Nati intorno a un nome: il ‘Giardino di Faonte’


Pubblicato il 27/04/2012                          
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ROMA – Un nome storico ed evocativo per un comprensorio di nuovissima costruzione. Si tratta del complesso “Giardino di Faonte”, una serie di palazzine costruite a partire dal 2008 dalla Società 2A in “ottima posizione sopraelevata tra le due aree verdi: l’area archeologica della storica villa di Faonte destinata ad area museale e l’area destinata a verde pubblico del nuovo parco cittadino”, come si legge nella scheda del progetto.

E’ di nuovo il nome a ingannare: il ‘Giardino di Faonte’ altro non è che un parchetto abbandonato, guardato a vista dai casermoni popolari dello IACP e sito in via Passo del Turchino. Dall’erba spunta solo una parte di quella che è stata individuata come la Villa di Faonte, liberto di Nerone, dove probabilmente l’imperatore morì suicida nel 68 d.C.: un criptoportico in opera reticolata – ma in seguito individuato come cisterna – che gli abitanti storici del quartiere ricordano lì da sempre.

Nel 1891, nei terreni accanto alla villa, venne ritrovata l’epigrafe funeraria di Claudia Egloge, nome della nutrice di Nerone. Negli anni ’60 vennero scoperti i sotterranei della villa, cunicoli e pozzi esplorati, tra gli altri, dall’assocciazione “Roma Sotterranea”. Prima di loro è stata studiata e ispezionata, a partire dalla metà dell’800, dagli archeologi Antonio Nibby, Giuseppe Tomassetti, Rodolfo Lanciani, Lorenzo Quilici e infine dal Soprintendente Francesco di Gennaro.

Il complesso residenziale è inserito nel piano di riqualificazione Urbana Fidene-Val Melaina. Nello stesso piano è inclusa anche la riqualificazione del casale Chiari, confinante con la Villa di Faonte: doveva essere adibito a museo, dal momento che nel suo perimetro sono state ritrovate, come spiega l’associazione Roma Sotterranea “ lastre di marmo, frammenti di colonne, paraste, epistili e di un torchio la cui presenza lascia presupporre la coesistenza di una parte rustica. Una ricognizione del Quilici ha individuato piastrelle romboidali in marmo, frammenti di sigillata e di ceramica comune di età imperiale”.

A partire dal 2010 Di Gennaro si occupa dei rilievi degli ambienti della Villa di Faonte. Aspettando la riqualificazione, intanto, un parco in degrado mantiene il nome suggestivo per rendere più appetibile e prestigiosa la zona e per vendere meglio gli appartamenti.

Video pubblicato sul sito del Comitato di quartiere Serpentara

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