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L’attacco vi ha colto di sorpresa?

 

 

la frontiera
l'imam e il parroco
il nemico
un'altra verità

una memoria lacerata

 

AldinAldin Hodzic, 18 anni, musulmano
L'attacco vi ha colto di sorpresa?
Sì, l’esercito ci ha trovato in casa. Vivevamo un po’ fuori dal paese, sulla strada per un paesino serbo che si chiama Unka. I serbi sono arrivati di là. Sono entrati in paese sparando e ci hanno trovato nascosti in cantina. Ci hanno presi e imprigionati a Podnovlje, una postazione serba qui vicino. Eravamo prigionieri di un uomo che era obbligato dai soldati a tenerci lì. Ma lui stesso, dopo tre giorni, ci aiutò a fuggire. Prima a Bosanski Brod, poi in un campo profughi in Polonia. (So da altri quello che Aldin non ha detto: che i serbi all’arrivo in paese hanno ucciso suo padre. L’hanno preso in casa con altri due musulmani, li hanno condotti in un campo, gli hanno fatto scavare tre fosse e li hanno sgozzati).
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KenanKenan Mujcin, 23 anni, musulmano
L'attacco vi ha colto di sorpresa?
Lasciammo Kolibe il sedici aprile 1992. La sera prima ci eravamo rifugiati dai vicini, perché da lontano si sentiva rumore di granate. Al mattino siamo tornati a casa a dormire un po’. Mio padre era tornato dal turno di guardia. Alle dieci e mezzo è caduta la prima granata, e siamo tornati a nasconderci in cantina. Sono arrivati i serbi con un carro armato. Intorno bruciava tutto, aspettavamo. Il carro armato ha iniziato a sparare sulla casa. C'era anche un cecchino, pioveva. Verso le tre un gruppo di militari si è fermato in cortile. Urlavano “Haso, esci fuori”. Haso è un nome musulmano proverbiale. Alcune persone si sono affacciate sulla strada. Dal rifugio abbiamo sentito le urla di Mirko e sua madre Cvijeta che erano stati presi. Cvijeta, che aveva novant’anni, urlava come una ragazzina. Gli spari continuavano, avevamo fame. Mia zia è andata a casa a prendere del cibo. La situazione si era un po’ calmata. Allora abbiamo preso la macchina e ce ne siamo andati. I serbi ci hanno visti, hanno cercato di spararci, ma siamo riusciti in qualche modo a girare l’angolo e così siamo arrivati a Slavonski Brod. Mio padre è rimasto a combattere. E’ morto in agosto sotto i colpi dei serbi.
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Anto e MaraAnto e Mara Simic, 59 e 57 anni, croati
L'attacco vi ha colto di sorpresa?
Mi ricordo che quando ce ne siamo andati pioveva. Non ci aspettavamo di dover lasciare la nostra casa, non ci eravamo preparati a scappare, così siamo corsi via a piedi fino in Croazia senza portarci dietro quasi niente.
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Nedo e RuzaNedo e Ruza Glavic, 66 e 63 anni, croati
L'attacco vi ha colto di sorpresa?
Ruža: Fino a qualche anno prima l’avrei ritenuto impossibile. Siamo nati qui cinquant’anni prima della guerra. Non avrei mai creduto che qualcuno potesse dirmi: vattene da casa, dalla terra in cui sei cresciuta. Certo, nell’ultimo periodo ce l’aspettavamo, perché la prima linea era molto vicina. Ma se l’esercito non fosse arrivato fin qui, non ce ne saremmo andati. Mi ricordo la voce di un uomo che disse alla radio: “Non abbiate paura, la Bosnia non sarà occupata”. Poco dopo sono arrivate le truppe. Così abbiamo raccolto le nostre cose e siamo scappati in macchina in Croazia. Eravamo tanti, alla frontiera c’era la fila.
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Pavo e SlavicaPavo e Slavica Dujak, 48 e 41 anni, croati, residenti in Croazia
L'attacco vi ha colto di sorpresa?
No, si può dire che ce l’aspettavamo dopo quello che era successo in Slovenia e in Croazia. E dopo che Milosevic in tv aveva dichiarato che l’obiettivo successivo era la Bosnia. Però non volevamo allontanarci, non volevamo lasciare la nostra casa. Così abbiamo aspettato l’ultimo momento. Era il 6 ottobre del 92, quando l’armata occupò la Posavina. Due mesi prima, undici granate erano esplose su Kolibe, ma nessuno era rimasto ucciso. Siamo rimasti a guardare aspettando il peggio, e a ottobre è arrivato.
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NenadNenad Pejcic, 29 anni, serbo
L'attacco vi ha colto di sorpresa?
Se avessimo saputo, saremmo scappati. Invece siamo rimasti tutti qui. Tra marzo e aprile 1992, sono arrivati dei militari dalla Croazia e ci hanno detto di non allontanarci. Hanno ispezionato la casa e hanno preso i nostri nomi. Due soldati più giovani hanno preso da parte mia madre e le hanno detto: scappate, è meglio per voi. Poco dopo, è venuto il nostro vicino ad informarci che c’era un gruppo di croati che voleva uccidere tutti i serbi della zona.
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