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valley dei
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I pionieri di St, azienda simbolo dell'Etna Valley Due
fatti recenti danno una dimensione del fenomeno Etna Valley. Il primo: i risultati
di uno studio sulla competitività territoriale effettuato dalla società
di consulenza Kpmg. Risultati sorprendenti: considerate 27 componenti di costo
relative a 12 settori la "Milano del sud" è la città europea
dove investire conviene di più. Il
secondo: l'annuncio del governatore siciliano, Salvatore Cuffaro. "Catania
- ha detto - sarà il centro strategico per lo sviluppo dell'isola".
Ergo: a breve nel capoluogo etneo saranno aperti gli uffici dell'Assessorato all'agricoltura
e l'industria. Sembra una banalità, ma è una rivoluzione. La politica
in regione si è sempre fatta a Palermo, città gattopardiana per
eccellenza: dove tutto deve cambiare perché niente possa cambiare. I palermitani
hanno sempre guardato i più laboriosi catanesi con la puzza sotto al naso.
Oggi gli indiscutibili successi ottenuti dall'Etna Valley cambiano tutto. Un successo che ha soprattutto il volto bonario e baffuto di Pasquale Pistorio. Il manager - nato nell'ennese, ma cresciuto a Catania - nel 1980 lasciò la Motorola per assumere l'incarico di amministratore delegato della Sgs-Ates (Iri-Stet), azienda statale di semiconduttori sull'orlo del fallimento. In quegli anni lo stabilimento catanese perdeva oltre 112% del fatturato. Per tutti era un "ramo secco da tagliare". Per Pistorio una sfida. Il manager chiamò a Catania Salvatore Castorina, siciliano anche lui, amico e compagno di studi negli anni dell'università al Politecnico di Torino. I due risanano i debiti e rilanciano la stabilimento. Nel
1987, dall'alleanza con i francesi della Thomson Semiconducteurs, nasce la St
Microelectronics. Oggi il "ramo secco" è diventato il terzo costruttore
al mondo di microchip e Catania il suo secondo centro di produzione al mondo.
E se appena cinque anni fa è stato inaugurato M5, il maggior impianto per
la produzione di memorie non volatili in Europa, oggi si costruisce M6, un nuovo
stabilimento per la lavorazione dei semiconduttori. Un investimento di 1,5 milioni
di euro e 1500 nuovi addetti che si aggiungeranno agli oltre 4000 che già
lavorano a Catania per l'azienda. Ma
la cosa più sorprendente è un'altra. M5 non è diventato l'ennesima
cattedrale nel deserto. Solo nell'indotto sono nate 200 imprese locali giovani
e dinamiche, che lavorano per St e impiegano altre 3000 persone. Ma a Catania
sono arrivate anche una trentina di multinazionali come Nokia - che ha investito
nell'area 300 milioni di euro - Ibm, Omnitel, Canon, Alcatel. Completano il panorama
una sessantina di azienda hi-tech di piccole dimensioni. Nate grazie a incentivi
per l'imprenditoria e l'intraprendenza di gente come Brancatelli. Dossier multimediale dell'Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino - maggio 2002 |