Scheda: Romano Prodi
presidente della
Commissione europea
E' nato il 9
agosto 1939 a Scandiano, in Emilia Romagna.
Sposato, con due figli, ha insegnato come
assistente di economia politica all'Università
di Bologna fino al 1971. Poi fino al 1999 è
stato professore di Organizzazione industriale e
politica industriale sempre a Bologna. Si è
laureato in Giurisprudenza all'Università
cattolica di Milano e si è specializzato alla
London School of Economics.
E' stato ministro dell'industria dal 1978 al
1979, presidente dell'Iri (Istituto per la
ricostruzione industriale) dal 1982 al 1994. Nel
1995 ha fondato il movimento politico di
centro-sinistra dell' "Ulivo",
diventandone presidente. E' stato deputato al
Parlamento italiano dal 1996 al 1999, e dal 1996
al 1998 capo del Governo. Nel 1999 è stato
eletto Presidente della Commissione europea.
discorso
5 ottobre 1999:
discorso d'insediamento dinanzi al Parlamento
europeo
Discorso dinanzi al Parlamento europeo
Strasbourg, il 5 ottobre 1999
Signora Presidente,
Onorevoli parlamentari,
In anni recenti e in questi ultimi mesi i
cittadini europei - che voi rappresentate - sono
stati traumatizzati da una serie continua di
scandali alimentari. Vi sono stati momenti in cui
la gente non era più sicura di quello che
metteva in tavola, e momenti in cui la gente non
credeva più che noi, i loro governi, o gli
stessi scienziati, potessimo garantire che i
prodotti alimentari in Europa siano davvero sani
e genuini. Il nostro compito di oggi è di fare
ogni sforzo affinché queste cali di fiducia non
si ripetano.
Signore e signori, questo problema riguarda
personalmente voi e me come qualsiasi altro
consumatore europeo: noi, come politici e come
legislatori, abbiamo il dovere che è anche una
responsabilità sancita dal trattato di Amsterdam
- di proteggere la salute dei nostri
concittadini. È nostro preciso obbligo prendere
i provvedimenti rapidi e risolutivi che i nostri
cittadini reclamano.
La sicurezza alimentare è parte integrante della
tutela della salute. Ma il problema ha
un'importantissima dimensione culturale, che non
dobbiamo assolutamente trascurare. Per gli
europei il cibo e la cucina sono parte essenziale
della loro cultura, del loro stile di vita, della
loro identità. Il cibo si identifica con la
casa, la famiglia, con il proprio essere. Minare
la fiducia degli europei nel proprio cibo
significa cominciare a distruggere il patrimonio
culturale europeo.
Per queste ragioni, la nuova Commissione ha fatto
della sicurezza alimentare una priorità assoluta
e sono lieto che mi si offra questa occasione di
discuterne con voi all'inizio del mio mandato di
presidente.
In materia di igiene e sicurezza alimentare
dobbiamo giocare d'anticipo, non di rimessa per
usare una metafora calcistica. Non correre a
spegnere gli incendi, ma impedire che gli incendi
scoppino e, se scoppiano, soffocarli sul nascere.
Per far questo, e per riconquistare la fiducia
del pubblico, l'unico mezzo consiste
nell'istituire un sistema di sicurezza alimentare
veramente efficiente e credibile. Vediamo come
fare.
Proviamo a metterci nei panni di un qualsiasi
consumatore, in un negozio o al ristorante.
Supponiamo che io stia facendo la spesa in un
supermercato: voglio sapere esattamente cosa ci
sia dentro quel pacchetto, dentro quel barattolo,
prima di metterli nel carrello e ho il diritto di
saperlo, un diritto tra l'altro sancito dal
trattato di Amsterdam. Leggo l'etichetta sul
barattolo: questa etichetta mi offre, con parole
comprensibili, le informazioni che mi servono per
fare una scelta informata? Mi rendo conto delle
implicazioni nutrizionali e sanitarie della mia
scelta ? Capisco quali siano le implicazioni
ambientali e etiche del processo di fabbricazione
? Posso dire se quei pomodori così appetitosi
siano stati geneticamente modificati ? Come
faccio a sapere quali prodotti non sono di
origine transgenica ?
Supponiamo che i giornali parlino di un altro
scandalo alimentare e chiediamoci: ci sono solide
ragioni per allarmarsi o è solo una montatura di
giornalisti in vena di sensazionalismo ? Decido
di andare a vedere su Internet, dove mi dicono
che posso trovare tutti i pareri scientifici e
tutte le relazioni degli ispettori dell'UE: ma
siamo sicuri che siano informazioni comprensibili
? E sono tutte informazioni degne di fede ? In
questi giorni le informazioni ufficiali sono
attendibili oppure sono tutte manipolate per fini
politici ed economici?
