“È facile: ti colleghi al sito www.dhgate.com, quello con i simboli cinesi in basso, e nella ricerca digiti ‘designer handbags’ e il gioco è fatto”. Ancora meglio se vai su ‘www.ioffer.com’. Le borse e i vestiti falsi sono già in homepage”: Arturo si muove con facilità su questi siti di e-commerce. Hanno lo stesso principio di Ebay ma sono solo in inglese e cinese. “Ho capito presto che i venditori sono cinesi o coreani… insomma, asiatici! – racconta Arturo – Me ne accorgo quando parlo con loro tramite mail, il loro inglese è stentato e hanno nomi stranissimi”.
Vive a Roma, in una casa che condivide con altri due ragazzi. La sua camera è un museo di borse di ogni tipo e di ogni marca. Una Balenciaga bianca sulla scrivania, una Fendi sulla sedia, Hermes sul letto e Vuitton sul sofà. Nel primo cassetto del comò ci sono portafogli, portachiavi, anche custodie per tablet e smartphone e foulard. Apre l’armadio e tira fuori due scatoloni: in ognuno ancora borse, accessori e scarpe. Il telefono squilla ogni dieci minuti e lui risponde, descrive la merce, comunica i prezzi: “Cara, sì, ho qualcosa -dice al telefono – Mi è appena arrivata una borsa Prada stupenda. C’è tutto, è di pelle, in perfette condizioni. C’è il certificato di garanzia, la dust bag , la busta firmata e anche la ricevuta intestata. Sembra appena uscita da un negozio di via Condotti”.
La ragazza al telefono gli fa una domanda: “Certo che puoi regalarla a tua cugina per la laurea” è la risposta sicura di Arturo, che ha 27 anni e sta frequantando il master di una scuola di design. Fissa l’appuntamento per le 19 della sera stessa e prima di agganciare il telefono aggiunge: “Non si accorgerà di niente e farai un figurone pagandola solo 150 euro invece di 1500”.
Il suo lavoro è confinato tra quattro mura. Arturo non esce mai perché ogni giorno aspetta che il corriere gli porti nuovi “oggetti delle meraviglie” comprati online. La sua attività si fonda sul passaparola tra amici e parenti. I suoi rifornimenti sono esclusivamente online. “Questi siti spesso mi fanno diventare pazzo – racconta – Scrivono che l’ordine arriverà in una settimana e poi ci impiega anche 30 – 40 giorni. La scusa è sempre la stessa: i pacchi sono bloccati alla dogana. Significa che affronterò un lungo periodo di preoccupazione: perché se si accorgono che si tratta di merce contraffatta, finisco nei guai. Non so esattamente come, ma so che non la passerei liscia”.
Non sembra informato sull’argomento, vive sul filo del rasoio ma non gli importa. “Non sto tanto a pensare alle conseguenze altrimenti vado in paranoia e mollo tutto. Per ora, quello che mi interessa di più è non perdere merce, soldi e clienti”.
Perché le forze dell’ordine non si accorgono di questi siti che vendono merci contraffatte? “Nel sito – spiega Arturo – nome e marchio non sono quasi mai esplicitamente indicati. Per riuscire a trovarli a volte basta fare ricerche generiche del tipo ‘scarpe’, ‘borse’, ‘gioielli’ e poi avere occhio, essere appassionato di moda, per distinguere i capi contraffatti da quelli che sono semplicemente inspired . C’è anche il tranello di marchi apposti su modelli che in realtà non esistono come originali. Lì, se non sei preparato, combini disastri e vendi per imitazione un modello che nel mondo degli originali neanche esiste”.
Con i guadagni, si paga gli studi universitari. Ma soprattutto può usarli per comprare tutte le “belle cose” che lo affascinano da quando aveva dieci anni: “i miei genitori mi hanno sempre mantenuto durante gli studi – racconta- ma non potevo pretendere che finanziassero i miei vizi, la mia passione per la moda”. Mostra le sue scarpe di Armani originali, un orologio Cartier, un papillon Valentino. “Ogni sei mesi mi concedo un acquisto di lusso e lo conservo gelosamente. Il mio armadio è un museo delle meraviglie in cui mi immergo anche solo per contemplare queste creazioni. Per me sono un passione, chissenefrega se per coltivarla devo fare una cosa illegale. Non uccido nessuno e anche chi non ha abbastanza soldi può permettersi oggetti firmati e di qualità”.
La clientela di Arturo è diversa da quella dei mercati. Ragazze giovani e dinamiche, attente alla moda e abituate all’aperitivo ogni sera con gli amici nei migliori locali di Roma. “Non ammetterebbero neanche sotto tortura di aver comprato un oggetto contraffatto perché per loro sarebbe un disastro sociale. Hanno un tenore di vita che non possono permettersi, completamente fondato sull’apparenza. Apparire, apparire a tutti i costi”. Meglio se bassi però. “Certo! Comprano una borsa da 3.000 euro pagandola 300 e pretendono di avere tutto quel corollario di oggetti e particolari che solo il negozio può darti come la busta firmata, la dust bag , la garanzia. Così possono mostrarle alle amiche al momento opportuno. Un escamotage per non lasciare alcun dubbio: quella borsa deve sembrare originale e nessuno deve dubitarne”.