L'altro
Kohl Ha dominato la
Germania e l'Europa, ha riunificato i territori tedeschi
senza spargere una goccia di sangue e ha trainato al
traguardo l'Unione monetaria. Helmut Kohl ha fatto tutto questo, ma ora mostra un lato
oscuro pieno di dubbi e ombre che si allungano sulle
istituzioni tedesche
e non solo.
La Cdu ha tenuto a battesimo la Repubblica federale,
guidando lo sviluppo
della democrazia tedesca.
Ma ora affronta una crisi gravissima, a causa della disinvolta gestione delle proprie finanze e il coinvolgimento con faccendieri dai pochi scrupoli.
Il Bundestag l'ha già condannata a pagare una multa da 41 miliardi di lire.
La dirigenza del partito è stata in pratica decapitata. Wolfgang Schaeuble, il delfino, l'uomo destinato a restituire la
guida della Germania alla Cdu, è stato travolto. Le
speranze del partito sono affidate ad Angela Merkel, acclamata nuovo presidente.
Nel frattempo la magistratura conduce un'inchiesta che potrebbe portare in carcere Kohl.
E anche la Spd del cancelliere Schroeder ha le sue grane.
Come è
potuto accadere?
Kohl: il giorno della vergogna
"Cosa ne è stato di quei soldi?
Perché sono stati donati? Per influenzare le decisioni
di Kohl?". Queste domande, scagliate come sassi da
un dimostrante sui parlamentari riuniti al Bundestag,
tormentano la Germania dal 30 novembre del 1999.
Da quando, cioè, per la prima volta l'ex-cancelliere
Helmut Kohl ha ammesso di aver
utilizzato un sistema di conti segreti per finanziare la
sua campagna elettorale.
Il fango sollevato sull'uomo simbolo della Cdu
assesta un colpo gravissimo al partito, e getta una lunga ombra sullo stesso processo d'integrazione europea.
Ma soprattutto consegna alla Germania un volto diverso di
quello che veniva ormai considerato un padre della patria
alla stregua di Adenauer.
Nonostante col voto nello Schleswig-Holstein la
Cdu e la società civile abbiano dimostrato una capacità
di tenuta molto superiori a quanto si potesse pensare, la
Germania riunificata vive la sua crisi più grave. In
discussione c'è la credibilità del partito che
rappresenta uno dei pilastri principali della politica
tedesca: il partito che ha tenuto a battesimo la
Repubblica federale dopo la caduta del Nazismo e che per
mezzo secolo ha impedito che si riformassero alla sua
destra formazioni estremiste. Non basta: i cristiano
democratici hanno avuto un ruolo fondamentale nella
costruzione del modello socioeconomico renano che,
coniugando un po' di mercato e un po' di socialità, ha
inspirato l'intera Europa.
"La Cdu
è finita e non si risolleverà più"
Dan Diner,
uno fra i più autorevoli storici tedeschi
Lo scandalo è venuto alla luce grazie
a un'inchiesta del Sueddeutsche Zeitung. Il quotidiano ha
rivelato che un amico personale di Kohl, Horst Weyrauch (commercialista della Cdu), amministrava una
decina di conti fiduciari alimentati con i contributi di
alcuni imprenditori e utilizzati per finanziare le
organizzazioni regionali del partito. Lo stesso
ex-cancelliere ha ammesso il 30
novembre del 1999, dopo aver però negato a lungo, la
propria responsabilità nella gestione dei fondi
riservati, rigettando però ogni accusa di corruzione.
Sebbene nessuno sospetti Kohl di essersi arricchito, la
gravità dello scandalo ha indotto anche i giornali più
misurati a formulare espressioni sopra le righe. E così,
l'uomo che una volta veniva indicato come il padre della
riunificazione e dell'euro, ora merita epiteti come
"Don Kohleone" o "padrino".
"Kohl
aveva trasformato la Repubblica in una monarchia, in un
sistema di dispotismo radicale"
Wolf Lepenies,
rettore del Weissenschaftkolleg di Berlino
La stessa testardagine del vecchio
leader a non voler rivelare i nomi dei finanziatori della
Cdu, per non venire meno alla propria parola d'onore, non
fa che esacerbare gli animi dell'opinione pubblica,
dell'opposizione e dei suoi stessi compagni di partito.
Che si spaccano nettamente sull'atteggiamento da tenere
nei suoi confronti. Da un lato quanti, come l'attuale
presidente Angela
Merkel, vogliono accelerare lo
sganciamento da una figura ormai ingombrante, dall'altro
chi per lealtà, orgoglio o per il semplice timore di
essere coinvolto s'impegna in una difesa a oltranza.
Spd: fra
responsabilità e voglia di rivincita
Di fronte a questa situazione la Spd tiene una
linea abbastanza cauta e rinuncia a cavalcare lo
scandalo. Anche se Schroeder, da mesi in crisi di
credibilità, non si lasci sfuggire l'occasione di
assestare, di tanto in tanto, qualche colpo piuttosto
duro. In una struttutra tendenzialmente bipartitica come
quella della Repubblica federale, il collasso di un'ala
dello schieramneto non va semplicemente a vantaggio della
controparte: sullo sfondo c'è l'incubo weimeriano della
disintegrazione del sistema politico, con gravi rischi
per la tenuta della democrazia.
"Questa non
è la crisi del Paese, né delle istituzioni, ma solo di
un partito"
Gerhard Schroeder
D'altra parte i sondaggi rivelano come
i tedeschi siano convinti che anche i socialdemocratici,
se fossero rimasti al potere a lungo quanto la Cdu, si
sarebbero lasciati andare alla corruzione. E a confermare
queste opinioni ci sono i guai giudiziari che
comunque pure la Spd deve fronteggiare.
Ma anche senza calcare troppo la mano, per la socialdemocrazia
la bufera che sconvolge l'opposizione rappresenta una
manna dal cielo. Dopo 6 sconfitte consecutive nelle
competizioni elettorali locali e la progressiva perdita
di popolarità del cancelliere, i sondaggi danno Gerhard
Schroeder finalmente in rimonta. Tanto più dopo che la
poratata dello scandalo si allarga fino a coinvolgere e
spazzare via anche Wolfgang Schauble. E
insieme a lui l'illusione dei cristiano democratici di
poter salvare il partito abbandonando Kohl al suo
destino. In precedenza tutte le proiezioni elettorali
davano proprio Schauble nettamente davanti al cancelliere
in carica.
Ma gli
argini non sono crollati
"Ho fatto il miracolo: ho evitato il
tracollo". Così Volker Ruehe, capo della Cdu dello
Schleswig-Holstein, commenta l'esito delle prime elezioni
dopo lo scandalo, quelle disputate nel piccolo stato
nordico, il 27 febbraio del 2000. Contro i pronostici
quasi unanimi della vigilia, che davano per scontata una
forte emoraggia di voti ai danni della Cdu, il partito ha
retto, cedendo solo due punti: dal 37,2% di 4 anni fa
passa al 35,2.
