Mamma, amica e complice. Loro, i ragazzi del Commando,
l'hanno raccolta a Napoli il 10 giugno scorso, dopo
che un poliziotto le aveva rotto due costole a manganellate.
Altro accessorio fondamentale, la sua borsa. Capiente,
funzionale, serve a trasportare riviste, gadget, foto
e autografi destinati ai tifosi romanisti non romani,
che Luisa - Mary Poppins della capitale - incontra in
trasferta, in Italia e all'estero. E per finire, il
suo distintivo: una piccola spilla a forma di ombrello
che indossa sempre sulle sue giacche, dalle scelte cromatiche
rigorosamente obbligate.
Le telecamere lo avranno inquadrato centinaia di volte,
ma nessuno ci fa mai caso. Tra i fumi, le bandiere,
i vessilli agitati in curva, un ombrello giallo e rosso
passa inosservato. Anche a Istanbul. Che poi
racconti una storia grande quanto una donna e un amore,
in pochi lo sanno. Ora è stampato anche sui biglietti
da visita che le hanno regalato, e che lei distribuisce
a pacchi. Tutto, però, nasce da questioni meramente
logistiche."Ero abbonata in tribuna Tevere - racconta
Luisa, donna piccola e fiera - ma spesso non guardavo
la partita perché catturata dai colori e dall'atmosfera
della curva. Quando hanno rifatto lo stadio, ho voluto
esserci anch'io. Da lì, il problema delle amiche: come
trovarsi all'Olimpico? Così mi è venuto in mente
di aprire l'ombrello. In questo modo sapevano tutti
dov'ero, persino il presidente Dino Viola. Lo porto
sempre con me, in casa e in trasferta. Oltre a ripararci
dalla pioggia, è servito anche a evitare qualche sassata.
Io non so sventolare una bandiera, allora, quando la
squadra scende in campo o segna, lo apro. A dire la
verità, mi ha dato anche molti dispiaceri, perché la
gente ci ha ricamato su. Da giovane me ne infischiavo,
ma ora mi offende sentire frasi del tipo "ma
ci ha 70 anni, ndo' cavolo va?".
Figlia di "Ramponcino", socio vitalizio della
Roma, proprietario di una trattoria a San Lorenzo dove
andava a mangiare la Roma di Bernardini prima della
guerra, Luisa è diventata un personaggio: è socio e
presidente onorario di molti club e tutti la conoscono.
La sua casa sembra un'agenzia e lei un brooker
che maneggia sogni. Ha insegnato per 35 anni in una
scuola materna, è in pensione, ma tra Roma, parrocchia,
sorella e nipotino è più indaffarata di prima. Per restare
sull'ombrello, gliene ha regalato uno anche Rosella
Sensi, amministratrice della A.s.Roma. Il padre
Franco non ha gradito, perché invece del classico rosso
e giallo, ha i colori fashion delle nuove divise: il
blu scuro e l'arancione, con Luisa scritto due volte.
"Mejo l'altro", le ha sussurrato il
presidente incrociandola allo stadio.
"Sono orgogliosa di essere un ultrà - è tosta,
Luisa. "La sud - sostiene - è la curva più bella del
mondo. Mi sono avvicinata ai ragazzi, piano piano. Avevo
già 50 anni e non potevo immaginare la loro reazione.
Sono splendidi, sono i figli che non ho avuto". Guai,
dunque, a toccarli. "Come si fa - domanda sorpresa -
a dire che sono violenti? Magari capita che ci
scappi una scazzottata, ma tutto finisce lì. Forse sono
io che non mi accorgo degli episodi più gravi che accadono
negli anelli più bassi della curva. Io, so solo che
hanno sfidato le cariche della polizia a Napoli quando
hanno saputo che Luisa era rimasta a terra ferita; so
solo che non ci hanno pensato un attimo e sono tornati
a prendermi dentro lo stadio. Mi hanno sempre trattata
come una del gruppo, io gli voglio un mondo di bene
e loro ne vogliono a me. Se dimentico l'età che ho,
è per colpa loro".
Ma lei, nonna del socio tessera numero 1 del fan club
di Francesco Totti, cosa pensa delle giovani
d'oggi? "Il nostro capitano - dice guardandolo nel calendario
alla parete - è bello come il sole. Certo che le ragazze
se li mangiano con gli occhi, questi giocatori: piacciono
perché vestono la maglia della Roma. D'altronde, in
giro di ragazzi belli ce ne sono tanti. Non belli come
Totti, però. Belli come Totti, proprio non esistono.
Chi giudica i comportamenti dei ragazzi, e delle
ragazze - conclude - spesso dimentica di essere stato
giovane anche lui. Poi, c'è chi non matura mai. E chi
lo sa, magari tra questi ci sto pure io".
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