I finanziamenti illeciti della Cdu: una questione europea

Caso Leuna:
l’eurotangente


E' uno dei filoni più delicati dello scandalo quello che chiama in causa anche il defunto presidente socialista della Repubblica francese Fraçois Mitternad.

Verso la fine di gennaio la televisione pubblica tedesca Ard e la francese France 2 indicano il defunto capo di Stato come finanziatore occulto di Kohl attraverso l’operazione Elf Aquitaine – Leuna.
Nel 1992 il colosso transalpino parastatale acquista la fatiscente raffineria tedesco orientale Leuna, nella Sassonia-Anhalt (all’epoca governata dalla Cdu), assieme alla catena di distributori Minol. Un’operazione per la quale l’Elf avrebbe pagato una maxi-tangente da 85 miliardi di lire, 30 dei quali, su ordine dello stesso Mitterand, sostengono le due emittenti,
sarebbero serviti a finanziare la difficile campagna elettorale della Cdu.
Sull'acquisizione la Commissione europea aveva già avviato un procedimento nel’97, dietro il sospetto di aiuti pubblici troppo elevati nella costruzione del nuovo impianto. I costi ammontavano a 4.800 miliardi, le sovvenzioni sborsate dallo Stato e dal Land sarebbero state pari a 380 miliardi. Lo stesso successore dell'ex-presidente della Elf Loik Le Floch-Prigent, Philippe Jaffré, aveva denunciato diversi casi di illeciti finanziari, sostenendo che, attraverso il faccendiere svizzero Andre Guelfi sarebbero fluiti circa 89 miliardi di lire. Ipotesi confermata dall'ottantenne finanziere: con la vendita della Leuna sarebbero finiti, tramite la sua società in Liechtenstein, la "Noblepac", 85 miliardi destinati ai partiti tedeschi. Contro Guelfi la procura di Ginevra indaga per truffa e riciclaggio di denaro. Tramite lui sarebbero arrivati soldi anche a Dieter Holzer, uomo d’affari della Saar con stretti contatti con ex-dirigenti della Cdu.
A intricare la matassa c'è, poi, la sparizione degli incartamenti relativi all’affare Leuna dagli archivi della Cancelleria e del governo regionale della Sassonia-Anhalt. Per ricostruire l’accaduto Gerhard Schroeder ha nominato un investigatore indipendente

Finanziamento illecito o manovra politica?
Sia il presidente socialista francese che il cancelliere cristiano democratico erano convinti che l’alternativa all’Unione europea sarebbe stato il ritorno della guerra nel Vecchio continente. Da questo comune sentire nasceva una strana alleanza fra due potenti spregiudicati a spese dei socialdemocratici tedeschi, compagni di Mitterand nell’Internazionale socialista ma sospetti di scarso entusiasmo per l’euro. Il Presidente socialista sarebbe stato confortato nella sua decisone di finanziare la rielezione di Kohl dai servizi segreti e dai comandi militar, tutti
convinti che nessun altro all’infuori di Kohl avrebbe avuto la forza di convincere i tedeschi ad abbandonare il marco per la moneta unica.

Il coinvolgimento dei massimi livelli politici francesi potrebbe, poi, spiegare l’assoluto silenzio col quale Kohl si ostina a nascondere l’identità dei suoi finanziatori, a prezzo di aggravare la posizione sua e della Cdu. Secondo il reportage della tv pubblica tedesca Ard l’intera faccenda sarebbe venuta alla luce solo perché un alto funzionario francese avrebbe deciso di parlare, in cambio dell’anonimato. A più riprese, secondo l’emittente, esponenti dei due Paesi si sarebbero incontrati in un albergo di Ginevra (Le Richmond) per definire i dettagli della transazione.
Lo stesso ex-presidente del gruppo Elf ha ammesso di essere stato spinto nell’affare Leuna da Kohl e Mitterand: "La Francia voleva essere presente nel processo di riunificazione tedesca; la Germania voleva poter rivendicare questa presenza". Un’operazione politica, dunque, che doveva servire a rassicurare i partner europei sulla natura non ostile con la quale la Germania unita tornava a occupare il centro del Vecchio continente.
La vicenda è tale da lasciare più di un’ombra sulla nascita dell’euro. "Ora – ha affermato il deputato verde Daniel Cohn-Bendit – sembra che il progetto europeo non fosse abbastanza forte per affermarsi".

In Francia un’inchiesta tentacolare
Fino alla privatizzazione, avvenuta fra il ‘94 e il ’96, l’Elf (che è stata acquisita dalla Total Fina lo scorso settembre) era un’azienda pubblica molto speciale. Il suo compito non era solo quello di garantire alla Francia disponibilità di petrolio, ma soprattutto influenza politica.
Il conglomerato divenne una centrale di tangenti al servizio della Quinta repubblica, e stando all’inchiesta dei magistrati parigini Eva Joly e Laurence Vichnevsky (che ha portato in carcere l’ex-presidente del gruppo Loik LeFloch), foraggiava uomini politici di destra e di sinistra. La gestione di LeFloch, nominato dai socialisti, è stata catatsrofica: gli investimenti sbagliati hanno causato perdite per 6.300 miliardi, mentre le ruberie e le tangenti sarebbero costate fra i 450 e i 1.200 miliardi

Fra gli indiziati compaiono nomi eccellenti come quelli di Roland Dumas e Dominique Strauss-Kahn.
Il primo, settantasettenne ex-ministro degli Esteri dell’epoca Mitterand e presidente autosospesosi dal Consiglio costituzionale, è accusato di aver favorito l’assunzione dell’amante alla Elf nel 1989, di aver intascato parte dei 20 miliardi versati alla donna dal gruppo, e di aver ricevuto tangenti per autorizzare una vendita di navi da guerra a Taiwan nel 1991.
Il coinvolgimento nelle malversazioni della Elf arriva come una tegola sul capo per Strauss-Kahn, già costretto alle dimissioni da ministro delle Finanze del governo Jospin nel novembre del '99 per l’inchiesta giudiziaria sulla Mnef, la mutua studentesca vicina al Ps. Secondo l’avviso di garanzia inviatogli dalla magistratura l’ex-"super ministro" (com’era stato ribattezzato dalla stampa transalpina) sarebbe intervenuto personalmente per far versare alla sua segretaria un salario fittizio di 56 milioni di lire.

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Corruzione oppure
manovra politica?

Risvolti pesanti
in Francia