Va ricordato che prima dello scandalo i sondaggi davano
la Cdu nettamente in testa sulla Spd. Gli scontenti si
sono rifugiati nel partito liberale, l'Fdp, che passa dal
5,7 al 7,5. Ma il dato più rassicurante è stata la
mancata affermazione di compagini xenofobe: una
dimostrazione della maturità politica della società
civile tedesca, ormai immune a tentazioni pericolose, anche
in un momento di grande frustrazione e delusione verso le
istituzioni, e dopo il "cattivo" esempio
austriaco. Sconfitto pure l'astensionismo. La
partecipazione elettorale è stata più alta del solito:
70,2%.
La Spd (al 43,2%, contro il 39,8 di 4 ani fa) e la sua
candidata Heide Simonis sono le vincitrici delle
consultazioni. E' la prima volta dall'autunno del 1998,
da quando, cioè, è al governo del Paese.
Calano i Verdi: dall'8,1 al 6,2 e quasi raddoppia il
partito della minoranza danese, la Ssw: dal 2,5 al 4,1.
Ascesa e caduta di un gigante
Ha guidato il suo Paese per 16 anni, ed
è rimasto saldo al governo più a lungo di qualsiasi
altro capo di Stato tedesco da quando la Germania ha
sposato la democrazia. Per trovare qualcuno che lo superi
bisogna tornare indietro fino a Otto von Bismark.
Ma a differenza del cancelliere di ferro, Helmut Kohl è
riuscito a riunire i territori tedeschi senza dover
ricorrere a una guerra e con la collaborazione degli
altri Stati europei, anziché contro di essi.
Parte della sua straordinaria popolarità la deve allo
stile da uomo della strada che ama bere e mangiare, ma
che al momento opportuno sa sfoderare un'improvvisa
determinazione. I suoi critici gli hanno spesso
rimproverato una certa goffaggine, ma proprio quest'aria
bonaria e non minacciosa, perfetta per rassicurare il
cittadino medio, gioca un ruolo importante nel motivare
la sua longevità, insieme alle indubbie capacità
politiche.
"Grande
e potente, ma grasso e facilone, difficilmente un simbolo
minaccioso del nazionalismo tedesco"
Uddeutsche Zeitung
Kohl ha solo 9 anni quando scoppia la
Seconda guerra mondiale ed è il primo leader della
Germania postbellica a non aver avuto nulla a che fare
con il Nazismo. Eppure si è dedicato con grande energia
a sventare la possibilità che il demone uncinato potesse
risvegliarsi.
L'ex-cancelliere (è stato sposato con l'interprete
Hannelore Renner, con la quale ha due figli maschi) è
nato il 3 aprile 1930 a Ludwegshfen, nel Palatinato
renano, da un ufficiale della finanza e un'insegnante, in
un ambiente da lui stesso definito cattolico ma aperto.
Ha studiato storia, legge e scienze politiche
all'università di Francoforte, guagnandosi un dottorato
a Heidelbergnel nel 1958.
La sua carriera politica comincia presto, da quando nel
1947 entra nell'ala giovanile e conservatrice della Cdu,
diventando sei anni dopo dirigente regionale e
vicepresidente nel 1954. Dopo la sconfitta elettorale dei
cristiano democratici, nel 1972, Kohl prende il posto di
Reiner Barzel come leader nazionale del partito.
Candidato e sconfitto nella corsa per il cancellierato
nel 1976, conquista la presidenza dell'esecutivo tedesco
nel 1982. Viene poi riconfermato nelle successive quattro
elezioni dell'83, '87, '90 e '94.
Durante il suo "regno" Kohl guida il partito e
lo Stato in maniera autoritaria e patriarcale,
emarginando le opposizioni e i rivali interni.
Nel settembre del 1998 è sconfitto, con un margine
inaspettatamente ampio, da Gerhard Schroeder, leader dei
socialdemocratici. Nel corso dello stesso anno abbandona,
dopo un quarto di secolo, anche la direzione del partito,
conservandone la presidenza onoraria. Ma gli scandali lo
costringono a rinunciare anche a questa, il 18 gennaio
del 2000.
"Infelici
i popoli che hanno bisogno di eroi e non li trovano, e
ancora più infelici quelli che abbandonano i loro eroi
in pasto agli avversari"
Rocco Buttiglione,
segretario del Cdu, ha così commentato le dimissioni di
Kohl.
Uomo politico appartenente a un'epoca
ormai superata, ammetteva in privato di trovare noiose le
questioni dell'economia domestica, tanto da temere di
essere biasimato per non aver saputo risolvere i problemi
del Paese. La sua predilezione è sempre andata agli
affari esteri. E infatti lega il suo nome a tre passaggi
epocali che sono tali non solo per la Germania ma per
l'Europa stessa.
Il primo è il dispiegamento, nel 1983, dei missili Nato Pershing e Cruise sul suolo
tedesco. Una mossa che in seguito si rivela decisiva per
la firma, nel 1987, del Trattato fra Usa e Urss che
concorda il ritiro degli euromissili in dotazione ai due
campi contrapposti.
Dopo la caduta del muro di Berlino Kohl ottiene il suo
secondo e maggior successo sulla scena internazionale,
quello che gli garantisce il massimo momento di trionfo e
l'ingresso nella Storia: la riunificazione delle due
Germanie.
Infine l'euro. L'ex-cancelliere era convinto che la
Germania potesse ancora esercitare un ruolo di guida
sull'Europa, senza allarmare i suoi vecchi nemici, solo
nell'ambito di un sistema di stretta interdipendenza. E
l'Unione monetaria rappresenta lo strumento politico
adatto.
Sono meriti che non possono essere sminuiti dall'ondata
di fango che sta coprendo il personaggio. Secondo Franz
Josef Meiers, del Centro studi per l'integrazione europea
dell'università di Bonn, "Kohl e Adenauer sono i
due più importanti cancellieri del dopoguerra. Adenauer
è riuscito a reintegrare la Germania Ovest nel mondo
occidentale, Kohl ha ottenuto la riunificazione e l'euro.
Entrambi erano i leader giusti al momento e al posto
giusto".
Neanche Kohl, tuttavia, ha saputo sottrarsi alla massima
secondo la quale il potere corrompe e il potere assoluto
corrompe assolutamente.
Una ripida
carriera politica
1959 (a 29 anni): Deputato nel
Parlamento regionale della Renania Palatinato
1966 (a 36 anni): Presidente regionale della Cdu
1969 (a 39 anni): Presidente del Consiglio
regionale della Renania Palatinato
1973 (a 43 anni): Presidente nazionale della Cdu
1982 (a 52 anni): Cancelliere della Repubblica
Federale, riconfermato nelle successive elezioni dell'83,
'87, '90, '94
1998 (a 68 anni): Battuto dalla 'Spd di Gerahrd
Schroeder alle elezioni nazionali. Lascia la presidenza
della Cdu
1999: Ormai travolto dallo scandalo dei fondi neri
si dimette anche dalla carica di presidente onorario del
partito.
"Mai
stato in vendita"
Ecco alcuni brani della dichiarazione
al Bundestag con la quale, il 30 novembre '99, Kohl
ammette di aver avallato i conti segreti, ma rigetta
l'accusa di corruzione.
