Un
impegno "nazionale"
Maurizio non fa grandi vacanze, viaggia quando accompagna la Nazionale
ai campionati mondiali ed europei. Il fine settimana, se non va
a surfare in Sardegna o sulle coste della penisola, partecipa alle
riunioni della Federazione italiana surf.
E’ un impegno importante che spesso si trasforma in una perdita
non solo di tempo, ma anche di soldi. Uno sbattimento. Scarseggiano
i finanziamenti, i promoter faticano a trovare sponsor, nessuno
vuole investire nel surf, “anche se – secondo
Maurizio - in Sardegna ci sono atleti di qualità e con una
grande passione, che sfidano tutto l’anno vento, pioggia e
freddo. L'Italia è diciottesima su 42 nazioni, un ottimo
piazzamento, che potrebbe migliorare se si investisse di più.
Quando va a surfare, Maurizio sceglie sempre le spiagge
meno frequentate, posti isolati, baie deserte, per godersi in pace
il suo mare e riscoprire la calma e la tranquillità
dei primi anni. Maurizio vive in funzione del surf e come uno zingaro
si sposta lì dove ci sono le opportunità per surfare.
Per molti è un mito, un esempio da seguire.
“L’attesa delle onde è la spinta determinante,
il motivo che mi fa continuare ancora oggi. Un desiderio perenne
che mi carica moltissimo. Sono convinto che il surf mi garantisca
la salute, sia fisica che mentale. Quando sono raffreddato,
mi butto in acqua e mi sento molto meglio. Merito forse della talassoterapia,
che noi surfisti facciamo tutto l’anno. Amare il surf significa
godere del posto in cui vivi. La mia è una terra fortunata,
dove mi sento sempre in vacanza. Il surf mi spinge a girarla e conoscerla
meglio, ad avere maggiore confidenza con i luoghi e con la gente
che ci li abita, e ovunque io vada mi sento sempre a casa”.
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