Dalla cava al deposito, a bordo del camion insieme al blocco
Pubblicato il 8/04/2014
CARRARA – Staccati dalla montagna, tagliati per essere trasportati più facilmente, caricati su un camion fino ad arrivare in uno dei tanti depositi che si trovano in piano. È questo il destino della maggior parte dei blocchi di marmo estratti nel cuore delle Alpi Apuane. Alcuni vengono ceduti ad artigiani della zona per essere lavorati, ma la maggior parte vengono immediatamente venduti ad acquirenti stranieri e imbarcati su navi che li portano lontani dalla città.
Nella cooperativa Gioia, una cava a cielo aperto lungo la strada per Colonnata, lavorano 110 persone tra cavatori, amministratori e impiegati e vengono estratte 100.000 tonnellate di marmo all’anno. Tutti i giorni, dal lunedì al venerdì e dalle 7 alle 16, si ripete la stessa fatica: per qualcuno è un miracolo, per altri è una sfida, ma per la maggior parte è solo un lavoro, quello che gli permette di portare il pane a casa.
Due delle fasi chiave dell’estrazione sono l’abbattimento del materiale dalla bancata con l’utilizzo della tagliatrice a catena e la “riquadratura” del blocco. Anselmo Ricci, presidente della cooperativa Gioia, spiega che il marmo deve essere sezionato con il filo diamantato per ridurlo a dimensioni più gestibili e per essere trasportato a valle.
Il blocco è ora pronto per lasciare la montagna. Fabio Bracci è un autotrasportatore e ogni singolo giorno, da più di vent’anni, sale sul suo camion e fa per almeno tre volte il tragitto cava-deposito. Non si possono caricare più di 30 tonnellate a viaggio, ma se moltiplicate per il numero degli autisti, le tonnellate diventano migliaia.
“Il traffico quassù è peggio che nell’ora di punta a Roma – racconta Bracci – Il codice della strada che seguiamo sul monte ha delle regole tutte sue: abbiamo una radio per comunicare con gli altri autisti e anche il concetto di precedenza cambia. È un lavoro stancante, di testa ancor più che fisico. Devi stare sempre concentrato, non sono ammesse distrazioni”.
Dopo aver attraversato curve paurose e gallerie che sembrano disegnate su misura, i camion arrivano alla pesa e al lavaggio, due passaggi obbligatori prima di imboccare la nuovissima “Strada dei Marmi”. Ciascun carico viene pesato e se supera le 30 tonnellate non potrebbe andare oltre. “Dobbiamo orientarci a occhio – spiega Bracci – quando arriviamo in cava misuriamo i blocchi con un metro, ma è impossibile sapere esattamente quanto pesano. Ogni volta che arriviamo giù dobbiamo sperare di aver fatto bene i calcoli, altrimenti ci aspetta una multa bella salata o, in alcuni casi, il ritiro della patente”.
La Strada dei Marmi è una galleria a cui possono accedere solo gli autisti che trasportano i blocchi o le scaglie e che permette ai camion di evitare un giro lunghissimo. Fino a due anni fa erano costretti a passare ogni volta per il centro di Carrara. Oltre al traffico e al pericolo, la città era invasa dalla polvere. Usciti dalla galleria cominciano a comparire i primi depositi, uno dietro l’altro, dove sono stipati migliaia di blocchi di marmo.
“Arriviamo al deposito e loro sono già lì – racconta Bracci – spesso non ci danno nemmeno il tempo di scaricare. Corrono verso di noi, esaminano il blocco e se decidono di comprarlo ci mettono una bella firma sopra“. L’autista si riferisce ai commercianti di marmo, per la maggior parte di nazionalità cinese, che aspettano l’arrivo del carico. Giuseppe Donadel, che lavora per Marmi Carrara, garantisce che su 1.000 tonnellate almeno 700 vanno ai cinesi: “Vogliono il blocco grezzo, se lo scelgono, lo caricano sulle navi e lo portano via. Quindici anni fa hanno pagato a peso d’oro i nostri artigiani perché andassero a insegnargli a lavorare il marmo. Ora hanno imparato e hanno capito che gli conviene fare tutto da soli”.
In mezzo alle decine di blocchi scelti da acquirenti stranieri ce n’è qualcuno che invece rimane a Carrara e diventerà una scultura lavorata dai ragazzi dell’Accademia di Belle Arti, un’opera da esporre in una delle tante rotonde che sono comparse sulle strade della città o una scalinata elegante realizzata da artigiani della zona che andrà ad abbellire il palazzo di qualche signore facoltoso.