L'intervista a Roberto Cuillo, responsabile dei Ds
per la propaganda e la comunicazione politica

"Sì, noi crediamo nella Rete"

La sinistra punta sul "passaparola"

 

Ascolta l'intervista a Roberto Cuillo sulle strategie on line dei democratici di sinistra: niente banner, niente bombardamenti mail, la parola d'ordine è "passaparola".

 

Roberto Cuillo, lei è responsabile per la comunicazione politica dei democratici di sinistra, può dirci quali sono le linee guida della vostra campagna elettorale in Rete?

Innanzitutto stiamo cercando di utilizzare le risorse al meglio, nel senso di utilizzare l'informazione in uscita e in entrata. C'è un gruppo di volontari a Botteghe Oscure che si chiama Passaparola e ha il compito di monitorare la campagna elettorale con schede e parole d'ordine in tutte le sedi locali e periferiche; mette in circolo tutto il materiale che riesce ad acquisire nel corso della giornata, riceve a sua volta informazioni e stimoli dalle sedi periferiche, e valuta se e come metterli in circolo.

Ho parlato con chi si occupa materialmente della vostra campagna e mi è stato detto che non avete intenzione di fare una campagna banner, come ad esempio stanno facendo i radicali, però a me stessa sono arrivate delle mail con indicazioni di voto: avete intenzione di utilizzare il "mail bombing"?

Mailbombing è un termine che mette paura. Noi abbiamo una mailing list che usiamo, persone alle quali mandiamo le nostre informazioni, ma non in modo maleducato: chiediamo a chiunque entra nel nostro sito di lasciarci la sua e-mail dicendogli, informandolo prima, che con questa e-mail gli inoltreremo il materiale.

Rispetto all'America, in Italia il rapporto tra Rete e politica è ancora embrionale. Pensate di puntare sulla Rete oppure state ancora provando?

No, no, noi ci puntiamo molto. Internet è uno strumento che con il passare degli anni secondo me diventerà sempre più importante.

Vi siete ispirati a qualcuno per scegliere le strategie da mettere in atto?

Non c'è dubbio che il modello più avanzato è quello degli Stati Uniti. Più che imitarlo però cerchiamo di sperimentare per approssimazioni successive. E arrivare infine a un modo di comunicare sufficientemente efficace.

Su Internet ci sono diverse scuole di pensiero. C'è chi dice che è uno strumento democratico perché ciascuno può addirittura arrivare a interagire con il proprio candidato. E chi invece ritiene possa creare nuove diseguaglianze perché è uno strumento di comunicazione politica non ancora accessibile a tutti. Lei che ne pensa?

Io penso che forse per la prima volta nella storia degli ultimi quaranta, cinquant'anni, c'è di fronte a noi una grande occasione legata all'uso di Internet e alla New Economy. Adesso dobbiamo usarla al meglio e renderla accessibile a tutti. E questo è uno dei compiti principali che in queste ultime settimane si sta dando il governo.

Pensa che si possano istituire delle misure tra virgolette di "par condicio" o crede che la Rete sia completamente aliena a questo tipo di cose?

Io penso che la natura della Rete sia completamente aliena a questi sistemi. Internet non è la televisione, ed è un mezzo che non ha nulla a che vedere con queste misure.

(3 aprile 2000)

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