La Città dei Ragazzi


Pubblicato il 5/04/2012                          
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L'ingresso della Città dei Ragazzi

ROMA – A poca distanza dal centro di Roma un grande cancello e un viale alberato segnano l’ingresso in un’altra città, con il suo sindaco, i suoi assessori e una banca che rilascia monete uniche. La giunta ha competenze particolari, il primo cittadino cede il suo incarico ogni due mesi e gli euro si cambiano in scudi. Non è uno strano principato con pretese di indipendenza, ma un luogo che esiste da quasi sessanta anni. Via della Pisana, una strada della periferia romana, si interrompe tra il numero 1207 e 1301 per lasciare il posto alle strade, i prati e i palazzi che disegnano la Città dei Ragazzi: una delle strutture della capitale che ospitano i ragazzi fuori famiglia. I Cittadini sono 70 e vengono da tutte le parti del mondo. Capire quanti sono i ragazzi fuori famiglia in tutta Italia è invece più difficile: l’ultimo censimento è stato fatto nel 2008, i numeri qualche anno fa parlavano di almeno 30.000 minori, 15.000 in affidamento, l’altra metà in quelle che la vulgata ora chiama “case famiglia” e la legge “strutture residenziali di riferimento”.

Filippo è arrivato alla Città dei Ragazzi quando l’Italia ha vinto il mondiale, nel 2006. Fabio Grosso e Alessandro Del Piero ci portavano a Berlino e lui arrivava a Roma, da Palermo. Oggi ha 20 anni e come quasi tutti i ragazzi della sua età ha un impegno imprescindibile la domenica: guardare la sua squadra di calcio, il Palermo, battersi sul campo. A differenza degli altri ragazzi della sua età, sono sei anni che vive lontano dai genitori, difficilmente passa le feste in famiglia e tutte le mattine si prepara la colazione da solo. E’ stato lui a scegliere di arrivare nella capitale: “le cose a casa si sono fatte complicate, i soldi non erano abbastanza..” e così sono intervenuti gli assistenti sociali che lo hanno messo di fronte ad una scelta: una nuova famiglia o la città dei ragazzi, e lui ha scelto la comunità perché “una famiglia già ce l’ho, non ne voglio una nuova”. Presto dovrà andarsene anche da qui, si è diplomato l’anno scorso e ora cerca lavoro, ma non potrà rimanere più di un altro anno. Vorrebbe fare le revisioni alle macchine, quello per cui ha studiato, per cui ha un diploma, ma fuori dalla città dei piccoli adulti c’è la crisi e non è facile trovare qualcosa, per ora non sembra aver fretta di andarsene: “Mi trovo bene, capisco la scelta dei miei genitori, hanno fatto il possibile per darmi un futuro che loro non potevano assicurarmi.”

La città nei suoi 60 anni di attività ha cercato di dare un “futuro diverso” a più di 1.500 ragazzi. La struttura è divisa in due grandi complessi “città giardino” e “città industriale”, nella prima ci sono i ragazzi dai 10 ai 14 anni, nella seconda dai 15 ai 20, ma le regole non sono uguali per tutti. Il Presidente Porfirio Grazioli spiega che l’introduzione del reato di clandestinità ha cambiato anche la città: “Al compimento del diciottesimo anno di età, i ragazzi stranieri sono obbligati ad andare via. Io potrei essere denunciato come complice e la struttura potrebbe chiudere se si scopre che ospito dei maggiorenni”. Con gli italiani, tre su settanta attualmente, ci si può permettere un po’ più di tolleranza, ma non si può andare oltre ai 21 anni, secondo Grazioli queste sono norme che danneggiano immensamente il lavoro che si prova a fare all’interno della struttura: “Non può essere un dato anagrafico a dirci se un ragazzo è pronto, noi proviamo a trovare un lavoro a tutti per garantire una sicurezza anche fuori, ma la crisi è arrivata anche qui e ultimamente fatichiamo di più”

Filippo è assessore alle finanze, per un po’ ha avuto le chiavi del bazar, ma sindaco mai, non gli piace “essere al centro dell’attenzione”. Nel bazar i ragazzi della città possono fare qualche acquisto extra: dalla Coca cola ai cellulari, ma si paga tutto rigorosamente in scudi. Cento scudi valgono dieci euro, una volta al mese si possono cambiare alla banca, ma non più di venti euro al mese. I cittadini conquistano i soldi con la partecipazione alle attività, tra cui le pulizie. Il massimo esperto in merito di igiene è l’assessore, a completare la giunta poi c’è chi si occupa delle attività ricreative. Le cariche però non finiscono qui, ci sono anche: giudice, questore, banchiere, capo ristorante e cameriere

L’autogoverno è alla base del nostro sistema pedagogico, è stata un’intuizione del fondatore, Monsignor Caroll-Abbing e noi la portiamo avanti” spiega Carmine Pisacane, responsabile educativo, raccontando come funziona l’organizzazione quotidiana della città: tre volte a settimana, martedì, giovedì e sabato si riunisce l’assemblea, presieduta dal sindaco e giunta, dove vengono dibattute le questioni organizzative e si discutono gli eventuali problemi che sorgono tra i cittadini. Chiedo a Filippo se sono utili: “molto, ma quando è festa farle di mattina è una cattiveria!” Ci saranno molte cose diverse alla città dei ragazzi, ma il calendario è uguale a quello di tutti gli adolescenti: quando non si va a scuola, ci si sveglia tardi.

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