Le Mamme per la salute e l’ambiente di Venafro
Pubblicato il 24/04/2014
Sono giovani donne, lavoratrici e madri. Donne che dopo il lavoro, la casa e i compiti dei figli hanno ancora la volontà e la forza di impegnarsi per l’interesse della loro città. Sono le volontarie dell’associazione Mamme per la salute e l’ambiente di Venafro. Una Onlus nata dieci anni fa dall’unione di un gruppo di amiche accomunate da una strana coincidenza: i loro figli erano affetti da allergie alimentari e respiratorie. Una coincidenza che si è trasformata in un sospetto e le ha portate ad indagare sulle possibili cause.
Venafro è una cittadina che canalizza il traffico della regione da e verso Lazio e Campania: per raggiungere l’autostrada il passaggio nel centro abitato è quasi un obbligo. In più la piana di Venafro si trova tra l’inceneritore di Pozzilli (Colacem) e il cementificio di Sesto Campano (Energonut).
“Abbiamo iniziato a informarci, a leggere tanto, e da alcuni studi di settore abbiamo appreso che dove ci sono gli inceneritori la popolazione si ammala di più. Ci siamo preoccupate tanto e abbiamo iniziato a mandare una serie di lettere agli enti preposti”. Regione, Provincia, Asrem e Arpam nessuno è sfuggito alle raccomandate delle Mamme per la salute. Richieste di informazioni per capire se e con quale frequenza vengono effettuati i controlli sul nucleo industriale e sulle emissioni delle polveri sottili. “Per più di cinque anni abbiamo fatto solo questo, mandare richieste agli enti e pubblicare sul nostro sito tutti i documenti. Peccato però che siano state pochissime le risposte ricevute. Sapevamo sin dall’inizio che affrontare un argomento del genere significava mettersi contro poteri forti economici e politici”.
Ostacolate sin dall’inizio da una politica che si ricordava di loro solo in periodi di campagna elettorale, le Mamme per la salute hanno deciso di contare solo sulla sensibilità di altre donne: “Prima di diventare un’associazione, siamo riuscite a creare un gruppo molto forte facendo quelle che noi abbiamo chiamato riunioni delle pentole (ridono n.d.r.). Con un passaparola tra amiche e vicine di casa, pian piano siamo diventate quattro, poi dieci e poi una grande associazione”.
Quando le due fabbriche del polo industriale di Venafro, la Rer e la Fonderghisa, erano al centro di grandi polemiche – per la gestione poco limpida dei fratelli Ragosta e per il sospetto di smaltimento illecito di rifiuti – l’associazione non era ancora nata, ma alcune mamme erano già molto attive: “Noi abbiamo raccolto delle testimonianze di ex dipendenti della Fonderghisa che ci hanno indicato i punti dove sono state interrate le scorie”. Il padre di una di loro ha lavorato per vent’anni nell’acciaieria ed è scomparso a causa di un carcinoma vescicale: “Mi è stato detto che non c’è correlazione tra la malattia di mio padre e il suo lavoro, ma lui ha respirato amianto per anni come si fa a non tenerne conto? La Fonderghisa è piena di amianto. È nel rivestimento esterno, nelle pareti, eppure non è ancora stata bonificata”.
Così come non è stato ancora chiarito dove gli scarti dell’acciaieria siano stati interrati: “Dal terreno sospettato emergono rifiuti in superficie – dicono le Mamme per la salute – basterebbe scavare e analizzare. Ma la cosa più importante è sapere cosa si cerca, perché se si cerca un inquinante specifico e non lo si trova si fa presto a dire che il sito è pulito”.
Ma questo è il passato e per quanto sia importante stabilire la verità ciò che oggi interessa di più le Mamme per la salute è poter migliorare il presente, soprattutto per i loro figli. “La nostra unica richiesta, da dieci anni a questa parte, è sapere se il territorio è sotto controllo; se Regione, Provincia ed enti svolgono i controlli sull’inquinamento dovuto al traffico e alle fabbriche”.
Più volte l’associazione è stata costretta a mettere in mora il comune di Venafro che ignorava le richieste delle Mamme di poter visionare i documenti pubblici relativi soprattutto al cementificio Colacem e all’inceneritore Energonut; casi particolari per i quali l’associazione sta monitorando, con qualche riserva, il rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale.
“Noi non facciamo comizi nelle piazze, non cerchiamo di persuadere le persone a darci ragione, ma vogliamo solo far capire l’importanza di cercare la verità nei documenti ufficiali. Il problema ambientale è molto complesso da affrontare e spiegare, per questo l’informazione passa solo attraverso il nostro sito dove pubblichiamo tutto, compresi gli esiti delle nostre ricerche”. Analisi che spesso, oltre a portare via del tempo, sono anche molto costose: come l’analisi del latte materno per verificare la presenza di diossina. Costato più di 700 euro e circa quattro anni di lavoro, l’esame, effettuato su una donna residente a Venafro, ha dimostrato che il livello di diossina presente nel latte materno era superiore ai livelli di una donna residente a Parma. “Abbiamo pubblicato sul sito dell’associazione i risultati delle analisi, mentre negli stessi mesi il rappresentante dell’Arpa dichiarava pubblicamente che i nuovi impianti industriali della piana di Venafro non emettono diossina”.
Informare e sensibilizzare i cittadini sulle tematiche ambientali è l’obiettivo principale delle Mamme per la salute: “La presa di coscienza della popolazione sulle ricadute dell’inquinamento sulla salute è molto recente, si è affermata solo negli ultimi due anni. È importante per noi non abbassare la guardia proprio ora”.