Gli
anime moderni: il filone della fantascienza
Il
papà del primo anime giapponese è stato Osamu Tezuka, che nel 1951 disegnò
Tetsuwan Atom, meglio noto all’estero co-me Astro
Boy.
Nel 1963 la televisione nipponica mandò in onda la prima puntata della
serie, che durò tre anni con 193 episodi, molti dei quali ri-masti inediti
al di fuori del paese.
Astro Boy era un robot, creato sulla imma-gine del figlio morto di uno
scienziato e in seguito finito in un circo di robot. Viene salvato dal
Dottor Elfun, e sotto la sua gui-da combatte ogni forza del male che
mi-nacci il genere umano. Attraverso Astro Boy, Tezuka voleva trasmettere
un semplice messaggio: amare tutte le creature, amare tutto ciò che
contiene vita.
Verso la fine degli anni Settanta uscì Galaxy
Express 999. Era la storia di un ragazzo, Tetsuro, che viaggia
tra le galassie in una sorta di locomotiva spa-ziale, incontrando nuove
forme di vita, sia ostili che amichevoli.
Lo
stile di Galaxy Express era più rifinito di quello di Astro Boy, frutto
di una netta evoluzione degli anime nel corso degli anni. La storia
fu poi trasposta in due film a lungometraggio e anche in una serie tv.
Sempre
dello stesso periodo è Capitan
Harlock, opera particolarmente
di suc-cesso in Italia. La prima serie, trasmessa censurata dalla Rai
nel 1979 in 42 episodi, è quella più famosa. Intitolata
"Il pirata spaziale Capitan Harlock", racconta della guerra
contro le mazoniane, donne vegetali alla conquista della Terra.
Nel 1982 uscì anche il film "L'arcadia della mia giovinezza",
trasmesso in Italia in quattro puntate e moltissimi tagli da Italia1.
E' un preludio alla seconda se-rie ("SSX orbita infinita",
in onda pochi anni fa sul circuito Italia7) ma ambien-tato in un'epoca
antecedente a quella della prima serie.