Volare con la cartapesta
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I grovigli e due anteprime
Ecco il suo autoritratto

Sale, poi scende e gira su stessa. Si annoda e si scioglie, fino a disegnare una matassa, un groviglio. È questa linea, scolpita sulla superficie del quadro, il tema che più ricorre nell'opera di Sara. "I grovigli - spiega la ragazza - sono il mio autoritratto. Descrivono come mi sento". E spiega perché, a volte, la matassa è più intricata.


"Dormiente", uno dei grovigli di Sara

Alla parete bianca del salotto, è appeso Dormiente1, il primo groviglio della serie. "La linea - spiega Sara, guardando il quadro - quando sto peggio è più intricata". Mentre parla, prende una spatola di legno e la muove sul tavolo come se stesse facendo uno scarabocchio. "La linea sarà retta quando avrò trovato la pace, che non immagino però come morte o appiattimento". Quadri successivi, con forme e colori diversi, hanno il groviglio al loro interno. "Così sono riuscita a rappresentare la mia interiorità", conclude Sara. E racconta i temi di due quadri, ancora in lavorazione.

part. di "Cimiteri dell'anima"
La prima si intitola "Cimiteri dell'anima" e nasce da un sogno. Racconta Sara, indicando le tre grandi croci che compongono l'opera: "Vedevo un cimitero simile a quelli americani dall'alto con uno sfondo azzurro". Nel sogno, Sara incontra la nonna: "Le ho chiesto cosa c'era dopo la morte. Cosa ha risposto? Che o l'anima vola leggera verso un'altra vita o c'è il nulla totale. Ed è questo niente che ho voluto rappresentare".


Sul tavolo dello studio si stanno asciugando i quindici quadrati di cartapesta che, accostati su tre file, formano il quadro. "Le prigioni - riprende Sara - sono quelle vere e quelle che crea il nostro modo di vivere. Chi vi è rinchiuso? Noi, schiavi del consumismo, e i poveri del mondo, condannati a morire di fame e a non poter fare quello che sentono. E di questo mi sento responsabile". I due quadri sono stati pensati in un periodo particolare.

Dopo gli attentati all'America dell'11 settembre, per ter mesi Sara non ha lavorato la cartapesta. "Quello che facevo mi sembrava inutile", ricorda. "Sentivo che tutti, occidentali e orientali, ricchi e poveri del mondo, eravamo stati feriti" (nella sezione "La storia" il racconto di quei giorni).

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