La strage dimenticata

Subito dopo la guerra, la diffidenza, le paure di ritorsioni e sopratutto la voglia di dimenticare in fretta per ricostruire una comunità hanno infangato l'eccidio. Un documentario della Rai, negli anni '80, realizzato dal regista Florestano Vancini, fu un lavoro che più che portare alla luce i fatti ha rappresentato una comunità con la sua memoria lacerata: da una parte i cittadini di Fragheto, dall'altra le logiche del gruppo partigiano dell'ottava Brigata Garibaldi, in un gioco di accuse che di certo non è riuscito a rendere giustizia alle vittime.

Solo le ricerche di alcuni storici locali hanno meticolosamente ricostruito i fatti attraverso le testimonianze dei pochi sopravvissuti e lo studio dei fascicoli della strage. Molti restano i punti oscuri. " Se il contesto, gli esecutori e la volontà poltica che hanno portato a compimento la strage sono acclarati - spiega il direttore dell' (ISCOP), istituto di storia contemporanea della provincia di Pesaro-Urbino Andrea Bianchini - ci sono molte zone d'ombra per la mancanza di documentazione. Le ultime ricerche e testimonianze rendono chiaro che queste azioni non potevano essere fatte senza un appoggio logistico, strategico, informativo degli italiani. Nel caso di Fragheto ci sono riscontri diretti. Lo stesso Arturo Emiliani, a capo del fascio repubblicano che aveva aderito al sistema informativo tedesco, scrisse a Mussolini un memoriale in cui si vantava di avere partecipato al rastrellamento. Inoltre sappiamo da alcuni sopravvissuti all'eccidio di Fragheto che durante la strage sentirono parlare italiano".

Inoltre, molti buchi storiografici sono dovuti al fatto che dopo la guerra questa strage, come tante altre simili in tutta Italia sono cadute nel dimenticatoio, con grande responsabilità da parte delle istituzioni: "Queste stragi sono subito entrate in una sorta di forzata dimenticanza - aggiunge Marco Renzi, uno degli storici locali che si è da sempre occupato dell'eccidio - da una parte comprensibile per il dolore e per le drammatiche conseguenze. Poi perchè Fragheto è una località piccola e isolata e i sopravvissuti non hanno ricevuto da nessuno, neanche negli uffici dei tribunali dell'epoca nessun tipo di aiuto. Il processo dell'epoca finì con una insufficienza di prove estesa a tutti e dalle testimonianze emerge il loro timore a raccontare davvero come si erano svolti i fatti. Probabilmente temevano ritorsioni dai loro ex avversari fascisti e aguzzini visto che molti erano tornati in zona impunemente".

 

Per conoscere i retroscena e le ultime ricerche ascolta le interviste ai due storici locali:

Ascolta l'intervista a Andrea Bianchini, direttore dell' (ISCOP), istituto di storia contemporanea della provincia di Pesaro-Urbino (clicca qui per ascoltare il file)

 

Ascolta l'intervista a Marco Renzi, storico e autore del libro "La strage di Fragheto (7 aprile 1944) Nuove verità, reticenze, contraddizioni (clicca qui per ascoltare il file)

Tutti i documenti delle ricerche storiografiche sono raccolte in un piccolo museo che si trova nel paese di Casteldelci.

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