Percorrendo
i 27 chilometri e mezzo di tracciato previsto per l’idrovia
Padova – Venezia, di strutture già realizzate
e in gran parte lasciate marcire se ne incontrano tante. Qualcuna,
invece, non ha mai visto la luce.
Il punto
di partenza della nuova via d’acqua doveva essere l’interporto
di Padova. Un interporto situato nella zona sud est della
città e che oggi funziona a pieno regime: circa 1200
aziende e più di 25 mila addetti
lavorano in un’area che si estende per 11 milioni
di metri quadri. Quattro chilometri di ferrovia
collegano il complesso agli assi Trieste – Venezia –
Verona – Milano – Torino e Padova – Bologna
– Roma. Nel 2001 più di seimila treni
hanno collegato l’interporto con i principali porti italiani
e del Nord Europa. Grazie alla sua attività l’interporto
di Padova è diventato il primo interporto a livello
nazionale con quasi 300 mila TEU di merci transitate.
Del porto sull’idrovia che doveva far parte di questa enorme
struttura non c’è traccia. La via acquatica Padova
– Venezia infatti si ferma qualche metro prima a ridosso
della zona industriale patavina.
Percorrendo il tracciato previsto dal progetto
nella provincia di Padova si incontrano quattro ponti
stradali che superano l’idrovia: il primo è
nella zona industriale, a ridosso dell’interporto, il più
grande invece fa transitare sopra all’acqua i camion e le
macchine sull’autostrada A13 Bologna – Padova.
Proprio al confine tra le due province venete,
sulla strada provinciale 20 in località Vignovo,
c’è la più grande struttura del complesso
idroviario: la chiusa mobile a destra del Brenta
che, una targa in cemento armato davanti al manufatto, fa risalire
al 1981. Subito dopo questa chiusa l’idrovia termina il
suo tracciato schiantandosi contro l’argine del fiume Brenta,
che ne taglia perpendicolarmente il percorso. Proprio da un argine
all’altro di questo fiume, qualche decina di metri più
a sud dell’idrovia, c’è un ponte di
attraversamento praticamente finito.
Nell’area in cui l’idrovia non è
stato scavata, cioè tra il Brenta il Taglio Nuovissimo,
canale verso la laguna veneziana che scorre accanto alla statale
Romea, ci sono nove ponti stradali e un ponte ferroviario
sulla linea Mestre – Adria perfettamente funzionanti. Svettano
su campi coltivati perché di acqua lì sotto non
se ne vede l’ombra. Questi i ponti già costruiti
che hanno ridisegnato tutta la viabilità della zona:
sulla provinciale 17 Prezzolo – Vigonovo
sulla provinciale 20 Stra – Vigonovo
sulla comunale da Galta a Fossò
sulla provinciale 12 Casello 9 – Piove di Sacco
sulla provinciale 19 Dolo – Camponogara
sulla provinciale 13 Antico alveo del Brenta
sulla comunale Sambruson – Lughetto
sulla linea ferroviaria Mestre – Adria
sulla comunale di Piazza Vecchia
sulla statale 309 Romea
L’idrovia ricomincia il suo percorso apparendo
all’improvviso dall’argine sinistro del Taglio Nuovissimo,
canale scavato dal naviglio Brenta e che corre parallelo alla
Romea fino a Chioggia. Dopo alcuni chilometri d’acqua si
scorge un’altra grande infrastruttura: la conca
Romea. In questo punto il letto del canale artificiale
si allarga e una chiusa mobile, formata da tre coppie di paratie,
avrebbe dovuto regolare il dislivello dell’acqua prima dell’ultimo
tratto. Anche questa chiusa è finita e lasciata marcire
alle intemperie.
L’idrovia infine durante il suo percorso
incontra anche: banchine in prossimità di quello che doveva
essere il porto di Padova, un binario per l’elevatore dei
containers, una botte a sifone che sottopassa il porto e una sullo
scolo Galta, opere murarie di vario tipo sul Brenta. |