Droga e prostituzione nel Cara di Roma, il racconto di Alì / Video


Pubblicato il 20/04/2014                          
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Alì (nome di fantasia) viene dal Camerun e da quasi un anno vive nel Cara di Castelnuovo di Porto, vicino Roma. Nei grandi stanzoni del centro dove dormono quasi 700 richiedenti asilo, donne e uomini si prostituiscono per 20 euro davanti a bambini e minori. “Vengono anche clienti italiani che aspettano le donne qui fuori”, racconta Alì. “I ragazzi lasciano il centro la mattina per andare a spacciare droga nelle strade delle Capitale”.

Fino a ottobre 2013, nella struttura vivevano 750 persone: il centro ha una capienza di 650 posti. A marzo 2014 il numero è sceso ufficialmente a 630. In teoria, il Cara dovrebbe ospitare solo migranti che abbiano chiesto il diritto di asilo. “In realtà qui dentro dormono anche più di cento stranieri che non sono richiedenti asilo”. Dalle immagini che ha girato Alì con il suo cellulare si vedono alcuni uomini che scavalcano la rete di recinzione ed entrano liberamente senza che nessuno li controlli. 

La gestione del centro. Per tre anni a gestire il centro è stata la Gepsa, una società francese che  riceveva dallo Stato 28 euro al giorno per ogni migrante, 529.200 euro solo nel mese di marzo 2014. All’inizio del 2013, la prefettura ha emanato una nuova gara d’appalto. A vincere con una offerta inferiore ai 21 euro, è stata la cooperativa Eriches 29. Auxilium, la cooperativa dei fratelli dei Chiorazzo, che già gestisce il Cara e il Cie di Caltanissetta, il Cara di Bari e il Cie di Ponte Galeria, è arrivata seconda, Gepsa terza. Entrambe hanno fatto ricorso al Tar che dopo più di un anno ha giudicato illegittima la cifra proposta da Eriches 29  perché troppo bassa. L’appalto spetta così di diritto ad Auxilium che ha presentato un’offerta di 21 euro.

La vita nel centro. Alì racconta:  “Ci sono un centinaio di bambini qui dentro, il più piccolo ha pochi mesi. Nessuno bada a loro. Restano alzati fino alle due notte”, come si vede dalle immagini. “I bagni sono pochi e sempre sporchi e il cibo non è buono”, continua. Nel video, i migranti mangiano seduti per terra.  L’Arci di Roma ha denunciato più volte casi di scabbia e tubercolosi.

“Ci danno 70 euro al mese, ma come si può vivere solo con questi soldi? E’ per questo che qui dentro si spaccia droga e ci si prostituisce. La maggior parte dei migranti deve trovare un modo per restituire i soldi spesi durante il viaggio”.  Alì ha vissuto due anni in Francia, dove faceva  il cuoco. Non aveva il permesso di soggiorno, così è stato espulso e rispedito in Italia, il primo Paese in cui era arrivato: “Mi piace cucinare ma vorrei anche fare l’interprete, conosco 4 lingue”.

Per ora, distribuisce volantini pubblicitari per tutta Roma: “Mi danno pochi euro all’ora in nero perché non ho ancora i documenti. E’ faticoso, mi devo spostare a piedi”, ma è felice di guadagnare qualcosa dopo tanto tempo. Nel frattempo, aspetta di poter uscire finalmente dal Cara: “La mia domanda d’asilo, dopo 11 mesi, non è ancora stata esaminata. Spero che non mi rispediscano in Camerun”, dice con un sorriso.

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