Ho
il tetto sfasciato da almeno 15 anni. Ci ho messo sopra un telone
altrimenti mi piove dentro casa. Non posso fare di più: per
manutenzioni così grosse può intervenire solo ANAS,
unico proprietario dell’immobile”.
Il signor Giuseppe ha fatto per dieci anni
il cantoniere semplice e per altri dieci capo cantoniere sullo stesso
tratto di strada (“cantone”) in Romagna. Faceva manutenzione
alla rete stradale, riparava cartelli divelti, d’inverno spalava
la neve e gettava il sale. La sua è una professione ormai
morta perchè da tempo ANAS appalta la manutenzione della
rete stradale a ditte specializzate.
Giuseppe è stato assunto da ANAS nel
1976. Da quando è andato in pensione una decina di anni fa
rischia di dover fare le valigie e lasciare la casa dove ha vissuto
e cresciuto i figli. Ma non può lamentarsi più di
tanto: come lui stesso ammette, vive quasi da “clandestino”
in un immobile che non è mai stato suo e che non ha più
diritto a utilizzare. Anche per questa ragione ha preferito non
rivelare il suo cognome.
“Ogni mese pago un affitto simbolico
che nessuno mi ha mai chiesto. Ma se ANAS fa arrivare a casa una
lettera di sfratto come ha fatto con altri colleghi, devo alzare
i tacchi e andarmene”.
Le case cantoniere sono piccole gemme sparse
per l’Italia. Chi viaggia in automobile, le può incontrare
dappertutto, spesso in luoghi da sogno, a lato della strada. Molte
sono in rovina, con vetri sfondati, buchi nelle pareti e porte scardinate.
Eppure questi fabbricati - sarà per quel color amaranto un
po’ così, da mondo che non c’è più
- conservano un certo fascino, come quegli edifici abbandonati che
si vedono da sempre ma di cui non si sa nulla o quasi. E alla fine
non ci si fa più caso, perché diventano tutt’uno
con il paesaggio in cui sono immersi.
Queste costruzioni sono fatte tutte più
o meno allo stesso modo: il colore delle pareti è interrotto
da fasce bianche che corrono lungo l’edificio. Pochi ci fanno
caso ma il verde degli infissi è stato scelto per richiamare
il tricolore. Nella facciata laterale in genere appare uno spazio
bianco dove sta scritto a caratteri neri il nome della strada statale
e l’altezza del chilometro dove si trova l’immobile.
Si tratta di edilizia pubblica fascista: le prime case cantoniere
sono state costruite durante il Ventennio come pertinenze delle
strade dove abitavano i lavoratori ANAS assunti con la qualifica
di cantonieri o capi cantonieri.
Viene da chiedersi per quale ragione moltissime
case cantoniere siano ridotte a topaie da una vita, perché
tale incuria nel gestire beni che in buona parte appartengono ancora
al demanio pubblico. “Molto spesso siamo noi ex capi cantonieri
- spiega il signor Giuseppe - che ancora abitiamo nelle case a prenderci
cura di questi edifici. Ma chi fa la manutenzione alla casa se ci
sbattono fuori e non le vendono?”
“Pensi - continua Giuseppe - che vicino a Forlì ce
n’era una messa benissimo ma da quando il capo cantoniere
che viveva lì è stato mandato via, la casa è
a pezzi e infestata da sterpaglie. A Osteria Nuova invece c’era
una casa cantoniera in malora che alla fine è crollata. Ora
l’hanno buttata giù e al suo posto non è stato
costruito niente”.
Anche se in tutte le case cantoniere sopra
la porta d’ingresso c’è un insegna con scritto
“ANAS - Casa Cantoniera”, non si può buttare
la croce addosso alla società. Anche perché da qualche
tempo questi fabbricati non sono più tutti quanti in mano
ad ANAS.
Alcune case sono passate agli enti territoriali
(Regioni e Province). Altre sono tuttora la residenza di ex capi
cantonieri in pensione, che però spesso le abitano senza
alcun titolo, solo perchè ANAS non può o non vuole
mandarli via.
Altre ancora sono state messe all’asta
(per un esempio vedi qui) e comprate da privati, che le hanno usate
nei modi più diversi: c’è chi abita nell’immobile,
chi ci ha aperto un ristorante o un bed and breakfast, chi l’affitta.
Qualcuna infine è finita al centro di
fatti di cronaca: occupazioni di studenti e manifestanti, irruzioni
di senza tetto, impiego per spazi di discussione e assemblee. Con
conseguenze paradossali dietro l’angolo: un po’ per
la vecchiaia degli edifici e un po’ per la scarsa manutenzione,
chi mette piede in certe case cantoniere oltre a ritrovarsi tra
polvere, ragnatele e piccioni morti, rischia pure che da un momento
all’altro gli crollino pezzi di intonaco addosso o - nei casi
peggiori - il soffitto intero. |