La valley dei miracoli
di Antonio Rossitto
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Sul tetto del mondo

 

Giuseppe Brancatelli
Sul tetto del mondo
Un catanese partito dal nulla, che adesso...

Non sembra nemmeno siciliano Giuseppe Brancatelli. Se non fosse per quella lieve cantilena si potrebbe quasi scambiare per uno del "continente". Pacato, parla a voce bassa, gesticola poco. Diverso dai suoi concittadini: sanguigni, veraci, rumorosi. Catanesi. Eppure questo ingegnere di 44 anni dell'imprenditoria siciliana è un simbolo. Aveva voglia di fare e non si è arreso di fronte a una mentalità stantia e gattopardiana, rifiutando l'inesorabile logica isolana dei favori e degli intrallazzi. E ce l'ha fatta. Senza un soldo in banca e con due genitori insegnanti di matematica in pensione.

Un signor nessuno che dieci anni fa, insieme a qualche amico, ha fondato l'Antech: società che oggi fornisce sistemi satellitari a Rai, Mediaset, Stream e Telepiù. Una delle prime aziende hi-tech a nascere all'ombra del vulcano. A quei tempi la St Microelectronics c'era già a Catania, l'Etna Valley no. Eppure bastò poco. Nel 1997 la multinazionale italo-francese produttrice di microchip inaugurò a Pantano D'Arci, area industriale a pochi chilometri dalla città etnea, un nuovo stabilimento. Gli anni erano propizi: l'euforia della new economy, il boom dell'hi-tech. Alcune multinazionali, come Omnitel, Nokia e Ibm investirono nell'area. Ma il coraggio venne anche a tanti siciliani che crearono dal nulla decine di piccole aziende sfruttando gli incentivi fiscali concessi dall'Ue, dal governo e dagli enti locali.

Lo stesso coraggio Giuseppe Brancatelli l'aveva già avuto. A metà degli anni Ottanta era un neolaureato in ingegneria elettrotecnica dal curriculum non proprio brillante. Tentò di entrare alla Sgs Ates, dalle cui ceneri sarebbe nata la St. Fece tre colloqui. E per tre volte si senti rispondere "no grazie". "Mia madre era disperata. Tutti miei amici lavoravano lì, mentre io collezionavo rifiuti. Ma la verità è che a lavorare per gli altri non mi ci vedevo proprio". Infatti dopo sei mesi apre una concessionaria Ibm. E si prende una piccola rivincita. "Mi chiamò - ricorda divertito - la Sgs per tenere un corso d'aggiornamento sul foglio elettronico. Gli alunni a lezione erano gli stessi che mi avevano bocciato ai colloqui".

L'indole c'è. Il gusto della sfida pure. Nel 1989 arriva pure l'idea: il "progetto Antech". Ma il comitato per la legge '44 sull'imprenditoria giovanile lo respinge. "Rivolgetevi a una società di venture capital" è il consiglio. Mesi di telefonate, contatti, colloqui. Fino a quando l'Iritech entra in società con il 49%.

Due anni di preparazione, di studi. E nel 1992 nasce la spa. Ma le difficoltà restano. "Non riuscivamo neanche a pagare l'iva. Le banche non ci aiutavano: eravamo in piena Tangentopoli. C'era la caccia alle streghe e un progetto finanziato dallo stato puzzava di illecito". Ma nel 1996 al posto dell'Iritech entrano nuovi soci e viene costituito un fondo di garanzia per le banche. La svolta è dietro l'angolo: un contratto di tre milioni di dollari con l'Ucraina per realizzare trasmissioni televisive in tutto il paese. Oggi l'Antech fattura 7 milioni di euro e dà lavoro a una cinquantina di persone.

Fine della storia? Non esattamente. Nell'aprile del 2002 Brancatelli abbandona la società. Ufficialmente per incomprensioni con l'amministratore delegato. "È stata una scelta sofferta. Gli amici dicevano che ero pazzo a lasciare tutto. Ma io non ho lasciato niente: tutta l'esperienza e la competenza di questi anni me le porto dietro. Avevo voglia di misurarmi con nuove sfide". Quali? Vendere un software gestionale agli alberghi di tutto il mondo. E produrre il vino migliore dell'Etna.


Dossier multimediale dell'Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino - maggio 2002