Nel 1998 il decreto 112 (in attuazione
della legge Bassanini dell’anno precedente) ha stabilito quali
strade devono rimanere allo Stato e quali alle regioni.
Sono seguiti una serie di incontri tra l’allora
Ministero dei Lavori Pubblici, le Regioni e l’ANAS per capire
come dare attuazione a questo decreto. Due le ipotesi sul tavolo:
far conservare ad ANAS la maggior parte delle strade statali oppure
trasferire una fetta della rete stradale (e delle relative pertinenze)
alle Regioni.
Nel 1999 con il dlgs. 461 è stata definita
la “rete stradale di interesse nazionale”.
L’anno dopo è stato compilato
un elenco di strade che - per converso - sarebbero rimaste fuori
dal precedente elenco e che quindi vanno considerate strade regionali.
Morale: su circa 45 mila chilometri di strade nazionali un tempo
gestite da ANAS, grossomodo 20 mila chilometri, sono stati trasferiti
alle regioni. Di conseguenza sono passate anche tutte le pertinenze,
come case cantoniere, magazzini e beni mobili.
Non solo: nuove strade significano nuove responsabilità
e quindi nuovi costi. Per questa ragione lo Stato ha stanziato anche
consistenti somme di denaro alle regioni. Nel 2000 un decreto del
presidente del Consiglio dei Ministri datato 22 dicembre ha individuato
l’ammontare di risorse da destinare a Regioni ed enti locali
per gestire le strade ereditate da ANAS.
Poi ogni Regione ha deciso con propria legge
se tenersi le strade o trasferirle alle Province.
L’Emilia Romagna in particolare
con la legge regionale 12 del 2001 ha trasferito l’intera
rete stradale ricevuta da ANAS alle Province.
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