Musacchio (Co.Re.A.):
manca il registro tumori


Pubblicato il 14/04/2014                          


«Siete delusi da fatti che parlano di corruzione, da persone che, invece di cercare il bene comune, cercano il proprio interesse. Anche a voi e a tutti ripeto: non scoraggiatevi mai, non perdete la fiducia, non lasciate che si spenga la speranza. La realtà può cambiare, l’uomo può cambiare. Cercate voi per primi di portare il bene, di non abituarvi al male, ma di vincerlo».

Le parole di papa Francesco e poco più sotto la foto di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Sono questi i simboli, scelti come guide spirituali e morali, che appaiono sulla prima pagina del sito internet della Commissione regionale anticorruzione del Molise (Co.Re.A.).

Co.Re.A. è la prima (e per il momento l’unica in Italia) associazione di volontari uniti nella lotta alla corruzione non solo nella pubblica amministrazione ma anche in altri settori come l’ambiente e la sanità. Non a caso all’interno dell’associazione è stato istituito un Comitato di difesa della salute pubblica – composto da oncologi, chimici e altri esperti – dedicato anche allo studio delle correlazioni tra siti contaminati dai rifiuti e aumento delle patologie tumorali in regione.

Vincenzo Musacchio  Presidente Co.Re.A.

Vincenzo Musacchio – Presidente Co.Re.A.

L’idea di creare questa struttura di controllo periferica è nata da Vincenzo Musacchio che diversi anni fa, in qualità di professore di diritto penale all’Università del Molise, vinse un concorso europeo in materia di anticorruzione che lo portò a trascorrere un periodo di tempo a Bruxelles: “Lì scoprii che alcune nazioni, come la Francia e l’Olanda, hanno delle commissioni regionali anticorruzione, non associazioni ma organi riconosciuti dallo Stato. Mi colpì l’idea che si potesse combattere la corruzione in modo così capillare e pensai che sarebbe stato bello portare questa idea anche in Italia”.

Ma nel Bel Paese tutto sembra essere più complicato e il riconoscimento da parte delle istituzioni non è mai arrivato: “Ho provato più volte a chiederlo alla Regione – racconta Vincenzo Musacchio – ma sia la precedente amministrazione sia l’attuale non si sono rese disponibili in tal senso, anzi mi hanno risposto che contrastava con i principi fondamentali dell’ordinamento giuridico (scuote la testa ridendo n.d.r.). Così ho scelto la formula dell’associazionismo. All’inizio eravamo davvero solo quattro persone, tutti amici. Ero un po’ sfiduciato, perché pensavo che difficilmente avrebbe preso piede”.

Da quel 16 ottobre 2012, quando Co.Re.A è stata iscritta nel registro delle imprese di Larino (provincia di Campobasso), sono passati due anni e oggi può contare su più di 3000 seguaci tra soci effettivi, aderenti e simpatizzanti. Questa associazione accetta anche le denunce anonime dei cittadini. “Riceviamo centinaia di esposti e segnalazioni – spiega il presidente – che poi trasmettiamo alle autorità competenti come la Corte dei Conti, la Prefettura e la procura della Repubblica. Alcune delle inchieste attualmente in corso in Molise sono partite proprio dalle segnalazioni inviate alla Commissione”.

Ma l’associazione, attraverso dibattiti e convegni sul territorio, svolge anche un ruolo informativo che trova grande riscontro nei cittadini. “Mi sono accorto che le persone spesso sono completamente disinformate su quello che accade in Molise, non sanno di avere, a poche centinaia di metri dalle loro case, terreni contaminati dai rifiuti”.

È anche per questo motivo che Vincenzo Musacchio ha scritto e diffuso gratuitamente il dossier Molise Oscuro, che racchiude tutte le inchieste giudiziarie sui rifiuti tossici in regione. 40 pagine di indagini e operazioni di polizia: dall’ultima Open Gates, partita nel 2009 e attualmente in corso, sul Cosib di Termoli (Consorzio per lo sviluppo industriale della Valle del Buferno) all’operazione Mosca del 2004 sul lombrichificio di Guglionesi, tra i primi 20 siti tossici in tutta Italia. Una struttura nata apparentemente per l’allevamento dei lombrichi e in realtà copertura per l’interramento dei rifiuti dei Casalesi. Dove ricorrono nomi e personaggi vicinissimi al clan camorristico come la ditta prestanome dei Caturano e l’avvocato Chianese, il re dei rifiuti, l’inventore del cosiddetto metodo “sandwich”. E poi ancora la piana di Venafro.

INTERVISTA MUSACCHIO – PRIMA PARTE

È sufficiente elencare i fatti uno dopo l’altro, in ordine cronologico, per capire che il problema dei rifiuti e dell’inquinamento ambientale in Molise non è cosa nuova, conosciuta grazie all’ex boss Carmine Schiavone. Ma è un problema che risale almeno agli anni ’90 di cui tutti sapevano. Allora come si spiegano i ritardi nelle indagini e di conseguenza la prescrizione dei reati? Vincenzo Musacchio non ha dubbi: “La responsabilità è della connivenza tra controllati e controllori. La responsabilità è della politica, degli industriali e ovviamente della criminalità organizzata. Con una complicità di questo tipo non sarebbe mai potuto emergere nulla”.

INTERVISTA MUSACCHIO – SECONDA PARTE

Un perimetro di illegalità che va oltre la piana di Venafro e le zone vicine al confine campano, ma si estende fino al basso Molise, verso il mare Adriatico di Termoli e Larino, abbracciando un’intera regione. Un problema che non riguarda solo la camorra e l’illegalità dei traffici dei rifiuti, ma anche e soprattutto la salute dei cittadini. La Commissione anticorruzione, attraverso il suo Comitato di difesa della salute pubblica, ha provato a fare delle stime sull’aumento delle neoplasie ed è emerso che dagli ’70 – ’80 ad oggi sono quasi raddoppiati i casi di tumori alle vie respiratorie. Da mesi Co.Re.A. cerca di ottenere dall’Azienda sanitaria regionale, nel rispetto della privacy dei cittadini, i dati sulla richiesta di esenzioni per malattie tumorali. Finora non ha ricevuto nessuna risposta: “Aspetterò la scadenza dei termini di legge – dice il presidente – e poi presenterò un esposto alla procura della Repubblica per omissione di atti d’ufficio”.

INTERVISTA MUSACCHIO – TERZA PARTE

Inconvenienti che si sarebbero potuti evitare se il Molise fosse riuscito ad avviare il registro tumori, per il quale Regione e Asrem sono a lavoro da almeno dieci anni. Un ritardo che per il presidente Musacchio ha una sola spiegazione: “Se il registro tumori ancora non c’è è perché probabilmente nessuno lo ha mai voluto. Di sicuro ci sono delle responsabilità omissive e oggettive delle autorità competenti”.

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