L’idrovia
allo stato attuale non è funzionale. Nei
giorni estivi serve come spiaggia per bagnanti
con pochi soldi in tasca e ricovero in cavane di fortuna
per piccole imbarcazioni private. Nella parte veneziana lungo
l’argine sono spuntati veri e propri moli. Di notte invece
le frasche lungo l’argine creano un luogo fin troppo
appartato per la prostituzione.
Il canale è stato progettato per chiatte
fluviali di dimensioni di 80 x 9,5 x 2,5 metri con una capacità
massima di 60 TEU (circa 1320 tonnellate). Secondo uno studio
del professor Lanfranco Senn, docente alla Bocconi, commissionato
dall’interporto di Padova e presentato in apertura di Tramag
(Salone internazionale movimentazione. Logistica, trasporti, multimodalità)
a Padova il 25 settembre 2002, per completare l’idrovia
così com’è sarebbero necessari 70
milioni di euro.
Nella storia contrastata di questo canale artificiale
però a un certo punto ci si mette di mezzo pure l’Unione
Europea che sui trasporti delle merci sta attuando da anni una
politica innovativa. Per essere adeguata agli standard continentali
dunque, l’idrovia dovrebbe essere ingrandita e cambiare
di classe passando dalla quarta alla quinta. Le chiatte
fluvio – marittime dovrebbero essere molto più grandi
(114 x 13 x 3,5) con una capacità massima di 225 TEU (circa
4950 tonnellate). Una portata quasi quattro volte più grande
che comporterebbe ulteriori scavi e allargamento degli argini.
Sempre secondo lo studio del professor Senn
l’adeguamento costerebbe il doppio, circa 143 milioni di
euro, ma potrebbe essere completato in un tempo
breve, più o meno cinque anni. Forse proprio
per una questione di costi qualcuno già pensa a un uso
alternativo
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