L’asse Cina-Italia: “I sequestri sono diminuiti” / VIDEO

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“Negli ultimi anni i sequestri delle Dogane sono diminuiti ma non è un dato significativo. Sa perché? Perché il mercato della contraffazione è come un fiume. Si può provare ad arginarlo con una diga ma l’acqua trova sempre altre strade per tornare, per raggiungere la foce e affacciarsi in mare”.

Edoardo Francesco Mazzilli, direttore dell’ufficio investigazioni Antifrode dell’Agenzia delle Dogane, racconta come si è evoluto nel tempo il mercato della contraffazione, partendo da internet.

Come è cambiata l’illegalità con la diffusione del web e dei social network?

Proprio come è cambiata la vita. Quello su internet è l’evoluzione dell’acquisto illegale in strada. Prima si comprava nei mercati rionali, sulle bancarelle, alle fiere. Oggi si compra con il computer. Quello che non cambia, però, sono colpevolezza e consapevolezza. Chi compra è colpevole quanto chi vende. Il 90 per cento delle persone che acquista su internet sa bene che sta comprando un prodotto contraffatto, si è fatto un calcolo economico, desidera quella marca e la ordina. Il sito è a sua volta un intermediario per il fornitore, che a esempio viene dalla Cina, e provvede a far arrivare la merce attraverso i corrieri. Dalla dogana di Hong Kong, con la quale l’Unione Europea ha un accordo per la segnalazione dei pacchi sospetti, arriva ogni anno una lista di piccole spedizioni gestite sempre da un unico noto corriere espresso, di cui non farò il nome.

E come arrivano in Italia?

Soprattutto via aerea, recapitati attraverso aerei cargo che smistano, negli Hub aeroportuali, le spedizioni poi dirette agli aeroporti più piccoli. I destinatari sono ragazzi di ogni parte d’Italia, che ricevono borse, vestiti e accessori. Tutti contraffatti. E’ lo stesso sistema dei container nei porti, soprattutto per quanto riguarda i grandi carichi: c’è il porto di transhipment in cui le navi porta-container, con migliaia di comparti, arrivano e smistano i carichi su navi più piccole per i porti dove la portacontainer non potrebbe accedere.

Come mai le merci contraffatte sono prodotte in Cina con tale facilità?

Partiamo dal presupposto che l’Italia è per prima un paese di contraffattori e che con internet è molto facile accedere a cataloghi e modelli dei grandi marchi. Quelli asiatici sono paesi in via di sviluppo dove il costo della vita è minimo e la manodopera a basso costo è facilissima da trovare. Le grandi griffe “delocalizzano”, impiantano lì le loro grandi fabbriche anche perché lo smaltimento è più facile ed economico. Oppure danno lavoro a una serie di terzisti, ognuno fabbrica le diverse parti del prodotto, gli affidano materia prima, standard e modelli. E’come far entrare la volpe nel pollaio: se il giorno dopo ha mangiato tutte le galline non ti puoi lamentare perché ce l’hai fatta entrare tu. E non sei stato in grado di tenere sotto controllo la situazione. La contraffazione te la crei da solo.

Com’è la qualità di questi prodotti?

Negli ultimi anni c’è stata un un’evoluzione dei prodotti contraffatti. Esiste una fascia bassa e scadente, quella dei mercatini, ma poi c’è una fascia di prodotto qualitativamente molto valida. Tanto che inizia ad essere sempre più difficile anche per i nostri periti riconoscere l’imitazione dall’originale. Ovviamente anche la tecnologia anticontraffazione si sta evolvendo, ma continua a essere il gioco delle guardie e dei ladri. Noi siamo in mezzo.

Se scoperto, cosa succede a chi ordina merce contraffatta su internet?

C’è tutto un dibattito aperto su questo argomento. Allo stato dei fatti, non sarebbe neanche denunciato. Se il pacco è bloccato, al massimo non arriva a destinazione. Nel peggiore dei casi il destinatario è convocato e identificato. Ma anche se dovesse iniziare un procedimento giudiziario, si deve sempre riuscire a provare che l’utente fosse consapevole della contraffazione. E se si riesce a dimostrare che la merce è stata comprata consapevolmente, la decisione dipende dal magistrato. E’ difficile formulare il capo d’imputazione e accertare la consapevolezza. Dipende anche dalla natura del soggetto: si tratta di un ragazzo non di un camorrista.

A proposito di questo, a livello internazionale qual è il coinvolgimento della criminalità organizzata?

Qualche anno fa ho partecipato con i Ros dei carabinieri a indagini per l’arrivo dalla Cina di grandi carichi di merci. Con le intercettazioni ascoltavamo gli spedizionieri ordinare le merci e trattare sul prezzo con i trafficanti cinesi. Curiosità: i trafficanti volevano tutti avere nomi italiani. Le donne si facevano chiamare Gina, Maria, Lina. Sentivamo i camorristi dire “guarda, queste borse non me le mettere a più di un euro e mezzo perché altrimenti vado a comprarle da un altro fornitore che me le fa pagare un euro”. Una vera negoziazione su decine di container. Siamo intervenuti, il flusso verso l’Italia è stato bloccato ma immediatamente è stato dirottato verso un altro paese dell’Unione Europea e gli stessi criminali hanno continuato a importare quella merce, ormai comunitaria, facendola viaggiare internamente con i camion.Si tratta di un business. Per ogni container si guadagnano migliaia di euro e la pena massima è di quattro anni. Il paragone rischio-beneficio èvantaggioso. Il traffico si fonda su società fantasma e inconsapevoli vecchietti che, oltre a infischiarsene, non hnno neanche un patrimonio da aggredire per recuperare le eventuali pene pecuniarie e le spese processuali.