All’Accademia di Belle Arti ecco i novelli Michelangelo


Pubblicato il 8/04/2014                          
Tag: ,

Corridoio dell'Accademia

Corridoio dell’Accademia

CARRARA – Quando Maria Teresa Cybo-Malaspina, duchessa di Massa e principessa di Carrara, il 26 settembre 1769, partecipò alla nascita dell’Accademia di Belle Arti, deve aver pensato a quel luogo come a un tempio sacro, dove custodire i segreti dei maestri della scultura. L’atmosfera che si respira oggi negli austeri locali dell’Accademia non è poi molto diversa, come simili appaiono le aspirazioni dei tanti giovani artisti che vengono a Carrara incantati dalla fama di “Centro mondiale del marmo”.

Oggi l’Accademia conta quasi 800 iscritti, un terzo dei quali provengono dall’estero: asiatici, statunitensi, ma anche europei. Se i corsi di pittura e la laurea in Multimedia (Nuove tecnologie dell’arte) stanno registrando un’impennata di studenti, i laboratori di scultura rimangono i più frequentati. A fornire il marmo da lavorare sono le cave della zona, che spesso regalano il materiale avanzato dall’estrazione.

Kenta, studente giapponese

Kenta, studente giapponese

Kenta ha 20 anni, viene da Fukuoka, in Giappone, e ha le idee chiare: “Sono venuto qua perché mi piacerebbe imparare a scolpire e poi tornare nel mio paese e lavorare là”. Kenta sta realizzando un modello in creta, prototipo della scultura in marmo che costruirà in un secondo momento.

“I ragazzi il primo e secondo anno devono prendere dimestichezza con la creta – spiega Massimiliano Menconi, docente di Teoria e tecnica dell’interazione – il secondo passaggio è quello della formatura, cioè la fase in cui dal prototipo in creta si deve ottenere un gesso che servirà come modello per la scultura definitiva in marmo”.

Per passare dal modello in gesso all’opera vera e propria oggi esistono due sistemi differenti. In alcuni casi si lavora ancora seguendo il metodo tradizionale, in altri si preferisce una tecnica innovativa, con l’utilizzo di un robot comandato dal computer.

Studenti all'opera

Studenti all’opera

“Prima per ottenere la scultura occorreva segnare dei punti di riferimento sul modello che poi andavano riportati nel blocco – continua il professor Menconi – ovviamente più punti si segnavano e più il lavoro veniva accurato e preciso”. La tecnica di lavorazione tradizionale procedeva con altri due passaggi: una era la sbozzatura, fase in cui dal blocco grezzo si otteneva un modello abbastanza fedele, l’altra la finitura, procedimento di estrema precisione che serviva a dare il tocco finale.

“Gli studenti dell’Accademia oggi devono essere in grado di applicare la tecnica tradizionale, in perfetto stile carrarino – aggiunge il professor Menconi – ma da 8 anni nel laboratorio abbiamo a disposizione anche un robot. Dal modello in gesso, tramite lo scanner, viene ricavata una copia 3d sul computer. A questo punto le frese della macchina, comandate dal computer, tolgono il materiale eccedente dal blocco e creano una prima bozza dell’opera, ma è sempre necessario intervenire a mano”.

Massimiliano Menconi, docente di Teoria e tecnica dell'interazione

Massimiliano Menconi, docente di Teoria e tecnica dell’interazione

Il robot ha il vantaggio di evitare agli studenti il passaggio faticoso della sbozzatura, ma in questo caso mancano i punti di riferimento e la seconda fase della lavorazione diventa quindi più complessa. Lo studente deve continuamente confrontarsi con il modello a occhio, senza alcuna indicazione.

A Carrara però non esiste solo l’Accademia di Belle Arti. Ancor prima di arrivare all’Università i ragazzi possono scegliere una formazione specifica che li prepari a lavorare i materiali lapidei. L’Istituto professionale di Stato per l’Industria e l’Artigianato del marmo Pietro Tacca (IPSAM), comunemente conosciuto come “Scuola del marmo“, è unico al mondo, perché si trova solo a Carrara.

Nato a fine ‘800 con l’obiettivo di preparare tecnici e specialisti da occupare in loco, la scuola soffre oggi della crisi del settore della lavorazione e lamenta un calo vertiginoso delle iscrizioni. “Abbiamo 10 studenti per classe – spiega Donatella Nardi, vice preside della scuola – e in alcuni casi abbiamo dovuto accorparli. La prima e la seconda seguono lezioni insieme, così come la terza e la quarta, mentre la quinta è da sola. C’è da dire che invece le lezioni serali, dal lunedì al venerdì e dalle 16 alle 22, sono molto seguite. Lì c’è prevalenza di studenti stranieri, cinesi soprattutto, che vengono qua a imparare a lavorare il marmo”.

I ragazzi del Campus Isac

I ragazzi del Campus Isac

La professoressa Nardi aggiunge che la scuola non gode di grandi finanziamenti anche se sta cercando di sopravvivere: “È un’istituzione per la nostra zona, non possiamo mollare. Nei mesi scorsi ci siamo rivolti al Miur chiedendo al Ministero, in nome della tipicità della scuola, di fare una deroga e di accettare i nostri numeri di iscritti”.

Da tre anni, in collaborazione con la Scuola del marmo, è nato un campus estivo di scultura, l’Institutum Statuaria Ars Carrara (ISAC). Studenti da tutto il mondo hanno la possibilità di trascorrere tre settimane nella città del marmo, alternando lezioni pratiche a gite fuori porta. Massimo Tedeschi, ideatore dell’iniziativa, racconta: “L’idea è nata per trasformare quella che per noi è una ricchezza in un’opportunità di scambio. L’anno scorso sono arrivati 17 studenti, quest’anno saranno certamente di più. Potranno non solo vivere da famiglie locali che hanno figli della loro età, ma ogni giorno avranno modo di imparare dai professori della Scuola del marmo come nasce una scultura”.

I commenti sono chiusi