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A cura di
Stefania Zani

 
 

La parola all'architetto

 

"Quello che ho cercato di tenere sempre presente progettando il condominio Villaverde - spiega Sasso - è stato di creare a spazi amabili, in cui fosse gradevole vivere. C'è stato quindi uno studio della disposizione dei locali e delle finestre, e, per quanto rigurda l'esterno, ho pensato a un edificio che non sembrasse finto come tanti altri che lo circondano.
Volevo che sembrasse da sempre lì, capace di entrare nell'ambiente e nella storia di quel contesto urbano.
L'immagine globale doveva risultare dolce, consueta, stratificata: nè avveniristica, nè romantica, nè kitsch. Semplicemente normale. Volevo che avesse continuitą con il tessuto urbano e rivelasse modalitą esecutive artigianali e riferimenti legati alla tradizione".

 

 

"L'idea di costruire un condominio ha in parte diminuito la sensazione di non lavorare per la collettività ma per privilegiati che consumano per sè uno sproposito di risorse. Se moltiplicassimo per mille, per un milione, il nostro intervento - sia pur condotto secondo una ecologia da manuale - non faremmo altro che alimentare la crosta di edificato che ricopre la terra: la logica della casetta uni o bifamiliare, va detto subito, fa fatica a coincidere con quella del risparmio ecologico".

 

Ma naturalmente anche in questo caso, bisogna fare i conti con i soldi. Le costruzioni ecologiche costano in Italia dal 10 al 20 per cento in più, soprattutto a causa della distribuzione, che opera in regime di quasi monopolio. La logica inflessibile dell'economia vuole i massimi risultati con il minor investimento, che si traduce in una brutale rinucia a quegli interventi e materiali che alla fine risulteranno seppelliti sotto due centimetri di intonaco. Viene invece accettato ciò che appare a prodotto finito, quello che può caratterizzare il prodotto. "Insomma - racconta l'architetto - mi chiedono: 'Ci dica in breve cosa bisogna fare perchè sembri ecologico'. Il solo porsi del problema bioecologico - sia pure al mero livello di immagine - dimostra comunque una disponibilità e una apertura apprezzabili. La bioecologia - purtroppo e per il momento - abita altrove. Ma allora in Austria, Germania e Svezia, come fanno? Come è stato possibile realizzare quei villaggi lindi e fascinosi, quei condomini immersi nel verde con i bambini che giocano sulle strade - pedonali - e l'architetto che sorride alla gente intenta a recuperare acqua e rifiuti?".

Bolzano, si sa, ha il cuore che batte nella Mitteleuropa e nel nostro caso l'ok di massima arriva dall'alto e si inizia con la progettazione di quello che sarà il primo condominio ecologico italiano edificato dall'ente case popolari.

"Mi sono imbattuto - prosegue - nei tecnici: c'erano quelli curiosi ma scettici e quelli che dicono 'ma poi tocca a noi intervenire quando le cose non vanno...la normativa non lo prevede...non possiamo permetterci di fare esperimenti...cosa crede che l'Istituto le passi il rabdomante...'. Insomma, i tecnici vanno contattati uno a uno, cercando di creare il vuoto intorno ai più ostili.

 

L'obiettivo: cinque piani più cantina, una situazione d'angolo particolarmente ostica rigidissime prescrizioni sui limiti di edificabilità e sulla distribuzione: tot alloggi per due persone con questo numero di di stanze su tanti mq., tot alloggi per tre persone, più un alloggio per portatore di hadicap che sia facilmente accessibile e dei negozi.

 

 

"Con facilità riusciamo, io e i colleghi Aldo Di Collalto e Valentino Andriolo, a convincere i responsabili sull'opportunità di non creare posti macchina sotto gli appartamenti, raddoppiando invece la capienza di un garage sotterraneo vicino. Anche l'idea di un bar con terrazza su due piani piace: spunti di socializzazione".

Nello spazio verde: una concimaia, un luogo per la raccolta differenziata dei rifiuti, cespugli fruttiferi della zona. "Io - precisa Sasso - avevo pensato anche alla fitodepurazione: un sistema di tre laghetti dove deviare le acque grigie. L'acqua depurata sarebbe stata ustata per innaffiare. Analisi periodiche avrebbero accertato i livelli di depurazione: sarebbe stata una verifica sperimentale per eventuali iniziative future più ardite. Vicesindaco e presidente dell'Istituto non erano contrari, ma poi hanno prevalso i no: c'era il problema della manutenzione dei laghetti, e la loro eventuale pericolosità per dei bambini piccoli".

 

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