Nella città della Lousiana dove è nato il jazz
anche le marce funebri si trasformano in grandi feste itineranti
The Big Easy, la città dove la vita scorre tranquilla e tutto è più semplice. Così la giornalista Betty Guillaud ribattezzò New Orleans negli anni Settanta, per sottolineare la contrapposizione con la Big Apple, New York, snob e intellettuale. È nelle strade polverose di New Orleans che alla fine dell'Ottocento è nato il jazz. Un genere che rifletteva la variegata composizione razziale della città, che poteva contare su almeno tre religioni ufficiali: quella cattolica, dei francesi e degli spagnoli, quella protestante, degli inglesi, e l'animismo voodoo che praticavano i neri venuti dall'Africa e gli haitiani. New Orleans era dunque il luogo ideale per la nascita e lo svilupparsi di una nuova cultura musicale, fatta delle più tipiche espressioni africane mescolate con la tradizione europea.
Proprio la tradizione africana è alla base delle marce funebri che a New Orleans caratterizzano i funerali neri e talvolta quelli bianchi. Spesso conosciuti come jazz funerals, gli abitanti della città preferiscono chiamarli funerals with music, funerali con musica, perché il jazz non è l'unico genere musicale che li distingue. Si tratta piuttosto di un misto di jazz, soul e swing. Il rito è diviso in due parti: in un primo momento, mentre il feretro procede verso il cimitero, le brass band suonano seguendo un tempo molto lento; dopo essere arrivati al cimitero e aver sepolto il morto, le band si allontanano marciando a ritmo di tamburello; quindi comincia lo spettacolo: le band iniziano infatti a suonare ad un ritmo molto veloce gli stessi temi dell'andata, o altri pezzi di repertorio. Dietro si forma un corteo danzante, chiamato second line, che procede all'interno della città: spesso si formano delle folle enormi, che seguono il feretro per poter partecipare, al ritorno, alla marcia danzante.
In queste occasioni hanno suonato alcune delle bande di ottoni di maggior valore della città. Formazioni in cui hanno militato molti dei progenitori del jazz, mentre nella second line ballavano coloro che ne avrebbero costruito la storia: uno su tutti, Louis Armstrong. I funerali di molti di questi musicisti, tra cui Alphonse Picou, Danny Barker e Anthony Lacen,sono stati seguiti da lunghi cortei danzanti. Ultimo quello di Ernest "Doc" Paulin, storico trombettista, scomparso nel novembre 2007 all'età di cent'anni.