Una famiglia porta il Vangelo nel ‘deserto’ della strada
Pubblicato il 23/04/2012
Ascoltano il grido del popolo della notte, entrano in punta di piedi nelle storie delle persone che abitano le zone più ‘calde’ della città e portano la gioia dell’incontro con Cristo Risorto e la loro testimonianza di vita. Giovanna e Denis, con i loro figli Nancy, Noemi e Davide, fanno ‘evangelizzazione di strada’, portando il vangelo là dov’è nato, nella strada appunto, come faceva Gesù duemila anni fa. Le vie e le piazze delle città diventano così una terra di missione, luoghi di incontri inattesi, sorprendenti, che diventano momenti di svolta nella vita delle persone. Per questa coppia che abita a Jesi, vicino ad Ancona, la più grande povertà oggi è la morte dell’anima: in terre lontane si muore di fame, qui si muore di indifferenza, superficialità, mancanza di amore.
“Incontrando tanti giovani – dice Giovanna – ho scoperto che nel loro cuore c’è una grande sete di verità, di ascolto, di amore che per me è uguale a sete di Dio. Ho la certezza che il vero problema non è tanto la tossicodipendenza, l’alcolismo, la criminalità, anche queste cose certamente, ma credo che queste sono solo delle conseguenze. I ragazzi cercano l’amore e la felicità in strade sbagliate, inseguono le proposte seducenti del mondo e vengono sedotti da paradisi artificiali che portano solo al non senso e alla morte. Quindi noi abbiamo il dovere di dire che c’è Qualcuno che li ama, che Gesù è la via per raggiungere la pienezza di gioia e di pace”.
“Anche noi abbiamo fatto parte del mondo della strada, delle discoteche, dello sballo - dice Denis – quindi sappiamo cosa vuol dire andare oltre il limite del divertimento, anche con le sostanze stupefacenti”. Giovanna a 21 anni scopre di essere incinta, entrambi sono felici, ma in realtà schiavi delle loro ferite. Denis poi dalle droghe si butta nell’alcool, diventa violento, ci sono delle liti e questo porta Giovanna a chiedere aiuto a Dio. “Mi sono trovata in una solitudine mortale – racconta Giovanna – cosi ho iniziato pian piano a rientrare in chiesa, quella stessa chiesa che nell’adolescenza avevo ripudiato incominciando una vita di preghiera. A un certo punto ho scoperto anche un tradimento, ho preso le bambine e sono andata via di casa. Ho mandato la lettera di separazione, ma non ho mai smesso di pregare”.
“Ho capito subito l’errore che avevo fatto – continua Denis – mi sono messo a nudo di tutti i miei sbagli e ho detto davanti a un quadro di Gesù: <<L’ho combinata davvero grossa, ma se mi ridai mia moglie, le mie bambine, ti prometto che cambierò vita e ti donerò la mia famiglia>>”. Dopo una settimana Giovanna torna a casa per prendere delle cose e Denis gli chiede una seconda possibilità. Lei lo perdona e questo gesto gli tocca profondamente il cuore. “Il perdono è nato proprio attraverso la preghiera – continua Giovanna – è stato sofferente, ma attraverso di esso, abbiamo cominciato un cammino insieme e abbiamo sentito una seconda chiamata, testimoniare le meraviglie che Dio aveva compiuto nella nostra famiglia. Quando hai fatto un’esperienza di morte, di dolore e grazie all’amore di Dio sperimenti la gioia della resurrezione non puoi fare a meno di andare e dire quello che hai trovato, soprattutto a quei giovani che stanno percorrendo vie per raggiungere la felicità che a noi hanno portato alla morte”.
Da tre anni Giovanna e Denis appartengono alla realtà di Nuovi Orizzonti, un’associazione nata a Roma negli anni ’90, quando Chiara Amirante, una ragazza romana, incomincia ad andare alla stazione Termini a incontrare quell’umanità di disperati, emarginati e bisognosi che abitano per la strada.
Luis, Diletta, Mirco, Elena, Serena, Lorenza, Fabio, sono questi i nomi di alcuni ragazzi che oggi si sono uniti a questa famiglia e insieme vanno per le vie e le piazze di Jesi, Ancona, Urbino e di altre città delle Marche. Vengono da esperienze di vita differenti, chi da una vita apparentemente normale, chi dal mondo della droga, della sesso-dipendenza, della solitudine, ma sono tutti accomunati dallo stesso desiderio: portare l’amore e la gioia in un mondo dominato dal consumismo e dalla logica dell’usa e getta, dove spesso si dà solo per avere. Ai giovani che incontrano non impongono la fede, semplicemente li ascoltano, chiedono ‘come stai?’, raccontano e condividono la loro storia e molti rimangono incuriositi, colpiti dalla loro vita, ma soprattutto dalla gioia dei loro volti.
Luis è un ragazzo argentino. Arrivato in Italia tre anni fa, ha incontrato questa giovane famiglia: “Evangelizzo per strada perché anche io prima facevo parte di quel mondo, indossavo tante maschere per diventare qualcuno che non ero, per essere accettato e riempivo la mia vita di tante cose superficiali, ma sentivo un grande vuoto dentro e non ero felice. Ho incontrato Gesù quando ho conosciuto il Suo Amore e per la prima volta mi sono sentito veramente amato per quello che ero. Quanti sguardi spenti, tristi. Quanta sofferenza è nascosta nelle storie delle persone che incontro, dietro i volti di tanti che all’apparenza sembrano avere tutto ed essere felici”.
Ci sono poi dei ragazzi che da anni non entrano più in chiesa, ma dopo un incontro con una persona che li ha fermati, rimangono colpiti, si fanno delle domande, si mettono in gioco, incominciano un cammino di fede e a loro volta vanno in strada ad ascoltare e a raccontare la loro testimonianza. E’ la storia di Stefano, un ragazzo trentino che studia a Urbino.
Da ottobre è nato a Jesi anche un centro di evangelizzazione dove organizzano concerti, spettacoli, flashmob, per usare linguaggi nuovi che possano arrivare meglio ai giovani. Un’iniziativa semplice è la luce nella notte: i ragazzi fermati in strada vengono invitati in una chiesa a fare un piccolo percorso di preghiera.