La dea Kalì della Vucciria

Una santa per due religioni

La salita al monte
Dentro la chiesa
Il primo miracolo
   
In adorazione di fronte alla teca con la statua d'oro della santa
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Chi sono i tamil
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DENTRO LA CHIESA

Entrano in chiesa e abbassano lo sguardo. È l’alba ma la luce fuori è già accecante. Nella penombra della grotta, impossibile capirci qualcosa. Fra un’ora, nella chiesa, piccola, strappata alla roccia della montagna in cima alla quale è costruita, inizierà la prima messa della domenica. Nel santuario non c’è un solo italiano ma i suoi visitatori non sono neanche turisti. Il cameriere della zia Francesca, il venditore di spezie orientali del borgo vecchio, la badante della signora Anna: sono indiani. I tamil che abitano a Palermo, di religione indù, da anni ormai pregano la santa patrona della città.

“Venire da Santa Rosalia – spiega Jenny, 25 anni, è arrivata a Palermo che ne aveva 4 - è come ritornare a casa col cuore”. Tanto più che gli indù che abitano in città non hanno un tempio e che “anche noi costruiamo i templi sulle montagne”, spiega il signor Komuaraspillai, che viene perché il figlio “metta la testa a posto”. Salire in cima, magari a piedi, e purificarsi in un rapporto personale con la divinità. Sono molto composte, queste persone.

“Quello che conta è venire qui col cuore pulito”. Il signor Kavì è venuto assieme alla moglie e alla figlia, che hanno chiamato Rosalia, proprio per ringraziare la Santa di averla salvata da una malattia. Lui lavora in un ristorante indiano dove finisce alle 2 di notte. “Venire qui significa non andare proprio a dormire perché partiamo alle 4 e mezza. Ma se non venissi non dormirei comunque: non sarei tranquillo”. E dopo aver fatto chilometri per accendere un cero, supera il cancello di ferro e si ferma in adorazione della teca dorata della santa, “Solo così sto bene tutto il giorno e sono felice”, assicura.

Per i nuovi devoti è normale adattarsi agli usi locali e pregare le divinità di qui. “Salire al monte non è come la messa della domenica per i cattolici, non siamo costretti, ma – racconta Jenny - quando chiediamo una grazia è giusto metterci in gioco, mettere in gioco il nostro corpo, anche soffrire”.
Il giovane Ravindran arriva con un gruppo di amici. Sono allegri: dopo la salita, si lasciano andare a qualche risata. Ma sale fino a qui perché in passato è stato molto preoccupato per la moglie, temevano di non poter avere figli. La santa li ha aiutati, “assieme ai dottori, certo”, e ora hanno un bimbo di un anno, Avion Paul.

Madi, 26 anni, fa la baby sitter. In estate, la famiglia per cui lavora parte per la villeggiatura, a Terrasini, 20 chilometri da Palermo, e lei è sempre con loro. Torna a casa dai suoi solo il sabato sera e si ferma per un giorno, ma la domenica alle 5 è pronta a mettersi in marcia assieme alla sua amica Koby. La fatica e il caldo non le scoraggiano. Due ore di marcia, ma “tutto quello che chiediamo, la santa ce lo concede”, ne sono certe.