Morti due volte

"Cresceva, cresceva il mio bambino. Andrà in paradiso. Ripeteva mia suocera”. Paolo era in braccio alla sua mamma. Aveva 40 giorni. La guerra ha ucciso anche lui. Domenica Burioni, 90 anni. E’ una delle due sopravvissute alla strage di Fragheto. Il 7 aprile del ’44 ha perso oltre a Paolo, anche il figlio più grande, Mario, di quindici mesi, e suo marito Nazzareno Gabrielli, 33 anni. Quel giorno insieme con loro furono trucidate 30 tra donne, uomini e bambini. Una strage nazifascista che per molti anni non si è raccontata, sepolta per cinquant'anni nell'"armadio della vergogna". Sessanta'anni dopo è stata aperta l'inchiesta dalla procura militare di La Spezia. I nomi dei responsabili sono scritti nero su bianco nell'istanza che ha permesso la riapertura delle indagini, ma i tempi della giustizia si allungano. La procura militare di La Spezia come prevede l'ultima legge Finanziaria sarà soppressa e ancora non si sa che fine farà il fascicolo sull'eccidio aperto solo due anni fa.

Era venerdì santo. La guerra era arrivata a Fragheto, frazione del comune di Casteldelci, nelle colline marchigiane. I partigiani dell'ottava Brigata Garibaldi chiedevano spesso rifugio e cibo agli abitanti. La linea gotica passava proprio a pochi passi da lì. La mattina del 7 aprile i partigiani lasciarono Fragheto, dopo una notte passata nelle stalle e nelle case. Alle 17,30 vennero giù dalla macchia quindici, venti soldati tedeschi del Sturm-Bataillon OB Sudwest. Quel pomeriggio di 71 abitanti a Fragheto ne restarono 41. Morirono donne, bambini e anziani.

Oggi restano le case sventrate. E una domanda: perché tanta ferocia? Perché uccidere donne, bambini, anziani? "Certamente l'estremo tentativo di difesa di un contadino appena arrivati al paese ha acuito l'ira dei tedeschi - spiega lo storico Marco Renzi - ma tanta ferocia contro donne e bambini aveva una copertura in un ordine del maresciallo Albert Kesselring, comandante delle forze militari tedesche, ricevuto pochi giorni prima. Ogni villaggio in cui era stata trovata presenza di partigiani o nel quale fossero stati recati attacchi contro soldati tedeschi e italiani doveva essere raso al suolo". Da parecchi mesi, infatti, le truppe tedesche erano alle prese con un gruppo molto ben organizzato di partigiani, l'ottava Brigata Garibaldi (foto), che aveva causato non pochi problemi nella zona appenninica tra l'Emilia e la Romagna. "Quella di Fragheto - racconta Andrea Bianchini, presidente dell'Istituto di storia contemporanea della provincia di Pesaro Urbino - rientra in un’operazione volta ad annientare e distruggere il nascente movimento partigiano che proprio in quei giorni al confine tra le Marche, la Romagna e la Toscana aveva portato circa 6-700 uomini dalla pianura".

Un venerdì santo che resta avvolto nel silenzio per molti anni. Le inchieste aperte dopo la seconda guerra mondiale furono archiviate perché non si riuscì a trovare nessuno dei responsabili. Fino al 1994. Quando, in un corridoio del palazzo del Consiglio superiore della magistratura militare di Roma, fu ritrovato un armadio con le ante rivolte verso il muro. Seppelliti per cinquant'anni 2775 fascicoli relativi alle stragi compiute dai tedeschi e dai nazisti. Fra questi una decina si riferisce alla strage di Fragheto.

L’inchiesta per trovare i responsabili è stata aperta nell’aprile del 2006, a capo il magistrato Marco De Paolis. “La legge finanziaria del 2008 ha previsto un ridimensionano della giustizia militare. In particolare si sopprimono sei procure militari e sei tribunali militari, fra cui la procura e il tribunale militari di La Spezia. Quindi le indagini che riguardano i crimini di guerra e quelli della seconda guerra mondiale, fra cui anche quella di Fragheto, cesseranno di essere seguite da questo ufficio per passare alla competenza della procura militare di Roma. I tempi si allungheranno". E le speranze di ritrovare in vita qualcuno dei responsabili si assottigliano.

Un'altra sconfitta soprattutto per chi da decenni lavora per tirare fuori la verità, come conferma l'avvocato che ha fatto riaprire le indagini, Lorenzo Valenti: "Il tempo trascorso dalla presentazione dell'istanza purtroppo mi lascia presagire che non ci sarà l'apertura del procedimento penale, visto che sarà difficile trovare in vita ancora qualcuno degli indagati. Tuttavia la speranza non muore, ma sicuramente la previsione della chiusura del tribunale militare di La spezia e il trasferimento del fascicolo ritarderanno ulteriormente le operazioni. Quindi ci possiamo aspettare la chiusura dell'inchiesta". Stesso pessimismo da parte dello storico Renzi: "Questo è un duro colpo. Le ricerche su Fragheto, che ho condotto assieme agli istituti storici di Pesaro, Forlì e di Rimini, non sono volte a individuare i responsabili per una punizione postumadopo altre sessant’anni, ma a scoprire la verità. Se c’è un processo che può essere riaperto che si faccia, non tanto per condannare un 85enne o un 90enne, ma perché ci raccontino come è andata veramente, se è possibile".


A Fragheto abitano cinque persone. Tra le lapidi che ricordano i morti impera un silenzio assordante. Nel 2005 il paese è stato insignito della medaglia d'argento al valore civile. La scuola elementare di Casteldelci è intitolata a Maria Gabrielli, colpita da due pallottole: una al cuore e l’altra al piede. Aveva sette anni. La sua immagine rivive “alla rosa” (foto): una bimba lancia in alto una colomba. E' una scultura. Intorno a lei i nomi dei caduti nelle due guerre mondiali. Questa è l'unica giustizia che per ora è toccata alle trenta vittime dell'eccidio.