“A pagare saranno i cittadini” La denuncia di Dottorini (Idv)


Pubblicato il 17/04/2012                          
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Il capogruppo dell'Idv al Consiglio regionale umbro, Oliviero Dottorini. Fonte: www.umbria24.it

PERUGIA – A pagare per tutti alla fine potrebbero essere gli stessi cittadini. Se i lavori al cantiere della Guinza riprenderanno, pedaggio, cattura di valore, oneri di urbanizzazione e un contributo pubblico per 45 anni renderebbero oltre tre volte l’investimento previsto dei privati. A denunciare il pericolo è Oliviero Dottorini, capogruppo dell’Italia dei Valori in Consiglio regionale umbro.

Cosa prevede l’ipotesi di piano finanziario in discussione?

“I costi per la E78 sarebbero ridicoli rispetto ai ricavi di cui potrebbero beneficiare i privati. Si prevede di ricavare annualmente 99,9 milioni di euro dal pedaggio, 57 milioni di euro dalle concessioni Aree Leader (centri di sviluppo produttivo, i cui proventi concorrono a coprire l’investimento anticipato dai privati per realizzare l’opera, ndr) 24 milioni di euro di Ici e oneri di urbanizzazione, 15 milioni di euro dalle fondazioni bancarie, circa 6 milioni di euro dalle Camere di commercio di Grosseto, Arezzo, Siena e Pesaro-Urbino e infine 89 milioni di euro di contributo statale. In totale fanno 294 milioni di euro annui di entrate per 45 anni (circa 13 miliardi di euro, ndr), a fronte di un investimento di poco meno di 4 miliardi di euro.

Cosa significa per i cittadini?

“Il gioco è questo: i privati accedono al mercato e anticipano le risorse finanziarie, la collettività – direttamente attraverso il pedaggio e indirettamente attraverso la fiscalità generale o municipale – ripaga l’investimento nella sua interezza, con tanto di lauti interessi. Ma allora perché non ci pensa lo Stato, la Regione, i Comuni a investire per completare l’opera?

Esistono simulazioni di traffico? C’è il rischio che si possa seguire l’esempio della Pedemontana Veneta con ulteriori indennizzi nel caso di mancato raggiungimento delle percentuali di traffico previste?

“Credo di si. Come avviene spesso, c’è il rischio che il progetto sovrastimi i flussi di traffico e quindi i proventi derivanti dal pedaggio. In quel caso è probabile che verrebbe chiamato ancora una volta il pubblico a sopperire”.

La maggioranza di centrosinistra, capeggiata da Katiuscia Marini, non ha accolto la vostra mozione dove mostravate possibili rischi su costi per i cittadini e ambiente. Con quali motivazioni?

“Si afferma che l’opera è indispensabile, che ormai non è più tempo per ripensamenti. C’è una sorta di strategia keynesiana che interpreta le grandi opere come molla per attivare risorse: così la realizzazione di una strada diventa volano per lo sviluppo. Questo, per carità, ha una sua razionalità. Ma non è che possiamo fare un’opera senza calcolare eventuali rischi. Se il principio è quello di immettere risorse nel mercato, potremmo investire sulle fonti rinnovabili, su un grande piano di recupero urbano ed edilizio, sulla riconversione del nostro apparato produttivo”.

Ritiene la Due Mari un’infrastruttura funzionale agli interessi dei cittadini?

“Noi siamo per il completamento della E78, già in parte realizzata. Ma riguardo all’utilità ritengo che il rapporto tra investimenti e funzioni che svolgerà sia nettamente insoddisfacente. Riteniamo che le difficoltà economiche che sta attraversando l’Altotevere siano solo in minima parte riconducibili alle carenze infrastrutturali: assenza di politiche dell’innovazione, difficoltà a visioni strategiche, politiche pubbliche non in grado di valorizzare l’imprenditoria sana, coraggiosa e indipendente: questi sono i mali della nostra economia”.

Quali sono i rischi per i comuni dell’Alto Tevere?

“I nostri dubbi riguardano soprattutto il tracciato. I comuni di Città di Castello e San Giustino, dopo decenni di liti, hanno dato il via libera ad un percorso improponibile. E’ prevista una galleria in una piana alluvionale a ridosso di aree densamente abitate che dividerà in due gli agglomerati di Selci e Cerbara. Una follia. Per la verità non convinceva neppure Anas prima che i Comuni, e quindi la Regione, lo individuassero come unica soluzione possibile”.

Perché?

“Il tracciato coincide con i confini amministrativi di Città di Castello e San Giustino. Insomma, dopo anni di litigi, si è trovato il peggior compromesso: dividere equamente il disagio. Bisogna poi considerare la collocazione della Piastra logistica dell’Altotevere, centro intermodale privo di ogni collegamento con la ferrovia, che sarebbe destinato a diventare l’ennesima cattedrale nel deserto se non trovasse nella connessione con la E78 la sua ragion d’essere”.

Il tracciato è stato concertato durante incontri con le associazioni e i cittadini?

“Purtroppo, dopo una iniziale apertura da parte del comune di Città di Castello, l’amministrazione comunale ha deciso autonomamente. Con un’interrogazione in Consiglio regionale siamo venuti a scoprire come Città di Castello e San Giustino avevano già indicato il tracciato a Regione e Anas senza alcuna forma di confronto con le popolazioni locali. Bocciata la mozione, continueremo a vigilare affinché ipotesi e piani finanziari spropositati non vengano approvati a discapito delle potenzialità economiche e ambientali dell’Altotevere”.

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