"Durante il mio mandato come presidente del partito
ho ritenuto opportuno trattare alcuni problemi
segretamente, come particolari finanziamenti a branche e
organizzazioni del partito, indispensabili supporti
economici all'opera politica da esse svolta. Tenere
contabilità separate da quella normale del partito mi è
sembrata la cosa più appropriata e ho dato piena
fiducia, a tal fine, alla Weyrauch & Kapp Gmbh (una
società finanziaria responsabile della gestione delle
donazioni alla Cdu).
"Se la conseguenza di ciò è stata la mancanza di
trasparenza e forse la violazione delle norme sul
finanziamento ai partiti, mi dispiace. Non era mia
intenzione, volevo solo servire il mio partito.
"Tenuto conto del dibattito pubblico in corso, è
importante proteggere il mio partito dal subire danni.
Dico ciò per rispetto del mio partito, dei suoi 640mila
membri e della nuova dirigenza.
"E' quindi per me importante assumermi la
responsabilità politica per gli errori commessi durante
il mio mandato.
"Rigetto nel modo più forte l'accusa, in qualunque
modo formulata, che le mie decisioni politiche potessero
essere comperate.
"Chiunque mi conosca sa che l'unico impegno che
abbia mai sentito, e ancora senta, è per il bene del
nostro Paese".
Una
colletta per salvare la faccia
Settecento milioni presi in prestito da
una banca e garantiti da un'ipoteca sulla villa di
Ludwigshafen. E poi le donazioni di magnati dei media e
industriali: una colletta per pareggiare i conti con la
Cdu. Almeno quelli economici.
Mobilitando le vecchie amicizie, Kohl si è riproposto di
raccogliere 6,3 miliardi di lire, il triplo dei 2,1
miliardi che ha ammesso di aver intascato in nero tra il
'93 e il '98. Per poi versare l'intera somma alla Cdu,
così da ripagare l'esatto ammontare della parte della multa comminata al partito per sue dirette
responsabilità.
"Ho ammesso
i miei errori, ora voglio dare una mano a riparare i
danni finanziari"
Helmut Kohl
In tanti hanno risposto all'appello
dell'ex-cancelliere. Dal magnate bavarese Leo Kirch (ha donato quasi
un miliardo), al presidente del consiglio
d'amministrazione della Netslé Helmut Maucher (500
milioni) sono trenta le persone che hanno contribuito a
raccogliere 5,9 miliardi.
Erich Schumann, capo della "Westduetsche allgemaine
zeitung", quarto gruppo editoriale tedesco, ha
offerto 700 milioni, 650 il presidente della Tschibo,
mezzo miliardo il fabbricante di orologi Karl Scheufle.
Trecento milioni il direttore generale della McCann-Erickson,
Will Schalk.
Ma l'iniziativa è stata criticata da Spd e Verdi:
"Il suo sistema funziona ancora" ha commentato
il capogruppo dei "Grunen" Rezzo Schlauch.
Gelida la reazione di Scahuble: "Alla perdita di
fiducia, conseguenza della violazione della legge e dei
principi di trasparenza e democrazia interna del partito,
non si può rimediare con la semplice restituzione delle
somme, ma solo col chiarimento".
Schaueble:
la sconfitta di Sisifo
Per quasi dieci anni è
stato lui a reggere la Germania, mentre Kohl era
impegnato a consegnare il proprio nome alla Storia. Le
dimissioni di Wolfgnag Schaueble (57 anni) da presidente
della Cdu e da capogruppo parlamentare mettono fine, il
16 febbraio del 2000, a una delle carriere politiche più
brillanti della recente storia tedesca.
A travolgerlo, più delle pressioni dei cristiano
democratici,dopo la multa comminata
alla Cdu il giorno prima, è stata lamicizia che
l'ha legato a Helmut Kohl.
"Senza
un nuovo inizio, con gente nuova, la Cdu non riuscirà
mai a liberarsi dalla morsa dello scandalo"
Wolfgang
Schaeuble
Eletto al Bundestag nelle
fila della Cdu (1973) ad appena 30 anni, il giovane
commercialista di Friburgo fa presto a imporsi
allattenzione dellex-cancelliere. Caustico e
tagliente nelloratoria, nel 1981 diventa speech
writer di Kohl, che lo vuole come segretario
organizzativo del gruppo parlamentare cristiano
democratico.
Nel 1984, da ministro della Cancelleria, gioca un ruolo
essenziale nel salvare il primo gabinetto Kohl dallo scandalo
Flick, ottenendo
lamnistia che risparmia la classe politica di
allora.
Ministro degli Interni quando il muro di Berlino crolla,
è proprio Schaeuble a mettere a punto ogni dettaglio del
negoziato con la Ddr che consente al suo mentore di
portare a casa la riunificazione della Germania.
E il 1990 e il "delfino" sembra
inarrestabile. Il 3 ottobre dello stesso anno, al termine
di un comizio elettorale, Dieter Kaufmann, uno
squilibrato convinto di essere perseguitato dal governo,
gli spara contro due colpi di pistola. Per giorni sospeso
fra la vita e la morte, con Kohl a piangere sul suo letto
dospedale, Schaeuble ne esce relegato su una sedia
a rotelle e la mascella ricostruita. Ha sempre amato
paragonarsi a Sisifo, condannato in eterno spingere il
masso verso la cima, solo per ritrovarselo ai piedi della
montagna e anche quella volta si mette a spingere la sua
pietra: quarantasette giorni dopo lattentato il
ministro degli Interni è di nuovo al lavoro.
Lanno successivo, indicandolo come suo
"delfino", Kohl gli affida la presidenza dei
cristiano democratici al Bundestag.
Cresciuto sotto lastro protettore del vecchio
patriarca, non riesce, però, a uscire dalla sua ombra.
Per succedere a Kohl, intestarditosi nella sua sesta
ricandidatura (quando ormai lelettorato è stanco
di lui), alla guida del partito Schaueble deve aspettare
che il leader cada sul campo, sconfitto dallSpd di
Gerahrd Schroeder il 27 settembre 1998. Quello stesso
anno il delfino diventa presidente della Cdu. I successi
elettorali del 99 sembrano proiettarlo alla
Cancelleria, ma ancora una volta il masso rotola in vista
della cima, con la forza della valanga scatenata dai
fondi neri della Cdu. La situazione richiederebbe una ben
più netta presa di distanza da Kohl, un parricidio che
lui, il delfino, non sa compiere fino in fondo. Tanto
più che la discutibile gestione delle finanze del
partito lo vede coinvolto in prima persona.
Alle dimissioni Schaueble aveva già pensato più volte,
indotto, però, a non mollare proprio dai suoi colleghi
di partito e dalla consapevolezza che senza di lui la Cdu
sarebbe rimasta priva una guida autorevole. Ma il 16
febbraio anche questo sostegno gli viene tolto. E così,
con un comunicato di sei minuti letto al Bundestag,
Schaueble chiude, dopo sedici mesi, l'esperienza di
presidente della democrazia cristiana tedesca. Sisifo si
è arreso.
