PULA – Non vogliono più vedere le autobotti parcheggiate nelle piazze dei loro comuni. Salvatore Mattana, Walter Cabasino e Matteo Muntoni, sindaci di Sarroch, Pula e Villa San Pietro sono tutti d’accordo: la diga di Monte Nieddu – Is Canargius “s’ha da fare”. Non hanno di certo dimenticato le aride estati degli anni ’90 quando la parola siccità era sulla bocca di tutti.
L’acqua della diga serve per i residenti, per le coltivazioni e per i numerosi turisti che d’estate si riversano negli alberghi della zona. “Pula ha 8000 abitanti in inverno, ma ad agosto si raggiungono punte di 45000 persone”, spiega il sindaco di Pula Walter Cabasino.
Né lui, né Salvatore Mattana, sindaco di Sarroch, nascondono che l’opera abbia il suo forte impatto ambientale. “I costi per l’ambiente e per la collettività ci sono – precisa Cabasino – ma ogni opera va valutata per i suoi costi e i suoi benefici”. La diga di Monte Nieddu – Is Canargius porta più benefici che costi, secondo il primo cittadino di Pula, in netto disaccordo con le tesi degli ambientalisti che considerano la diga un’opera superflua e dannosa per l’ambiente.
“La difficoltà nell’approvvigionamento dell’acqua – spiega Cabasino – causa ogni estate grandi problemi al nostro comune. L’agricoltura per esempio non può decollare perché l’acqua non è sufficiente per far partire le coltivazioni intensive tipiche del nostro territorio. Sia Cabasino che Mattana ricordano le autobotti che nei periodi di massima siccità trasportavano l’acqua dal bacino del Cixerri a costi altissimi (40 chilometri da Pula).
L’estate oltre a essere periodo di siccità e periodo in cui fioriscono le coltivazioni più pregiate di questo territorio, è anche la stagione in cui la popolazione della zona aumenta esponenzialmente per l’arrivo di migliaia di turisti. “Una delle attrattive del nostro territorio è per esempio il golf – spiega il sindaco di Pula – ma i campi hanno bisogno di tanta acqua. L’opera ha sì un costo economico e ambientale, ma i benefici sarebbero enormi.”
Il parere favorevole alla diga è scontato, ma Cabasino vorrebbe vederci chiaro su cosa accadrà una volta realizzata. “Che io sappia – mette in allarme – per ora ci sono solo i soldi per la diga, quelli per le condotte idriche non ci sono.” Insomma il rischio è che, una volta terminata, la diga non possa assolvere alle sue funzioni per la mancanza delle opere di completamento.
Meno dubbi invece sul rischio eventuale che i terreni a valle della diga siano a rischio salinizzazione (il fenomeno per il quale i terreni delle zone aride o semiaride si riempiono di sale a causa di irrigazione fatta con acque di scarsa qualità). “Il Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale – assicura Cabasino – ha garantito che ci sarà un regolare deflusso del corso del fiume, altrimenti i nostri territori sarebbero sicuramente a rischio.”