Amoda, ambulante e hi tech: “La crisi è anche in strada. Troppi soldi alla camorra”/VIDEO

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Amoda, si fa chiamare così, ci tiene a distribuire il suo numero di telefono. “Hai Whatsapp e Facebook?” è la sua domanda. Perché in questo modo può inviare la foto di ogni nuovo paio di Nike o di Hogan contraffatte che arriva sulla sua bancarella di Napoli e può convincere a comprarle con pochi sms.

Si fa pagare su una carta prepagata e spedisce dall’ufficio postale a due passi dalla sua postazione. Così chi compra non “si sporca le mani” e lui può guadagnare il doppio. Ha trent’anni e da dieci è in Italia. E’ arrivato a Napoli dalla Tunisia, dove aveva lasciato la madre e due sorelle. Il padre è morto quando aveva 13 anni. “Mi assomigliava” spiega Amoda, “aveva le mie stesse mani, costruiva case”.

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Oggi Amoda usa le sue mani per sistemare la sua bancarella ambulante. Ogni mattina, dalle 8 alle 13, non abbandona il suo tavolino stipato in mezzo ad altre centinaia di postazioni. Impila le scarpe una sull’altra, il logo in bella vista. “Paghiamo tanti soldi per stare qui – spiega – Dai 50 ai 120 euro a settimana a seconda delle dimensioni della bancarella. E’ tanto. Per questo sto pensando di andare in Francia, da mia sorella. Lei dice che lì si guadagna di più e che c’è più lavoro. Anche questa piazza sta perdendo venditori. Non conviene, soprattutto ora che c’è internet e che possiamo usare i social network per vendere”.

A Napoli, i soldi delle vendite sono consegnati alla camorra. Amoda lo dice a voce bassa e racconta che ogni settimana passano ragazzini sullo scooter o a piedi a prendere quello che gli spetta.

“Spesso non riusciamo neanche a montare perché la polizia ci fa sgomberare e porta in prigione i nostri amici – continua – ma il giorno dopo siamo di nuovo qui. Le forze dell’ordine passano in auto, ci guardano male. Lo sanno che stiamo sempre qua. Solo ogni tanto ci fanno sgomberare. Tanto questa piazza non si vede dalla strada, per tutti è come se non esistesse”.

La Maddalena è una zona blindata. Ci sono tantissimi venditori di colore ma altrettanti napoletani che “controllano” quello che succede appoggiati ai muri dei palazzi. Un turista tira fuori la sua fotocamera: in un attimo è inseguito da quattro persone che cercano di prenderla, insieme alle foto: “Appena entri in quest’area – spiega Amoda – sei subito sotto controllo. Si possono fare foto solo ai singoli prodotti per venderli su internet. Se ti scoprono a inquadrare il resto, devi solo scappare”.

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Tra le bancarelle passa una donna con una carrozzina. Trasporta una pentola con un liquido scuro che sembra caffè. Una pila di bicchieri di plastica, tovaglioli e un panettone tagliato in piccoli pezzi. Si ferma a ogni bancarella per distribuire la magra colazione.

“Ci aiutiamo tutti, ci conosciamo, abitiamo dove capita tutti insieme”. Amoda non dice dove si rifornisce per la sua merce, accenna a qualche fabbrica nella provincia di Caserta. Se gli serve qualcosa fa una telefonata e gli stessi ragazzini in scooter gli portano il materiale dai laboratori nascosti nei sotterranei di Napoli dove, per entrare, c’è bisogno di chi resta fuori a “fare il palo” e dove spesso c’è la merce di qualità superiore. “Lì dentro – spiega Amoda – ci sono i ‘parallelissimi’, pezzi che davvero non riesci a distinguere dagli originali. Spesso sono rubati, per questo costano di più”.

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