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Quantità non sempre vuol dire qualità

Su tremila siti museali presenti nel sito The virtual Library of Museums, soltanto 22 sono italiani. Un dato, questo, che mette in evidenza il grande ritardo del nostro Paese nell'adeguamento tecnologico degli allestimenti museali.

Una diagnosi chiara, questa, che mette in evidenza l'urgenza di una cura. La questione, però, è capire quale strategia adottare?
"Insistere sul ritardo tecnologico e sulla necessità di colmarlo il più rapidamente possibile - spiega il professor Salvatore Settis in articolo pubblicato su "
Il Manifesto" - si traduce con facilità in una posizione strumentale. Si corre il rischio di scambiare la quantità con la qualità; si contano i musei presenti su internet e si piange sul loro piccolo numero, affrettandosi ad accrescerlo".

Ma quale sarà la qualità del prodotto finale, si chiede cioè il professore Settis? Quali sono i modelli da adottare? Per fare un solo esempio: "tutti - dice - ripetono che il sito del Louvre ha 2,5 milioni di hits all'anno, ma questo numero (se preso da solo) può dire tutto e niente. Se tutti i "visitatori virtuali" si limitassero a guardare la Gioconda il vantaggio sarebbe pari a zero". I modelli, allora, vanno non solo identificati ma anche analizzati e specificati prima di adottarli.

In ogni caso deve essere chiaro qual è il fine di un allestimento museale on line. Le strategie da adottare possono essere diverse. Esemplificativa è l'esperienza dell'Hermitage o dei musei scientifici.

E ora vai ....