"Il
ritiro di Schaueble è stato un passo necessario, ma ha
qualcosa di tragico"
Gerahrd Schroeder
Cento
milioni di disonore e troppe reticenze per resistere
Linarrestabile
declino di Schaeuble inizia nel dicembre del '99, quando
lex-presidente della Cdu è costretto ad ammettere
di aver ricevuto, nel settembre del 94, cento
milioni di lire dal mercante darmi Karl-Heinz Schreiber. Più volte Schauble aveva negato di essere
coinvolto nello scandalo, salvo poi fare pubblica ammenda,
compromettendo in modo insanabile la propria
credibilità.
Le attività investigative portano alla luce diversi
incontri fra il "delfino" e il faccendiere. E
dal carcere americano, dovè rinchiuso con
laccusa di spaccio internazionale di stupefacenti,
si fa vivo, agli inizi di gennaio, il finanziere svizzero
Giorgio Pelossi, ex-socio daffari di Schreiber
negli anni 80. Secondo Pelossi questi avrebbe
assicurato alla Cdu finanziamenti illeciti per 5 miliardi
di lire.
La posizione di Schaueble si fa sempre meno sostenibile e
il partito si spacca sotto le pressioni dei deputati
bavaresi che ne chiedono la testa. Il 16 febbraio
lavranno vinta.
"Se ora
mi dimetto, lo faccio con la consapevolezza di rendere un
grande servizio al mio partito"
Wolfagang
Schaueble
Ecco
i cinque uomini dello scandalo
La Cdu e la democrazia
tedesca sono state scosse dalle azioni, dalle rivelazioni
e dalle ommissioni di cinque uomini implicati nello
scandalo che ha travolto Helmut Kohl.
Il
faccendiere. Karl Heinz Schreiber, 65 anni, è uno
degli uomini chiave. E' al centro dei finanziamenti
ricevuti dalla Cdu in cambio dell'autorizzazione della
vendita di armi allestero. Secondo i magistrati,
nel 91, sborsò un miliardo di tangente per una
fornitura di blindati allArabia Saudita, come lo
stesso Kohl ha ammesso il 16 dicembre '99. E
fuggito in Canada, dove si trova in libertà provvisoria.
Contro di lui è in corso un procedimento di
estradizione: è accusato di aver frodato il fisco
tedesco per venticinque miliardi. E ricercato anche
dai magistrati francesi e svizzeri.
Il tesoriere. Walter Leisler
Kiep (73 anni) ha gestito dal '71 al 92 la cassa
della Cdu, fondi neri compresi. Dal 4 novembre pende su
di lui un ordine di cattura spiccato dalla procura di
Augusta (Baviera) per evasione fiscale. Avrebbe ricevuto
da Schreiber per un miliardo, destinato a foraggiare gli
sforzi elettorali della Cdu. E libero su cauzione
dopo aver ammesso di aver intascato i soldi nel 91
insieme a Weyrauch e di averli girati su un fondo
fiduciario del partito. Fino all'estate del '99 il
cancelliere Gerhard Schroeder gli ha affidato diversi
incarichi diplomatici (in Turchia, Svezia e Usa).
Il commercialista. Horst Weyrauch
(67 anni), amico di Kohl dai tempi di scuola, fino al
dicembre '99 è stato il commercialista della Cdu. Il 26
agosto del 1991 ha organizzato in Svizzera
lincontro fra Schreiber e Kiep. Weyrauch è tornato
in Germania con un miliardo in una valigetta. Kiep ha
raccontato che era Weyrauch a smistare i soldi sui conti
segreti.
Il ministro. Manfred Kanther
è stato, fino al 1999, presidente onorario dei cristiano
democratici dellAssia. Ha fatto parte della squadra
di governo di Kohl a partire dal 1993, con la carica di
ministro degli Interni. Ha ammesso di aver trasferito
quasi 32 miliardi di lire in fondi neri nel Liechtenstein.
Il nobile. Casimir von
Wittgenstein è il rampollo di un'antica famiglia
nobiliare. Dal 1976 al 1998 ha curato il patrimonio del
partito cristiano democratico dellAssia. Ha
trasformato sette miliardi di lire investiti in Liechtenstein in 32 miliardi: "Sono soldi - si è
giustificato - che ci sono stati donati da ebrei
morti".
Caso Leuna:
leurotangente
Uno dei filoni più delicati dello
scandalo coinvolge anche l'ex-presidente della Repubblica
francese Fraçois Mitternad.
Verso la fine di gennaio la televisione pubblica tedesca
Ard e la francese France 2 indicano il defunto capo di
Stato come finanziatore occulto di Kohl attraverso
loperazione Elf Aquitaine Leuna.
Nel 1992 il colosso transalpino parastatale acquista la
fatiscente raffineria tedesco orientale Leuna, nella
Sassonia-Anhalt (allepoca governata dalla Cdu),
assieme alla catena di distributori Minol.
Unoperazione per la quale lElf avrebbe pagato
una maxi-tangente da 85 miliardi di lire, 30 dei quali,
su ordine dello stesso Mitterand, sostengono le due
emittenti, sarebbero serviti a finanziare la difficile
campagna elettorale della Cdu.
Sull'acquisizione la Commissione europea aveva già
avviato un procedimento nel97, dietro il sospetto
di aiuti pubblici troppo elevati nella costruzione del
nuovo impianto. I costi ammontavano a 4.800 miliardi, le
sovvenzioni sborsate dallo Stato e dal Land sarebbero
state pari a 380 miliardi. Lo stesso successore
dell'ex-presidente della Elf Loik Le Floch-Prigent,
Philippe Jaffré, aveva denunciato diversi casi di
illeciti finanziari, sostenendo che, attraverso il
faccendiere svizzero Andre Guelfi sarebbero fluiti circa
89 miliardi di lire. Ipotesi confermata dall'ottantenne
finanziere: con la vendita della Leuna sarebbero finiti,
tramite la sua società in Liechtenstein, la
"Noblepac", 85 miliardi destinati ai partiti
tedeschi. Contro Guelfi la procura di Ginevra indaga per
truffa e riciclaggio di denaro. Tramite lui sarebbero
arrivati soldi anche a Dieter Holzer, uomo daffari
della Saar con stretti contatti con ex-dirigenti della
Cdu.
A intricare la matassa c'è, poi, la sparizione degli
incartamenti relativi allaffare Leuna dagli archivi
della Cancelleria e del governo regionale della
Sassonia-Anhalt. Per ricostruire laccaduto Gerhard
Schroeder ha nominato un investigatore indipendente
Finanziamento
illecito o manovra politica?
Sia il presidente socialista francese che il cancelliere
cristiano democratico erano convinti che
lalternativa allUnione europea sarebbe stato
il ritorno della guerra nel Vecchio continente. Da questo
comune sentire nasceva una strana alleanza fra due
potenti spregiudicati a spese dei socialdemocratici
tedeschi, compagni di Mitterand nellInternazionale
socialista ma sospetti di scarso entusiasmo per
leuro. Il Presidente socialista sarebbe stato
confortato nella sua decisone di finanziare la rielezione
di Kohl dai servizi segreti e dai comandi militari, tutti
convinti che nessun altro allinfuori di Kohl
avrebbe avuto la forza di convincere i tedeschi ad
abbandonare il marco per la moneta unica.
