Poche
regole, ma fondamentali
Non esistono regole scritte ma consuetudini per la buona convivenza
in acqua che valgono da sempre in tutto il mondo.
Due sono importantissime: rispettare gli indigeni e non
troppare, cioè non partire mai davanti a una persona
che ha già l’onda e l’onda è di chi parte
più vicino alla schiuma.
“Io – dice Giorgio – sono abbastanza pacifico
e vado d’accordo con tutti, ma i litigi sono all’ordine
del giorno. La costa oristanese è la più calda. Ai
locals, gli abitanti del posto, da molto fastidio vederci arrivare
in massa. Eppure loro hanno cominciato a surfare dopo di noi”.
Come a dire, noi abbiamo scoperto il tesoro, non è roba vostra.
Quando Oristano è battuta dal maestrale diventa un
posto ideale, arrivano surfisti da Roma e dalla Versilia.
Ma sembra che gli oristanesi siano più ospitali con i surfisti
d’oltre mare piuttosto che con quelli cagliaritani, le solite
rivalità territoriali.
Secondo Giorgio i più giovani sono anche i più
indisciplinati: “Hanno lo stesso entusiasmo che avevamo
noi all’inizio, ma rispettano meno le regole, forse nessuno
gliele ha insegnate”. Viziati? “Hanno un po’ la
pappa pronta. Quando noi ci spostavamo i primi anni e non avevamo
ancora instaurato un rapporto con gli abitanti del luogo, spesso
ci capitava di trovare il mare completamente piatto. Tanti chilometri
per nulla. Oggi con le previsioni del tempo, con le conoscenze e
l’esperienza accumulate non succede più”.
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