La valley dei miracoli
di Antonio Rossitto
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La forza delle idee
Qualcosa è cambiato
In principio fu Pistorio

 

Pasquale Pistorio
In principio fu Pistorio
I pionieri di St, azienda simbolo dell'Etna Valley

Due fatti recenti danno una dimensione del fenomeno Etna Valley. Il primo: i risultati di uno studio sulla competitività territoriale effettuato dalla società di consulenza Kpmg. Risultati sorprendenti: considerate 27 componenti di costo relative a 12 settori la "Milano del sud" è la città europea dove investire conviene di più.

Il secondo: l'annuncio del governatore siciliano, Salvatore Cuffaro. "Catania - ha detto - sarà il centro strategico per lo sviluppo dell'isola". Ergo: a breve nel capoluogo etneo saranno aperti gli uffici dell'Assessorato all'agricoltura e l'industria. Sembra una banalità, ma è una rivoluzione. La politica in regione si è sempre fatta a Palermo, città gattopardiana per eccellenza: dove tutto deve cambiare perché niente possa cambiare. I palermitani hanno sempre guardato i più laboriosi catanesi con la puzza sotto al naso. Oggi gli indiscutibili successi ottenuti dall'Etna Valley cambiano tutto.

Un successo che ha soprattutto il volto bonario e baffuto di Pasquale Pistorio. Il manager - nato nell'ennese, ma cresciuto a Catania - nel 1980 lasciò la Motorola per assumere l'incarico di amministratore delegato della Sgs-Ates (Iri-Stet), azienda statale di semiconduttori sull'orlo del fallimento. In quegli anni lo stabilimento catanese perdeva oltre 112% del fatturato. Per tutti era un "ramo secco da tagliare". Per Pistorio una sfida. Il manager chiamò a Catania Salvatore Castorina, siciliano anche lui, amico e compagno di studi negli anni dell'università al Politecnico di Torino. I due risanano i debiti e rilanciano la stabilimento.

Nel 1987, dall'alleanza con i francesi della Thomson Semiconducteurs, nasce la St Microelectronics. Oggi il "ramo secco" è diventato il terzo costruttore al mondo di microchip e Catania il suo secondo centro di produzione al mondo. E se appena cinque anni fa è stato inaugurato M5, il maggior impianto per la produzione di memorie non volatili in Europa, oggi si costruisce M6, un nuovo stabilimento per la lavorazione dei semiconduttori. Un investimento di 1,5 milioni di euro e 1500 nuovi addetti che si aggiungeranno agli oltre 4000 che già lavorano a Catania per l'azienda.

Ma la cosa più sorprendente è un'altra. M5 non è diventato l'ennesima cattedrale nel deserto. Solo nell'indotto sono nate 200 imprese locali giovani e dinamiche, che lavorano per St e impiegano altre 3000 persone. Ma a Catania sono arrivate anche una trentina di multinazionali come Nokia - che ha investito nell'area 300 milioni di euro - Ibm, Omnitel, Canon, Alcatel. Completano il panorama una sessantina di azienda hi-tech di piccole dimensioni. Nate grazie a incentivi per l'imprenditoria e l'intraprendenza di gente come Brancatelli.


Dossier multimediale dell'Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino - maggio 2002