Il coinvolgimento dei massimi livelli politici francesi
potrebbe, poi, spiegare lassoluto silenzio col
quale Kohl si ostina a nascondere lidentità dei
suoi finanziatori, a prezzo di aggravare la posizione sua
e della Cdu. Secondo il reportage della tv pubblica
tedesca Ard lintera faccenda sarebbe venuta alla
luce solo perché un alto funzionario francese avrebbe
deciso di parlare, in cambio dellanonimato. A più
riprese, secondo lemittente, esponenti dei due
Paesi si sarebbero incontrati in un albergo di Ginevra
(Le Richmond) per definire i dettagli della transazione.
Lo stesso ex-presidente del gruppo Elf ha ammesso di
essere stato spinto nellaffare Leuna da Kohl e
Mitterand: "La Francia voleva essere presente nel
processo di riunificazione tedesca; la Germania voleva
poter rivendicare questa presenza".
Unoperazione politica, dunque, che doveva servire a
rassicurare i partner europei sulla natura non ostile con
la quale la Germania unita tornava a occupare il centro
del Vecchio continente.
La vicenda è tale da lasciare più di unombra
sulla nascita delleuro. "Ora ha
affermato il deputato verde Daniel Cohn-Bendit
sembra che il progetto europeo non fosse abbastanza forte
per affermarsi".
In Francia
uninchiesta tentacolare
Fino alla privatizzazione, avvenuta fra il 94 e
il 96, lElf (che è stata acquisita dalla
Total Fina lo scorso settembre) era unazienda
pubblica molto speciale. Il suo compito non era solo
quello di garantire alla Francia disponibilità di
petrolio, ma soprattutto influenza politica.
Il conglomerato divenne una centrale di tangenti al
servizio della Quinta repubblica, e stando
allinchiesta dei magistrati parigini Eva Joly e
Laurence Vichnevsky (che ha portato in carcere
lex-presidente del gruppo Loik LeFloch), foraggiava
uomini politici di destra e di sinistra. La gestione di
LeFloch, nominato dai socialisti, è stata catatsrofica:
gli investimenti sbagliati hanno causato perdite per
6.300 miliardi, mentre le ruberie e le tangenti sarebbero
costate fra i 450 e i 1.200 miliardi.
Fra gli indiziati compaiono nomi eccellenti come quelli
di Roland Dumas e Dominique Strauss-Kahn.
Il primo, settantasettenne ex-ministro degli Esteri
dellepoca Mitterand e presidente autosospesosi dal
Consiglio costituzionale, è accusato di aver favorito
lassunzione dellamante alla Elf nel 1989, di
aver intascato parte dei 20 miliardi versati alla donna
dal gruppo, e di aver ricevuto tangenti per autorizzare
una vendita di navi da guerra a Taiwan nel 1991.
Il coinvolgimento nelle malversazioni della Elf arriva
come una tegola sul capo per Strauss-Kahn, già costretto
alle dimissioni da ministro delle Finanze del governo
Jospin nel novembre del '99 per linchiesta
giudiziaria sulla Mnef, la mutua studentesca vicina al
Ps. Secondo lavviso di garanzia inviatogli dalla
magistratura lex-"super ministro"
(comera stato ribattezzato dalla stampa
transalpina) sarebbe intervenuto personalmente per far
versare alla sua segretaria un salario fittizio di 56
milioni di lire.
Assia: la
cassaforte della Cdu
Potrebbe essere in Assia la cassaforte
della Cdu. Dalle casse regionali del partito sono
"spariti", nei primi anni 80, quasi 20
miliardi, parcheggiati a Zurigo e nel Liechtenstein. Ma la verità arriva a rate, con i vertici del
partito impegnati a coprirla e costretti a imbarazzanti
confessioni pubbliche, tali da mettere in discussione la
validità delle elezioni vinte, pochi mesi prima, dalla
Cdu e l'Fdp.
La prima versione della storia viene data il 14 gennaio
dallex-ministro della Giustizia (in carica fino al
98) Manfred
Kanther, a lungo leader
della Cdu dellAssia, che ammette lesistenza
allestero di conti in nero facenti capo al partito.
Tre giorni dopo rassegna le dimissioni da parlamentare.
Ma in questa ricostruzione si parla di soli quasi 8
miliardi, essenzialmente provenienti dalla maxi-tangente
pagata ai maggiori partiti tedeschi dal gruppo Flick negli 80. Secondo quanto precisato in un
primo momento dal capo del governo regionale,
lattuale numero uno della Cdu dellAssia,
Roland Koch, quei soldi sarebbero stati depositati in
Svizzera e nel Liechtenstein.
In venti anni la somma sarebbe, poi, lievitata fino a
raggiungere un ammontare di 30 miliardi.
In una successiva ammissione pubblica (non sarà
lultima) Koch riferisce che si sono perse le tracce
di 4 di quei miliardi. Dal conto aperto in Svizzera nel
1983, infatti, sarebbero stati prelevati, fra il 93
e il 97, sette miliardi e ottocento milioni. Ma
alla Cdu ne sono arrivati meno della metà.
Non finisce qui. Il 27 gennaio la somma imboscata
raddoppia, come pure la cifra sparita.
E' ancora Koch, sempre più aspramente criticato dalla
Spd, che chiede la ripetizione delle elezioni regionali
giudicate falsate dalle malversazioni dei cristiano
democratici, ad aggiornare la ricostruzione dei fatti. In
quel fatidico 1983 dal conto della Cdu locale presso la
Metallbank di Francoforte sarebbero stati ritirati non 8
ma 19,2 miliardi.
Solo uno e mezzo è entrato nelle casse del partito,
debitamente registrato, gli altri hanno preso il largo su
conti gestiti dal commercialista Horst Weyrauch.
Lo stesso Koch ha poi ammesso di aver utilizzato, per la
campagna elettorale che gli ha consegnato la guida
dellAssia, un miliardo e mezzo di provenienza
illegale, dopo aver in precedenza più volte assicurato
di essere rimasto estraneo alla disinvolta gestione
finanziaria del suo partito. Una bugia che gli mette
contro perfino i vertici nazionali del Partito liberale,
col quale governa in Assia. Solo lostinazione del
leader locale dellFdp, Ruth Wagner, salva la
coalizione. Ma sembra ormai chiaro che nei fondi neri
dellAssia potrebbero essere confluite donazioni che
risalgono agli anni sessanta, quando un complesso sistema
di fondazioni procurava
mezzi economici alla Cdu.
Una pista che
arriva in Paraguay
I fondi neri dellAssia
porterebbero fino in Paraguay. Secondo quanto riferito a
fine gennaio dal settimanale "Der Spiegel",
lex-tesoriere della Cdu in Assia, il principe Casimir von
Wittgenstein, e Horst Weyrauch avrebbero sfruttato propri contatti in Paraguay
per montare una storia di presunti lasciti in denaro per
giustificare le somme allestero. Un uomo
daffari dorigine tedesca, residente nel Paese
latino-americano, avrebbe procurato a Weyrauch più di
200 falsi certificati di morte, perlopiù di emigrati
tedeschi, incassando quasi 10 milioni a documento. Allo
scopo di istituire i conti fittizi delle false persone
decedute, sui quali sarebbero stati smistati i soldi del
partito, limprenditore avrebbe messo in piedi,
dintesa con Weyrauch, una banca, "La Sabina
Bank", nellisola caraibica di Anguilla.
