la Promessa sul muro
   

 

Neanche l'orrore dei lager riuscì a piegare l'antica passione di Zivi Miller: la pittura. Una predisposizione naturale che lui era riuscito a trasformare in mestiere. Zivi in Romania faceva il pittore. Una professione con la quale era riuscito a tirar su una bella famigliola: lui, Olga, il piccolo Leon...Poi la guerra, Auscwitz, il lungo viaggio fino al Sud dell'Europa e adesso Santa Maria. Tutto era cambiato in pochi anni ma a Zivi sembravano essere passati secoli dall'ultima volta che era riuscito a prendere in mano un pennello e a lasciarsi andare.

A cento metri dalla spiaggia, poco dopo la schiera della case di villeggiatura dove gli ebrei erano opitati, cominciava già la campagna. Tra le spighe di grano e le erbacce c'era una casetta abbandonata. Zivi ci andava a ritrovare sè stesso, per stare un pò da solo.

Poi cominciò a portarsi dietro vernice e pennello: dopo tutto lui c'era ancora. Eaveva un mondo dentro di cose nuove da raccantare. Adesso con gli occhi vedeva ogni giorno il mare del Salento, i sorrisi ritornati sui volti dei suoi compagni, il suo nuovo amore, la piccola Giulia. Ma dalle sue mani c'era qualcos'altro che aveva bisogno di uscire. Non aveva una tela su cui disegnare e la impresse lì sulle pareti della casetta. (clicca sulle immagini a lato pe ingrandirle)

Zivi non raccontò gli orrori che aveva visto pochi anni prima, non disegnò il passato, ma scelse (amesso che fosse possibile scegliere) di andare avanti. In quella casetta ci lasciò in eredità la speranza e le paure di tutti quelli come lui che malgrado tutto erano sopravvisuti all'Olocausto. Speranze e paure che per tutti loro avevano un solo nome: la Terra Santa.

 

Era il sogno condiviso di tutti i profughi ebrei. Per molti, che come Zivi avevano perso tutto, poi era una delle poche ragioni di vita. La Terra Promessa. La Terra che avrebbe dovuto ospitare gli ebrei dopo la diaspora. La Terra di cui parlano le Sacre Scritture. Zivi la impresse lì. La Promessa. Sul muro. E dopo neanche un anno riuscì ad onorarla.

 

In pochi conoscevano quel piccolo tesoro, quando quasi sessant'anni dopo il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi conferì a Nardò la medaglia d'oro al valoro civile per premiare l'accoglienza di quei cittadini che ospitarono "in casa loro" migliaia di profughi ebrei. (Guarda il video)

 

Tutta l'Italia scoprì quel piccolo esempio di tolleranza e integrazione, ignorato fino a pochi anni prima dagli stessi residenti del posto. Figli e nipoti di quei cittadini che nel '45 divesero la loro terra con i sopravvisuti al più grande genocidio della storia. Le telecamere di tutta Italia arrivarono a Santa Maria per riprendere quella casetta dove sono custodite le più preziose testimonianze del campo di accoglienza: i murales di Zivi. Ma trovarono un rudere pericolante e abbandonato. Oggi la situazione non è cambiata

 

 

 

 

 

 

 

 

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