Signore e signori, questi sono solo alcuni degli
aspetti della politica per i consumatori sui
quali dobbiamo riflettere approfonditamente se
vogliamo risolvere la crisi di fiducia. I
cittadini pretendono e ne hanno il diritto - di
sapere tutta la verità e nient'altro che la
verità su quello che mangiano.
Un passo in avanti potrebbe consistere nel dare
ai consumatori accesso al sistema comunitario di
allarme rapido, assicurandosi che comprenda sia i
prodotti agricoli sia gli alimenti per animali.
In questo modo si eviterebbe, tra l'altro, di
diffondere allarmismi ingiustificati quanto
controproducenti: pensiamo alla storia del
ragazzo che gridava "al lupo, al
lupo!".
Ma troppi dei recenti allarmi sul fronte
alimentare si sono dimostrati ben fondati, e
quindi dobbiamo rafforzare il nostro sistema di
ispezione alimentare. Tutta la catena della
produzione alimentare, "dal campo alla
mensa", dovrebbe essere attentamente e
rigorosamente controllata in ogni sua fase e in
ogni Stato membro. In fin dei conti, in un
mercato unico, tutti i cittadini devono essere
protetti nello stesso modo.
Sarà anche necessario aggiornare la normativa
sulla quale si basa il sistema di ispezione
alimentare. Nel 1997 la Commissione ha presentato
un Libro verde al quale dovranno far seguito gli
opportuni provvedimenti consequenziali, per
snellire e aggiornare la nostra normativa
alimentare. Attualmente, per fare un esempio, sui
prodotti alimentari e sugli alimenti trasformati
sono in vigore oltre cento direttive di base:
invece, a noi serve un unico ed organico
complesso di regole.
La normativa alimentare dovrà disciplinare
l'intera catena alimentare, dalla campagna alla
tavola del consumatore, ivi compresa la
produzione di alimenti per animali. Dovrà essere
una normativa flessibile, così da poter essere
agevolmente adeguata al progredire delle
conoscenze scientifiche, alle nuove tecniche di
produzione e di nuovi rischi per la salute.
Una normativa, la nostra, - è appena il caso di
aggiungere - che dovrà fondarsi su informazioni
e pareri scientifici solidi ed aggiornati.
Attualmente, la Commissione consulta scienziati
di altissimo livello, le cui opinioni sono
trasparenti e i loro interessi dichiariti
pubblicamente. Ma abbiamo assolutamente bisogno
di riconquistare la fiducia del pubblico nella
nostra scienza dell'alimentazione. È necessario
quindi che gli scienziati siano totalmente
indipendenti dalla sfera politica.
Un mezzo per conseguire questo risultato potrebbe
essere la costituzione di una Agenzia europea
indipendente per i prodotti alimentari. Parecchi
Stati membri hanno già imboccato questa strada
mettendo in piedi autorità indipendenti per la
sicurezza alimentare, nella convinzione che
organi del genere siano più flessibili e meglio
attrezzati per garantire la sicurezza dei
prodotti alimentari. Una Agenzia europea per i
prodotti alimentari potrebbe per esempio
ricalcare il modello dell'EMEA, l'Agenzia europea
per la valutazione dei medicinali. Tale agenzia
non ha potere decisionale, ma svolge un'attività
di natura eminentemente tecnica, con notevole
rapidità ed efficienza. Se un determinato
medicinale presenta un qualche problema, questa
agenzia è in grado di individuarne la genesi nel
giro di poche ore, mentre, come abbiamo visto,
nel caso di un allarme alimentare questa
operazione può richiedere settimane.
Un altro possibile modello - uno dei tanti -
sarebbe quello della Food and Drug Administration
(FDA), organo peraltro dotato di penetranti
poteri di iniziativa e decisione. Un organo del
genere consentirebbe di intervenire prontamente a
tutela della sicurezza alimentare, in modo
politicamente indipendente.
Il problema - ovviamente - è come garantire che
le decisioni siano assunte in modo democratico.
Per di più, non sono sicuro che un'agenzia con
queste caratteristiche possa essere istituita
nell'ambito del trattato.
Signore e Signori, non ho alcuna idea preconcetta
sul modello da seguire: voglio ascoltare le
vostre opinioni. La cosa principale è di agire
bene: quale che sia il modello che adotteremo,
dovrà riconquistare la fiducia dei nostri
cittadini nella nostra capacità di proteggere i
loro interessi.
