La valley dei miracoli
di Antonio Rossitto
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La forza delle idee
Arance e microchip
Un futuro biotech

 

La zona industriale catanese
Un futuro biotech
È la scommessa del futuro. Assieme ai giovani

È un'impressione condivisa da molti: dopo la forte crescita degli anni passati, l'Etna valley adesso rallenta. Lo conferma Elita Schillaci, neo preside di Economia, che ammette una situazione di stallo. Niente di strano: Catania paga la crisi mondiale dei microprocessori, della St che dopo l'11 settembre ha visto scendere i profitti, da anni in febbrile aumento.

"Comunque - rassicura la Schillaci - l'azienda sta lavorando per costruire M6, il nuovo stabilimento. Quindi, malgrado la battuta d'arresto collegata alla crisi congiunturale, la voglia di ancoraggio territoriale della St è forte". I problemi a Catania piuttosto sono altri. La Schillaci ne elenca qualcuno: "C'è, ad esempio, l'Asi che è ancora imprigionata da vincoli giuridici, che non riesce a essere una struttura di servizio per le imprese. Poi sarebbe importante anche creare un altro polo, magari quello del biotech che vuole Scapagnini. Adesso c'è un monocentrismo: la St catalizza tutto".

Eppure qualcosa si sta muovendo. Alle multinazionali insediate nell'area se ne aggiungeranno altre. Colossi del settore farmaceutico come la Berna e la Wyete Lederle, che ha annunciato un investimento di 51 milioni di euro per incrementare la produzione di flaconi per le penicilline. I primi insediamenti nel polo biotech che Scapagnini vorrebbe affiancare a quello che ruota attorno a St.

Nell'indotto, sono circa 200 le imprese locali che lavorano solo per il colosso italo-francese. "Aziende cresciute moltissimo negli ultimi anni, specializzate in alto valore aggiunto e collegate alla produzione di St in settori che vanno dal catering alla logistica. Alcune si sono sviluppate anche all'estero accanto alla società italo-francese: in Irlanda e Singapore, ad esempio".

Proprio la Schillaci ha coordinato per l'università una ricerca che ha inventariato tutte le aziende presenti nell'area. "Oltre alla realtà che ruota attorno all'azienda ci sono poi imprese che sono fuoriuscite dalla St: gli spin-off. Poi ci sono altre realtà che, pur non essendo collegate alla produzione dei microchip, sono nel settore dell'information technology: come Antech o Zetech, ad esempio. Sono circa 170 piccole imprese, giovani e dinamiche. Questa è una realtà che si sta muovendo molto, ma senza un progetto strategico". Per lei, come per Brancatelli, uno dei problemi più gravi è, infatti, la scarsa voglia di associativismo.

Nessun dubbio invece sulle capacità imprenditoriali dei siciliani, soprattutto delle nuove leve. "Stiamo assistendo a un cambiamento molto importante: lo vedo soprattutto nei giovani. Quest'anno alla facoltà di Economia abbiamo avuto più di 1800 iscritti. Ma la cosa più interessante che la maggior parte di loro non cerca i percorsi tradizionali, il disimpegno. Anzi. Hanno voglia di fare impresa, di scommettersi, è in atto un grande cambiamento nella mentalità. Poi l'Etna Valley ha dato maggior fiducia nel territorio, imodelli di riferimento non sono più quelli classici: tutte le condizioni culturali stanno cambiando. Questa è la vera rivoluzione".


Dossier multimediale dell'Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino - maggio 2002