Come funziona il diritto d’asilo in Francia


Pubblicato il 20/04/2014                          


La Francia è il secondo stato europeo con più richiedenti asilo in Europa dopo la Germania: nel 2012 le domande sono state 61.450.

Come dovrebbe funzionare il sistema dell’accoglienza. Prima di poter presentare la domanda di asilo in prefettura, il migrante deve comunicare la propria  residenza. Secondo il rapporto della Cnda (Cour Nationale du Droit d’Asile) “Droit d’asile en France: conditions d’accueil. Etat des lieux 2012″ il tempo necessario per ottenerla può durare anche 5 mesi. Subito dopo, al migrante viene rilasciata un’Aps (autorizzazione provvisoriaal soggiorno) di un mese. Il richiedente deve inviarla entro 21 giorni all’Ofpra (Office français de protection des réfugiés et apatrides), l’organo che concede al migrante lo status di rifugiato o la protezione sussidiaria. Nel 2011 il tempo medio necessario per prendere una decisione ha oscillato fra i 3 e i 7 mesi.

Dopo aver inviato la richiesta all’Ofpra, il migrante aspetterà di entrare nei Cada, (Centre d’accueil pour demandeurs d’asile), simili ai nostri Cara. Nell’attesa, ha diritto a ricevere l’Ata (Allocation temporaire d’attente), un contributo economico di 11,01 euro al giorno. Può anche chiedere alloggio in un centro di accoglienza emergenziale (hébergement d’urgence).

In Francia esistono circa 300 centri di accoglienza riservati ai richiedenti asilo, per un totale di circa 21.500 posti. Sono finanziati dallo Stato e affidati in gestione ad associazioni. I migranti vengono ospitati sia in strutture collettive che in appartamenti. L’accoglienza nel Cada è garantita per l’intera  durata della procedura di asilo, compreso l’eventuale ricorso.

Il richiedente deve lasciare il centro entro un mese se non ha ottenuto la protezione,  entro tre mesi, prolungabili per altri tre, se la risposta è positiva. Nel 2010 secondo il sito Vie di Fuga,  il tempo medio di permanenza nei Cada è stata di 586 giorni, più di un anno e mezzo.

I migranti hanno accesso al mercato del lavoro se la domanda di asilo non è ancora stata esaminata da più di un anno o se si trovano in fase di ricorso. Devono però richiedere l’autorizzazione al lavoro alla prefettura che può anche rifiutarla: se il tasso di disoccupazione nella regione francese in cui è stata presentata è troppo alto o il settore in cui si vuole lavorare secondo le autorità è saturo, viene negato il permesso.

Una volta ottenuta una forma di protezione, il rifugiato deve recarsi presso l’Ufficio francese dell’immigrazione per sottoscrivere il contratto di accoglienza e integrazione che prevede una giornata di formazione civica sui valori della Repubblica francese, una sessione informativa sulla vita in Francia, un corso di lingua francese di 400 ore.

Chi ha ottenuto lo status di rifugiato, ottiene un permesso di soggiorno valido per 10 anni. Chi invece ha la protezione sussidiaria riceve una carta di soggiorno temporaneo della durata di un anno. I rifugiati possono chiedere immediatamente la nazionalità francese; i beneficiari di protezione sussidiaria dopo cinque anni di residenza. Occorre comunque dimostrare di conoscere la lingua francese ed essere integrati nella società.

Come funziona il sistema dell’accoglienza nella realtà. L’ostacolo maggiore per i migranti in Francia è rappresentato dall’obbligo di dover indicare un domicilio, che può essere anche la sede di una associazione, per inoltrare la richiesta d’asilo. Nell’attesa di ottenerlo,  dormono in strada e non hanno accesso ad alcun tipo di assistenza.

I migranti sono inseriti in una lista d’attesa per entrare nei Cada. L’ammissione ai centri è decisa sulla base di “criteri di urgenza sociale”. Viene data priorità alle famiglie con figli piccoli, ai neo-maggiorenni soli, ai richiedenti con problemi di salute, alle donne sole, a chi è appena arrivato e a chi ha chiesto il riesame.  Come in Italia, i tempi per ottenere una forma di protezione possono durare anche più di un anno. In questo periodo i migranti non possono lavorare. I Cada sono “i luoghi dell’attesa”, come li ha definiti l’antropologa  Carolina Kobelinsky, esperta in politica di accoglienza e assistenza dei richiedenti asilo in Francia. I richiedenti asilo passano, infatti, le loro giornate senza svolgere nessuna attività.

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