Va da sé che la sicurezza alimentare assume
anche una dimensione internazionale, come hanno
recentemente dimostrato le controversie
commerciali con gli Stati Uniti ed altri paesi.
La sede competente per la risoluzione di queste
controversie è l'Organizzazione mondiale del
commercio, e nella nuova tornata di negoziati
dell'OMC il "Millenium Round" -
l'Unione europea spingerà per la definizione di
standard internazionali alimentari credibili, con
la partecipazione dei rappresentanti dei
consumatori. Dovremo anche chiarire in che modo
debba essere impiegato il principio della
precauzione rispetto alla sicurezza dei prodotti
alimentari.
L'idea sulla quale si basa il principio della
precauzione è questa: occorre prendere, in via
provvisoria, misure di sicurezza quando
l'informazione scientifica sia incompleta e
quando vi siano ancora preoccupazioni per la
sicurezza. Il problema è però che
l'informazione scientifica è sempre incompleta,
perché il confine delle nostre conoscenze si
sposta costantemente in avanti. Di qui le
domande:
Quanta preoccupazione ci dev'essere in
materia di salute, e chi deve emettere un
giudizio in merito, prima di introdurrere, in
base al principio della precauzione, misure
commercialmente restrittive ?
E quanto completa deve'essere la nostra
conoscenza scientifica prima che queste misure
vengono abbandonate?
Su questi punti bisogna fare chiarezza.
Quali che siano i negoziati commerciali
intavolati dall'UE, desidero sottolineare che la
protezione della salute del consumatore è, e
sarà la nostra priorità. Escludiamo nel modo
più assoluto che la Comunità sottoscriva
accordi internazionali che, a nostro giudizio,
mettano in pericolo la salute dei nostri
cittadini.
Vorrei anche sottolineare che la politica
alimentare dell'Unione deve avere come obiettivo
primario la sicurezza alimentare e che dovrebbe
essere posta al servizio dei consumatori e della
loro salute. Se conflitti dovessero sorgere tra
interessi dei consumatori e interessi dei
produttori, la salute dovrà avere la precedenza.
Detto questo, devo aggiungere che è mia profonda
convinzione che una politica rigorosa in materia
di sicurezza alimentare è anche nell'interesse
degli agricoltori europei e delle industrie di
trasformazione europee. Le aziende agricole e le
imprese trasformatrici dovrebbero essere in prima
linea quando si tratta di produrre alimenti di
qualità elevata ed è chiaro che nessuno ha
interesse a minare la fiducia del pubblico in
questa qualità.
Quali sono quindi le iniziative che la
Commissione intende lanciare? Vogliamo evitare
reazioni scomposte che sfocino in misure
disorganiche, in provvedimenti tampone. È nostro
dovere essere cauti, oltre che preoccupati e
determinati ad agire. La sicurezza alimentare è
un campo in cui bisogna camminare coi piedi di
piombo, senza precipitazione, senza avventurismi.
Vogliamo muoverci con rapidità, certo, ma
soprattutto sicuri di quel che facciamo.
Prima della fine dell'anno, quindi, presenteremo
al Consiglio e al Parlamento europeo un Libro
bianco sulla sicurezza alimentare e una
Comunicazione sul principio di precauzione. Il
Libro bianco conterrà un Piano d'azione per la
sicurezza alimentare che fisserà un calendario
preciso di iniziative per il prossimo triennio,
comprese le opzioni per l'Agenzia europea per i
prodotti alimentari. Il nostro obiettivo è una
riforma, in profondità, della normativa
alimentare e per questo presenteremo tutte le
proposte della Commissione entro la fine del
2000. Su questa base intendiamo dotarci di un
corpus organico e aggiornato di regole sui
prodotti alimentari entro il 2002.
Un'ultima considerazione. La vita non è una zona
a rischio zero. Nessun alimento può essere
garantito come totalmente sicuro e i consumatori
devono rendersi conto che è del tutto
irrealistico eliminare tutti i rischi. Quello che
però possiamo e dobbiamo fare - a mio parere -
è far partecipare molto più intensamente i
rappresentanti dei consumatori al processo
decisionale. Spetta poi ai rappresentanti dei
consumatori cercare di educare e di guidare il
pubblico su questo terreno così intricato. Sono
in gioco questioni di grande rilievo, questioni
sulle quali immancabilmente le reazioni sono
emotive; è evidente però che una discussione,
per essere fruttuosa, non può svolgersi in
un'atmosfera dove domina l'emotività. Mi auguro
quindi sinceramente che il nostro dibattito si
distingua non per le tensioni che produrrà ma
per la chiarezza che riuscirà a fare.
Vi ringrazio per l'attenzione.
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