L'ora
dei conti con Vaduz: diplomazie in crisi
Lo scandalo dei finanziamenti
illeciti alla Cdu ha riportato
a galla un vecchio attrito fra il Governo di Berlino e il
principato del Liechtenstein, da sempre considerato uno
dei principali approdi dei capitali in fuga dalla
Germania e da mezza Europa.
Proprio nel pieno del dibattito sui fondi neri dei
cristiano democratici il servizio segreto tedesco, il
Bnd, trasmette al Governo un rapporto che descrive Vaduz
come un'oasi pronta ad accogliere a braccia aperte il
denaro della mafia e dei narcotrafficanti di tutto il
mondo, con la complicità, o quantomeno
l'accondiscendenza, di politici d'alto livello come
l'ex-capo dell'esecutivo Hans Brunhart.
Proprio per i forzieri del principato incastrato fra
l'Austria e la Svizzera sarebbero passati diversi milioni
di marchi destinati a finanziare la Cdu, dopo essere
transitati, e lievitati, in società di comodo. Compreso
il denaro proveniente dal gruppo petrolchimico francese Elf Aquitaine e quello dall'Assia. E tra gli
avvocati di Vaduz messi sotto accusa ci sarebbe anche un
amico personale di Helmut Kohl, Herbert Batliner.
Non appena il settimanale tedesco Der Spiegel, alla fine
del '99 (e quindi poche settimane dopo la clamorosa ammissione di
Kohl), dà notizia
dell'esistenza del rapporto dei servizi segreti, nel
piccolo principato scoppia un putiferio. Il più deciso
è Hans Adam II, un monarca capo di Stato con poteri
molto estesi, che minaccia di far esplodere un incidente
diplomatico. Per chiarire la questione i due governi
concordano un vertice, il 25 gennaio, fra il ministro
della Giustizia di Vaduz Heinz Frommelt e la sua collega
tedesca Herta Daeuble-Gmelin. Ma Berlino non cede di un
millimetro, confermando il contenuto del rapporto.
Risultato: rottura completa.
Non c'era, in realtà, bisogno di questi ultimi scandali
per dimostrare che il Liechtenstein è una spina nel
fianco per il fisco tedesco. Ogni anno magliaia di ricchi
cittadini della Repubblica federale riescono a non pagare
le tasse dirottando i propri redditi nelle casse del
principato. Un fenomeno che, recentemente, si è
intensificato. In Svizzera, infatti, le ultime riforme
legislative hanno fatto breccia nel segreto bancario, e
quello che veniva da sempre considerato il rifugio degli
evasori fiscali, adesso viene percepito come un Paese a
rischio. Meglio, allora, puntare sul Liechtenstein dove
gli istituti di credito appaiono ancora impermeabili a
qualunque indagine finanziaria.
Eroi
per caso. Ecco i magistrati che indagano
"La coscienza pulita
della Baviera", così i media locali hanno
ribattezzato Reinhard Nemetz, il magistrato che ha
sconvolto la Repubblica federale. Un omone alto e robusto
di 48 anni, è stato nominato procuratore generale di
Augusta nello scorso ottobre.
La mattina del 4 novembre '99 sulla base di un dossier di
oltre 4.000 cartelle ereditato dal suo predecessore
(morto in un incidente stradale) Jorg Hillinger, spicca
un ordine di cattura contro lex tesoriere della Cdu
Walter
Leisler Kiep, facendo
scoppiare la bomba che mette in crisi la Cdu.
Linchiesta della procura parte dalle indagini
svolte nei confronti di un imprenditore sospettato di
evasione fiscale, Karl Heinz Schreiber.
In unintervista rilasciata allEspresso (3
febbraio 2000) Nemetz si definisce un semplice
funzionario al servizio dello Stato, "come ce ne
sono tanti in Germania".
"Una
cosa è lindagine di un magistrato, tutta
unaltra, e assolutamente irrilevante, il prestigio
sociale o persino storico dellinquisito"
Reinhard
Nemetez
Da Augusta
liniziativa giudiziaria passa a Bonn, dove il capo
dipartimento della procura Bernd Koenig dirige, dal
dicembre del '99, le indagini su Helmut Kohl. Laccusa è malversazione, perseguibile
con una multa o con la carcerazione fino a 5
anni. Uneventualità, questultima, definita
remota dallo steso Koenig. Kohl gode, come deputato,
dellimmunità parlamentare e richiederne la
sospensione non sarebbe cosa facile.
La
commissione d'inchiesta
La richiesta di istituire una
Commissione d'inchiesta per svolgere indagini ad ampio
raggio parte dalla Spd, il partito dell'attuale
cancelliere Gerahrd Schroeder, e dagli alleati di governo
i Verdi, per sapere se in che modo le decisioni prese da
Kohl siano state influenzate dalle donazioni ricevute.
Ipotesi, questa, negata con sdegno dal leader cristiano
democratico, che assicura come i fondi gestiti in nero
dal partito siano serviti solo a finanziare le campagne
elettorali. L'iniziativa promossa dalla Spd è stata
sottoscritta da tutti i gruppi parlamentari, compresa la
Cdu, tanto che la Commissione è stata varata con voto
unanime.
Composizione. La
Commissione si è insediata il 2 dicembre del 1999. La
prima seduta di lavoro si è tenuta il 20 gennaio del
2000 a Berlino. Ne fanno parte 15 deputati: 7 della Spd,
compreso il presidente Volker Neumann, 5 dell'Unione
Cdu-Csu e uno ciascuno per Verdi, liberali Fdp e ex
comunisti della Pds.
Indagini e testimoni. Le
indagini della Commissione sono paragonabili a quelle
messe in atto parallelamente dalla procura di Bonn, con
la differenza che l'organo parlamentare non ha il potere
di giungere a eventuali rinvii a giudizio, ma solo quello
di appurare possibili irregolarità e responsabilità di
ordine politico e procedurale. Fra i primi a essere
interrogati: l'ex cancelliere Kohl, l'ex-presidente del partito Wolfgang Schaeuble, l'ex-segretario Angela Merkel, ora
presidente della Cdu, l'ex-ministro delle finanze Theo
Waigel e il faccendiere Karl-Heinz Schreiber.
Verdetto. In seno alla
Commissione sono emerse divergenze fra i deputati Spd e
Verdi, che vorrebbero estendere le indagini anche alle
irregolarità finanziarie commesse dal partito cristiano
democratico in Assia, e i rappresentanti della Cdu e Csu,
che sono contrari. Al termine delle indagini la
Commissione presenterà un rapporto al Bundestag.
La
successione: nuovi volti e vecchi dissidenti
Parola d'ordine: avere poco o niente a
che fare con Kohl. Spazzati via il
padre-padrone della Cdu e il suo delfino Schaeuble, requisito indispensabile per assumere la guida
del partito sembra essere la capacità di vantare meno
legami possibile con i responsabili del disastro che ha
sconvolto i cristiano democratici.
