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Luisa, pronta
per lo stadio
   
   
 
 
 
 
 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 

Conosciuta in tutto il mondo per un ombrellino giallorosso
Luisa Petrucci a 70 anni si racconta
"Un po' Mary Poppins, un po' capo ultrà"

 

Il servizio da caffè che tiene in casa ha le tazze gialle e i piatti rossi. I fiori in un angolo del soggiorno sono ocra e vermiglio. E sui muri, Totti e Batistuta incorniciati come figli e Antonello Venditti, un po' artista, un po' fratello.
La "tana" della signora Luisa Petrucci sembra la sede di un fan club, d'altronde non c'è più tifosa di lei. A celebrarla, un mobile affollato di targhe, tra cui una a dir poco esclusiva: "Per essere ultrà, non conta l'età", c'è scritto. Non ne esistono altre, perché mai i ragazzi della curva sud avevano pensato di consegnare riconoscimenti. A nessuno, tranne che a lei. Settanta anni, labbra rosso fuoco e al collo un ciondolo d'oro: Usr, con la consonante centrale a formare un fulmine. È il simbolo del Commando della Roma e Luisa è il loro simbolo.

Luisa Petrucci con l'ombrello regalatole da
Rosella Sensi

Mamma, amica e complice. Loro, i ragazzi del Commando, l'hanno raccolta a Napoli il 10 giugno scorso, dopo che un poliziotto le aveva rotto due costole a manganellate.
Altro accessorio fondamentale, la sua borsa. Capiente, funzionale, serve a trasportare riviste, gadget, foto e autografi destinati ai tifosi romanisti non romani, che Luisa - Mary Poppins della capitale - incontra in trasferta, in Italia e all'estero. E per finire, il suo distintivo: una piccola spilla a forma di ombrello che indossa sempre sulle sue giacche, dalle scelte cromatiche rigorosamente obbligate.

Le telecamere lo avranno inquadrato centinaia di volte, ma nessuno ci fa mai caso. Tra i fumi, le bandiere, i vessilli agitati in curva, un ombrello giallo e rosso passa inosservato. Anche a Istanbul. Che poi racconti una storia grande quanto una donna e un amore, in pochi lo sanno. Ora è stampato anche sui biglietti da visita che le hanno regalato, e che lei distribuisce a pacchi. Tutto, però, nasce da questioni meramente logistiche."Ero abbonata in tribuna Tevere - racconta Luisa, donna piccola e fiera - ma spesso non guardavo la partita perché catturata dai colori e dall'atmosfera della curva. Quando hanno rifatto lo stadio, ho voluto esserci anch'io. Da lì, il problema delle amiche: come trovarsi all'Olimpico? Così mi è venuto in mente di aprire l'ombrello. In questo modo sapevano tutti dov'ero, persino il presidente Dino Viola. Lo porto sempre con me, in casa e in trasferta. Oltre a ripararci dalla pioggia, è servito anche a evitare qualche sassata. Io non so sventolare una bandiera, allora, quando la squadra scende in campo o segna, lo apro. A dire la verità, mi ha dato anche molti dispiaceri, perché la gente ci ha ricamato su. Da giovane me ne infischiavo, ma ora mi offende sentire frasi del tipo "ma ci ha 70 anni, ndo' cavolo va?".

Figlia di "Ramponcino", socio vitalizio della Roma, proprietario di una trattoria a San Lorenzo dove andava a mangiare la Roma di Bernardini prima della guerra, Luisa è diventata un personaggio: è socio e presidente onorario di molti club e tutti la conoscono. La sua casa sembra un'agenzia e lei un brooker che maneggia sogni. Ha insegnato per 35 anni in una scuola materna, è in pensione, ma tra Roma, parrocchia, sorella e nipotino è più indaffarata di prima. Per restare sull'ombrello, gliene ha regalato uno anche Rosella Sensi, amministratrice della A.s.Roma. Il padre Franco non ha gradito, perché invece del classico rosso e giallo, ha i colori fashion delle nuove divise: il blu scuro e l'arancione, con Luisa scritto due volte. "Mejo l'altro", le ha sussurrato il presidente incrociandola allo stadio.

"Sono orgogliosa di essere un ultrà - è tosta, Luisa. "La sud - sostiene - è la curva più bella del mondo. Mi sono avvicinata ai ragazzi, piano piano. Avevo già 50 anni e non potevo immaginare la loro reazione. Sono splendidi, sono i figli che non ho avuto". Guai, dunque, a toccarli. "Come si fa - domanda sorpresa - a dire che sono violenti? Magari capita che ci scappi una scazzottata, ma tutto finisce lì. Forse sono io che non mi accorgo degli episodi più gravi che accadono negli anelli più bassi della curva. Io, so solo che hanno sfidato le cariche della polizia a Napoli quando hanno saputo che Luisa era rimasta a terra ferita; so solo che non ci hanno pensato un attimo e sono tornati a prendermi dentro lo stadio. Mi hanno sempre trattata come una del gruppo, io gli voglio un mondo di bene e loro ne vogliono a me. Se dimentico l'età che ho, è per colpa loro".

Ma lei, nonna del socio tessera numero 1 del fan club di Francesco Totti, cosa pensa delle giovani d'oggi? "Il nostro capitano - dice guardandolo nel calendario alla parete - è bello come il sole. Certo che le ragazze se li mangiano con gli occhi, questi giocatori: piacciono perché vestono la maglia della Roma. D'altronde, in giro di ragazzi belli ce ne sono tanti. Non belli come Totti, però. Belli come Totti, proprio non esistono. Chi giudica i comportamenti dei ragazzi, e delle ragazze - conclude - spesso dimentica di essere stato giovane anche lui. Poi, c'è chi non matura mai. E chi lo sa, magari tra questi ci sto pure io".

 

(02 gennaio 2002)

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