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«Tornare: un'emozione»
Giacomo Cabras ha rivisto l'Asinara dopo 33 anni

Giacomo torna all'Asinara
Giacomo Cabras a Cala d'Oliva nel 1999

E' successo nel 1999. Giacomo Cabras ha telefonato, prenotato dei posti nella barca che da Stintino porta a Fornelli, la base sud del carcere all'Asinara. E in un giorno di primavera è tornato "a casa", nella sua casa d'infanzia. "E' stato bello - dice Giacomo - ero così curioso di rivedere Cala d'Oliva e tutti i luoghi che ho frequentato da piccolo".

L’ultima volta che Giacomo Cabras vide l’Asinara allontanarsi, mentre con la corvetta si dirigeva verso Porto Torres, era il 1956. Suo padre era stato trasferito e lui poteva tornare per sempre a Quartu Sant’Elena, una cittadina nel sud della Sardegna.

Quel giorno Giacomo non era poi così felice di lasciare l’isola, perché vi lasciava il mare sotto casa, la pesca sul molo, la vita all’aria aperta, e quei signori dall’aria strana che di giorno lavoravano e di notte andavano a dormire dietro le sbarre. Giacomo è potuto tornare all’Asinara nel 1999, ben 33 anni dopo che se ne era andato.

Ha dovuto aspettare che chiudessero il carcere, e che riammettessero l’accesso all’isola ai turisti. Si, perché Giacomo all’Asinara è potuto entrare solo come turista, non certo come ex abitante dell’isola. “È stata anche un po’ una delusione - dice a proposito della sua visita nel 1999 - l’ho trovata diversa e abbandonata.

Hanno fatto dei muri di cemento armato, attorno al carcere di Cala d’Oliva, che al mio tempo non c’erano, e hanno costruito una casa (dove soggiornarono Falcone e Borsellino, clicca qui per saperne di più) proprio dove c’era la spiaggia in cui andavamo noi bambini d’estate. Sono stati interventi a danno dell’ambiente. Ed è stata demolita la centrale elettrica di stile fascista, che sarebbe stata di enorme valore storico”.

Insomma, Giacomo non ha ritrovato la “sua” isola dell’infanzia. E teme che le cose peggioreranno di più ora che il carcere non c’è più e che tutto potrebbe venire lasciato abbandonato. “Il carcere - continua a raccontare Giacomo - serviva anche a mantenere l’isola viva e benvenuta. Quando dicono che ha danneggiato l’Asinara sbagliano, perché oggi non avremmo avuto una natura incontaminata se non ci fosse stata una struttura carceraria. Tutto sarebbe stato in balia del turismo”.

Parlando delle polemiche che ancora oggi affiorano quando si parla di ripristinare l’Asinara come carcere leggero, Giacomo afferma di trovare questa proposta, che il ministro della Giustizia Castelli avanza da tempo, piuttosto utile per l’isola. “Se il Parco - dice Giacomo - deve significare abbandono e degrado, allora è meglio il carcere”.

 

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