Ecco allora che il segretario generale Angela Merkel
prende il posto di Schaeuble alla guida del partito,
acclamata come nuovo presidente dal Congresso nazionale
di aprile. Per lei vota il 95,9% dei 1.001 delegati, e la
nomina viene acclamata da un'ovazione di sei minuti.
Ma sulla scena si muovono, in vista delle prossime
elezioni per il cancellierato, anche giovani rampanti e
qualche vecchio dissidente.
La bambina. Così la chiamava Kohl.
Designata il 20 marzo del 2000 dalla dirigenza del
partito alla guida della Cdu, Angela Merkel, figlia di un
pastore protestante, ha 45 anni, è laureata in fisica ed
è al suo secondo matrimonio. L'11 aprile arriva la
consacrazione del Congresso cristiano democratico.
E' la prima donna e la prima Ossi (come vengono chiamati
i tedeschi dell'ex-Ddr) a guidare una grande partito
della Repubblica federale. Un doppio primato. Alle spalle
ha un passato eroico, di perseguitata dalla Stasi, più
di quanto lo furono Havel a Praga o Michnik a Varsavia.
Il partito
è nella condizione di chi, nella pubertà, deve lasciare
la casa di mamma e papà"
Angela Merkel
Merkel è un'invenzione
politica dell'ex-cancelliere: Kohl la notò durante i
negoziati per la riunificazione quand'era portavoce
dell'ultimo governo della Ddr e la volle subito deputata
e poi ministro. Nel '91 era già alla guida del dicastero
per le Donne e la Gioventù e nel '94 assume l'incarico
di ministro per l'Ecologia, per diventare segretaria
generale nel '98. Cerca subito un profilo autonomo,
finendo per scontrarsi con Kohl: i due non si rivolgono
la parola da oltre un anno.
Soprannominata "la santa Giovanna della Cdu"
dall'opposto schieramento, sin dall'inizio dello scandalo
si distingue come la portabandiera del chiarimento a ogni
costo, conquistando, così, la base del partito. Non a
caso la sua candidatura è stata spinta soprattutto dai
militanti.
Pur non avendo molto carisma è simpatica, corretta,
preparata e decisa. E' abbastanza giovane per
simboleggiare il cambio generazionale da più parti
invocato, e soprattutto, non sembra implicata nello
scandalo.
Sconta, però, alcune debolezze che potrebbero esserle
fatali nella lotta per la ridefinizione della mappa del
potere ancora in atto nella Cdu, e in un eventuale
scontro elettorale con Schroeder: è donna in un partito
ancora maschilista; è tedesco orientale e protestante, e
questo non piace alle masse cattoliche occidentali; ha
voltato le spalle a Kohl, il suo scopritore,
indispettendo gli iscritti che ancora hanno simpatia per
il cancelliere della riunificazione.
Il giovane
capogruppo. Già vice presidente dei deputati
della Cdu, Friedrick Merz, 44 anni, avvocato della
Vestfalia, è l'uomo che ha sostituito Schaeuble alla guida del gruppo parlamentare
cristiano-democratico. E' stato eletto il 28 febbraio del
2000, con una votazione quasi plebiscitaria (217 voti a
favore e 7 contrari su 226). Rappresenta uno dei rari
casi di magistrati tedeschi passati alla politica: sia
pure per un solo anno, infatti, è stato giudice al
tribunale di Saarbruecken, nel 1985.
Eletto nel 1989 al Parlamento europeo, era il deputato
più giovane della legislatura. Merz è approdato al Bundestag nel 1994 e si è rapidamente affermato come
esperto di politica fiscale e abile polemista nei
dibattiti in aula. E' portavoce della Cdu per i temi
economici. Sposato con 2 figli, alto quasi 2 metri, è un
buon tennista e un virtuoso del clarinetto.
Il principe. Cinquasettenne
avvocato, Edmund Stoiber, guida della Csu, ha fatto della
Baviera, la regione più meridionale della Repubblica
federale, una specie di avveniristica, fortunata e ricca
enclave, al riparo da crisi politiche, economiche e
sociali. Quasi un principato, geloso delle sue
prerogative di "libero stato", come recita la
costituzione tedesca.
"La
Baviera è la mia patria, la Germania la mia nazione,
l'Europa il nostro avvenire"
Edmund
Stoiber
Alla guida del land dal
1993, Stoiber l'ha rivoluzionato, costringendolo ad
abdicare alla tradizione agricola e medio-industriale per
aprirsi alle nuove tecnologie. Il miracolo è riuscito.
Oggi l'industria dell'Information technology fornisce il
40% del pil regionale, contro l'un per cento dell'agricoltura.
Il
"vecchio" rivale. Christian Wulff;
quarantenne, avvocato, buon comunicatore televisivo, è
capogruppo del partito al Bundestag e uno degli uomini di forza dei Jungen Wilden,
i "giovani agitati", un gruppo di emergenti,
composto da circa 40 leaders locali. Wulff, un oppositore
della prima ora di Kohl, aveva cercato di bloccarne la
ricandidatura alle elezioni nazionali del 1998.
"La Cdu
non può accettare che qualcuno, chiunque sia, si ponga
al di fuori del sistema legale"
Christain
Wulff
Wulff, tuttavia, sconta un
grave handicap: è a capo della Cdu della Bassa Sassonia,
il land di Schroeder e nelle ultime due tornate elettorali è
stato battuto dall'attuale cancelliere.
L'ex-giudice.
Un altro emergente membro degli Jungen Wilden è Peter
Muller, 44 anni, ex-giudice. A differenza di Wulff vanta
una tradizione vittoriosa contro i socialdemocratici,
avendo guidato la Cdu alla conquista della Saar, il suo
land, nelle elezioni dello scorso settembre. Ma sulla
credibilità di Muller pesa qualche dubbio, visto che si è aggiunto
al coro dei critici di Kohl solo in un secondo momento.
Koenig Kurt. Lo
chiamano così a Dresda, "Re Kurt". E' il re
della Sassonia, il land della Germania orientale che
governa ormai da 10 anni. Kurt Biedenkopf, un
sessantanovenne dai capelli bianchi, è un ex professore
di Economia. La credibilità della sua opposizione a Kohl
è fuori discussione. Il metodo autocratico adottato
dall'ex-cancelliere per dominare la Cdu è stato da
sempre bersaglio delle sue aspre polemiche. Per questo
motivo la sua posizione all'interno del partito è stata
emarginata finché Kohl è rimasto in sella. Tanto che il
vecchio leader della Cdu lo cacciò dalla segreteria nel
1979. Ora però la debolezza si è trasformata in punto
di forza agli occhi della base elettorale. Il suo limite
principale è l'età.
"La Cdu
ha dinanzi a sé il compito di ridefinire la propria
identità dopo l'era Kohl"
Kurt Biedenkopf
Giorno
per giorno
1995 - I pubblici
ministeri di Augusta, nel Sud della Germania, avviano
un'inchiesta su una donazione fatta ai cristiano
democratici di Kohl dal venditore d'armi Karl-Heinz
Schreiber nel 1991.
