997, la ghiaia veniva raccolta alla foce, lungo le rive del fiume o addirittura dal suo letto. Ora che esistono luoghi individuati dalla normativa entro i quali progettare i nuovi poli estrattivi, anche i costi sono aumentati e sono sopravvissuti sul mercato solo i cavatori di dimensioni più grandi.

Le cave sono oggi controllate da poche famiglie che con partecipazioni incrociate e accordi di cartello fissano i prezzi della ghiaia.

“E' per tenere il prezzo più basso” spiega Stefano Gattoni, responsabile dell'Ufficio Attività estrattive della Provincia di Pesaro e Urbino. Davvero? Ma non era la concorrenza a far abbassare i prezzi?

“È difficile capire bene di chi siano tutte le cave aperte, perché i cavatori si accordano tra loro – continua Gattoni – per non farsi troppa concorrenza, se no poi il prezzo finale della ghiaia diventa troppo alto”.

In altre parole in questo settore l'accordo di cartello è considerata una prassi sia nella gara per le concessioni dei terreni, quando sono di proprietà pubblica, sia nei prezzi di vendita finali del materiale lavorato. E pare che nemmeno gli amministratori se ne stupiscano più.

L'affare è questo: possiedo un terreno coltivabile (sì, chi scava ed estrae, in termini tecnici, coltiva una cava) libero da vincoli ambientali imposti dalla Regione o dalla Provincia. Devo comprare un caterpillar, scavare, ripulire, separare e vendere.


Sbancamenti in una cava aperta da poco nella zona di Metaurilia (Fano)

Non devo comprare nessuna materia prima. È tutto lì, pochi metri sotto i miei piedi. E quei sassolini, insignificanti per molti, valgono un patrimonio. La spiegazione è semplice: alti ricavi e costi contenuti.

RICAVI

Nel mercato della ghiaia i prezzi sono frutto di contrattazioni individuali tra i cavatori e i singoli imprenditori edili, ma in linea di massima funziona così:

Un quintale costa circa 1,30€. In un metro cubo di terreno nella zona del Metauro ci sono da 10 a 20 quintali di ghiaia.

Il Programma provinciale delle attività estrattive (PPAE) parla di 6 milioni di metri cubi di ghiaia necessaria all'edilizia e allo sviluppo della provincia nei prossimi dieci anni. Senza considerare poi le strade o altri lavori pubblici per cui possono essere aperte cave straordinarie. Tradotto in denaro, si tratta di ricavi compresi tra i 78 e i 156 milioni di euro spalmati su dieci anni.

 

I COSTI

I costi che gravano sui bilanci di un cavatore di ghiaia sono quelli del terreno, acquistato o preso in concessione decennale dal comune, i costi del personale e i costi fissi dei macchinari di lavorazione.

Quanto costa un terreno coltivabile a cava? Un cavatore può arrivare a pagare un ettaro anche 250mila euro.

Considerato che mediamente di possono estrarre anche 10 metri cubi di ghiaia per metro quadrato, un metro cubo di ghiaia ancora sotto terra costa circa 2,5 euro. Facendo qualche calcolo si scopre che da quel terreno si possono ricavare quasi 2 milioni di euro.


Cava di ghiaia di Metaurilia (Fano). Lo spessore può superare anche i 10 metri

Quando poi il terreno è pubblico, la spesa è di gran lunga inferiore perchéi costi delle concessioni sono irrisorie.

A questi costi vanno aggiunti quelli per l'escavazione, il lavaggio della ghiaia, la vagliatura, cioè la separazione delle ghiaie di diversa grandezza, il trasporto e così via.

Gli impianti sono sicuramente il costo fisso più consistente per un cavatore. Un costo che viene spalmato su un lungo periodo. Basta pensare che la concessione per la coltivazione di una cava dura dieci anni.

Il personale non è certo il costo più pesante per chi volesse aprire una cava, considerato che in tutta la provincia lavorano circa 300 addetti (dati Assindustria), cioè meno di dieci persone per ogni cava (circa 40).

 

 
 
 

 

 

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