Nel 2013 la Guardia di Finanza ha sequestrato 130 milioni di prodotti contraffati, intesi nell’accezione più ampia della definizione ovvero: riproduzione non autorizzata del marchio (59.367.381 pezzi), falsificazione del “made in Italy” (15.150.643) e mancata sicurezza dei prodotti (55.539.517). Un aumento del 25% rispetto al 2012. Di questi, 22 milioni di pezzi di abbigliamento, 13 milioni di giocattoli, 42 milioni di elettronica, 53 milioni di beni di consumo tra cui cosmetici, pezzi di ricambio di auto e prodotti per l’igiene.
Sono stati effettuati 11.409 interventi, una media di 30 al giorno, 9.445 denunce all’autorità giudiziaria, 252 denunce di affiliati alla criminalità organizzata, 84 sequestri di piattaforme web per la vendita di prodotti contraffatti
E’ difficile calcolare le dimensioni economiche della contraffazione a causa del carattere sommerso del fenomeno. Secondo i dati di “SOS Impresa – Le mani della criminalità sulle imprese”, edito nel gennaio 2012, la voce “contraffazione” nel bilancio della criminalità organizzata vale in termini di fatturato circa 6.5 miliardi di euro all’anno. Lo stesso risultato è emerso anche dalla ricerca realizzata nell’ambito del PON Sicurezza 2007-2013 dal centro Transcrime dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
L’ultimo studio pubblicato dal Ministero dello Sviluppo Economico, in collaborazione con il CENSIS nel 2012, calcola un gettito per lo stato di 1 miliardo e 700 milioni di euro se la produzione dei beni contraffatti fosse riportata sul mercato legale. Si arriverebbe a 4 miliardi e 620 milioni di euro se a ciò si aggiungesse la produzione indotta (1,74% del totale del gettito relativo alle imposte).
Inoltre, la produzione complessiva degli stessi prodotti in canali ufficiali avrebbe assorbito circa 110.000 unità di lavoro a tempo pieno, pari allo 0,41% dell’occupazione complessiva nazionale. Mentre il valore della produzione aggiuntiva sarebbe stato di 13,7 miliardi di euro.
Secondo Confesercenti, le aree maggiormente interessate dalla produzione di merci contraffatte sono concentrate nel napoletano, nell’hinterland milanese e nella provincia di Prato. Nelle zone del Sud Italia c’è in totale il 69% della produzione. La contraffazione, tra l’altro, sarebbe strettamente collegata al fenomeno dell’abusivismo commerciale, il cui giro d’affari si attesterebbe intorno ai 13 miliardi di euro.