28 ottobre 1999 - I Socialdemocratici lanciano una
loro propria inchiesta sulle voci che vorrebbero le
donazioni legate alla vendita di componenti di carri
armati all'Arabia Saudita un anno dopo e indagano anche
sul sospetto che la vendita della raffineria di petrolio
della Germania dell'est 'Leuna' alla francese 'Elf',
all'inizio degli anni '90, sia stata accompagnata da
tangenti ai politici tedeschi.
4 novembre- Il pubblico ministero di Augusta
emette un ordine di arresto per l'ex tesoriere della Cdu
Walther Leisler Kiep con l'accusa di evasione fiscale:
avrebbe ricevuto da Schreiber e tenuto per sé donazioni
di un milione di marchi (un miliardo di lire) per la
campagna elettorale.
5 novembre - Kiep si costituisce. Nega le accuse e
si giustifica dicendo che ha depositato il denaro in un
conto fiduciario a beneficio della Cdu. Viene rilasciato
su cauzione.
8 novembre - Kohl afferma di non spere nulla sulle
donazioni per la campagna elettorale del 1991. "Non
so niente di questa faccenda, né ne sa qualcosa la
leadership politica del partito".
9 novembre - Tra George Bush e Mikhail Gorbaciov,
Kohl celebra il decimo anniversario della caduta del muro
di Berlino e viene festeggiato come un eroe.
17 novembre - Il pm di Augusta interroga Kiep.
22 novembre - Kohl nega di aver ricevuto tangenti
per dare l'assenso all'esportazione dei carri armati in
Sud Arabia.
24 novembre - Kohl fa un drammatico appello in
parlamento perché venga fatta chiarezza sul suo conto
prima di Natale.
26 novembre -L'ex responsabile delle campagne
elettorali della Cdu, Heiner Geissler, ammette che ci
sono stati conti segreti del partito per finanziare i le
federazioni locali.
30 novembre - Per la prima volta, Kohl ammette di
aver utilizzato un sistema di conti segreti per ricevere
contributi per la campagna elettorale, ma nega di aver
ricevuto tangenti.
2 dicembre - Il parlamento tedesco vota
all'unanimità per l'apertura di un'inchiesta ad ampio
raggio sullo scandalo dei fondi neri per le campagne
elettorali, in particolare con riguardo alla possibilità
che i contributi abbiano influenzato decisioni
governative e privatizzazioni.
6 dicembre - Il vertice dei cristiano democratici
sottopone Kohl a sei ore di interrogatorio, ma ottiene
poche risposte.
13 dicembre - Kohl diserta per la prima volta in
trent'anni un congresso della Cdu.
16 dicembre - Nella sua prima dettagliata
intervista sullo scandalo Kohl ammette di aver fatto
degli errori, ma afferma di non essere mai stati
corrotto. Spiega inoltre che i fondi segreti servivano
per aiutare il partito nell'ex Germania dell'Est, ma
rifiuta di fare i nomi dei finanziatori occulti.
20 dicembre - Il ministro della Giustizia Herta
Daeubler-Gmelin accusa Kohl di aver deliberatamente
infranto la legge per anni, quando era la potere.
23 dicembre - Kohl rifiuta di rivelare anche al
suo partito i nomi dei finanziatori occulti.
29 dicembre - Il pubblico ministero di Bonn
annuncia l'apertura di un'inchiesta a carico di Kohl.
2 gennaio 2000 - Lo scandalo dei fondi
neri coinvolge anche Wolfgang Schaeuble.
3 gennaio - Il tribunale di Bonn apre
ufficialmente l'inchiesta. L'accusa è malversazione e si
riferisce ai finanziamenti illeciti della Cdu.
4 gennaio - La direzione del partito
rinnova la sua fiducia a Schaeuble che non si dimette e
invita Kohl a lasciare la presidenza onoraria.
10 gennaio - Schaeuble ammette di aver
ricevuto 100 milioni di lire da Karl-Heinz Schreiber.
14 gennaio - La Cdu dell'Assia ammette
di avere quasi dieci miliardi di fondi neri depositati
all'estero.
Schaeuble nomina un comitato di tre saggi per dare un
nuovo codice etico alla Cdu.
La commissione parlamentare che indaga sullo scandalo
convoca i primi 26 testimoni.
17 gennaio - Manfred Kanter, ex-ministro
della Giustizia e a lungo numero uno della Cdu
dell'Assia, si dimette dal Bundestag.
18 gennaio - Kohl si dimette da
presidente onorario della Cdu.
Un sondaggio dà la Cdu al 29% e la Spd al 44.
20 gennaio - Si suicida Wolfgang
Huellen, direttore dell'ufficio gestione finanze del
gruppo Csu-Cdu al Bundestag.
Schaeuble si scusa al Bundastag per i 100 milioni di lire
presi da Schreiber.
21 gennaio - Roland Koch, presidente
dell'Assia, annuncia che non si trovano le tracce di 4
dei dieci miliardi depositati all'estero.
La Cdu minaccia azioni legali contro Kohl se non si
deciderà a fare i nomi dei finanziatori.
22 gennaio - La tv pubblica tedesca Ard,
in collaborazione con France 2, danno notizia dell'affare
Elf-Leuna e del coinvolgimento di François Mitterand.
25 gennaio - I revisori della
Ernst&Young, incaricati di fare luce nella
contabilità del partito, scovano 11 miliardi di
provenienza misteriosa.
26 gennaio - Si dimette il ministro
delle finanze del Nord Reno Vestfalia Heinz
Schleusser per lo scandalo dei voli pagati pagati ai
politici della Spd dalle banche pubbliche.
27 gennaio - Koch corregge i conti: i
fondi neri dell'Assia raddoppiano, sono quasi 20 miliardi
e di 8 non si trova più traccia.
28 gennaio - Sondaggio: Cdu al 32%, Spd
al 41.
29 gennaio - Viene alla luce la pista
che porta fino in Paraguay.
La Cdu chiede le dimissioni del presidente della
repubblica federale Johannes Rau per il suo
coinvolgimento nella questione dei voli privati pagati ai
politici della Spd dalle banche pubbliche.
15 febbraio - Wolfgang Thierse,
presidente del Bundestag, annuncia che la Cdu dovrà
rimborsare 41 miliardi di lire.
16 febbraio - Schaeuble si dimette da
presidente della Cdu e da capogruppo della Cdu-Csu al
Bundestag.
25 febbraio - Il parlamento estende la
sua inchiesta anche alla Spd.
28 febbraio - Friedrich Merz viene
eletto capogruppo della coalizione Cdu-Csu al Bundestag.
10 marzo - Kohl annuncia di aver
raccolto 5,9 miliardi con una colletta fra magnati dei
media e industriali per aiutare la Cdu.
28 marzo - Angela Merkel viene proposta
dalla dirigenza della Cdu alla guida del partito.
11 aprile - Il congresso della Cdu
elegge Angela Merkel presidente del partito col 95,9% dei
voti e un'ovazione di sei minuti.
inizio
Pagina
iniziale
|