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Di qua e di là
 
 
 

-Vittorio Brancati
- Marco Marincic
- Mirko Brulc
- Alberto Gasparini
 
Aprile 2004
sito realizzato da
Raffaele Vitali

 

LA FIDUCIA DEL SINDACO
"Se abbiamo, noi e voi, commesso degli errori, è tempo di andare avanti insieme, di superarli e il 2004 con l’allargamento può essere il momento ideale.La storia camnbierà, saremo concittadini".

Mirko Brulc
Sindaco di Nova Gorica

 

Siamo di fronte al reticolato: lei da un lato, Brancati dall’altro, come immagina questo momento?

Ricco di aspettative. Sarà una grande festa, stiamo pensando come organizzarla al meglio, forse verrà anche il presidente della Commissione Europea Romano Prodi, ci sarà la stampa, faremo in modo che sia un giorno importante, come tanti del passato. Il passaggio all’Unione Europea è un momento importante ma siamo già preparati.

Cosa intende con “siamo già preparati”, n on crede che i cittadini potranno risentirne?

Ormai solo gli anziani hanno paura dell’Italia. Continuano a vederla come negli anni ’70, come un grande impero economico pronto a inglobarci. La cultura e l’economia del vostro paese sono da sempre motivo di attrazione, ma anche di paura. Ma continuo a credere e a cercare di far capire ai miei concittadini che anche noi abbiamo la nostra storia: mille anni non possono essere cancellati o annullati dalla vostra, seppur meravigliosa, storia. Le nostre tradizioni e i nostri valori sono ormai radicati in noi e un superamento è impensabile, magari impareremo a farli convivere con i vostri e viceversa.

Cominciando dalla storia, non crede?

È vero, ancora si sente parlare delle Foibe e l’impressione è che sia un tema che torna di attualità ogni volta che siamo di fronte a un momento politico importante. C’è sempre una parte politica che è pronta a tirare fuori il passato per farne un uso spiacevole. Ma se abbiamo, noi e voi, commesso degli errori, è tempo di andare avanti insieme, di superarli e il 2004 con l’allargamento può essere il momento ideale.

Cosa sta facendo per favorire la collaborazione fra le due città?

Partendo dall’educazione. In Slovenia abbiamo due lingue obbligatorie a scuola, lo sloveno e l’inglese. Questo ha sempre comportato un rapporto diretto con i paesi centro -europei più che con l’Italia. Cosa normale data la vicinanza con il suo paese. La riforma, strutturata durante il mio mandato di sindaco, prevede un primo ciclo scolastico di nove anni, in cui le famiglie possono scegliere fra le materie facoltative anche l’italiano. È un primo passo, che credo importante. Nova-Gorica non è mai stata una realtà bilingue, come è invece Capo d’Istria, ma questa riforma può aiutare i giovani a imparare la lingua di coloro che dal primo maggio saranno dei “concittadini”.

Un’idea che dovrebbe condividere anche con il sindaco di Gorizia?

So che anche in Italia si sta pensando qualcosa del genere, ma c’è una differenza importante. Mentre da voi la minoranza slovena è forte e radicata e quindi già in possesso di strutture adeguate e specifiche, in Slovenia manca una minoranza italiana. Questo vuole dire che ogni passo fatto verso l’italiano, da noi è finalizzato alla nostra gente mentre in Italia chi vuole imparare lo sloveno è quasi sempre un cittadino appartenente alla minoranza slovena. Anche se i quotidiani colloqui con il collega Brancati mi hanno rasserenato, secondo le sue cifre sono in aumento le famiglie che decidono di far studiare lo sloveno ai propri figli nelle normali scuole statali.

Cadendo il confine, cadranno anche le diffidenze?

Diamo tempo al tempo, solo il fatto di non vedere più la rete farà sentire le due città più vicine.

Preoccupazioni?

La delinquenza. Non mi preoccupa il confine croato che è ben controllato e da cui difficilmente posson arrivare immigrati. È quello con l’Italia a impensierirmi. A Nova Gorica non abbiamo una vera immigrazione. La popolazione del sud del mondo si ferma in Italia o dall’Italia prosegue verso il centro Europa, la caduta del confine aprirà la strada anche a queste persone, fra cui spesso si trovano pure dei delinquenti. La nostra è una società abbastanza benestante, ma impreparata a fronteggiare la marea d’immigrati che caratterizza il vostro paese. Questo un po’ mi preoccupa ma sapremo vigilare, ne sono sicuro, e ci stiamo già preparando.