L'isola dei miracoli

 
Intanto sull'isola ....
Carta d'identità di Amulio e Anna
 
 

 


 

 

 

 

“Quando c’era la burrasca dicevo a mia moglie e ai miei figli di stare in casa e di non fare niente. Era meglio così, perché sapevo che se ci fosse accaduto qualcosa saremmo stati completamente isolati. Poi mi raccomandavo a Dio e alla Madonna”. Incontrare il male quando cielo e mare non permettevano a nessun elicottero e a nessuna barca di raggiungerli. Questa era la grande e unica paura di Amulio e Anna Galletti a Montecristo. Lui il gigante buono, con la corporatura massiccia e il sorriso sempre stampato sulle labbra; lei minuta ma con la grinta delle donne semplici e genuine, sono stati custodi dell’isola per 16 anni, dal 1968 al 1984.
Tutte le altre difficoltà che si possono incontrare in un luogo disabitato non li spaventavano, anzi, ricordano quegli anni come i più belli della loro vita. La solitudine non era un problema e per mangiare si arrangiavano: spesa grossa una volta l’anno poi orto, frutteto e animali facevano il resto.

Montecristo l’avevano conosciuta durante una visita e ne erano rimasti incantati subito, stregati, come due giovani alle prese con il primo amore. Per questo, dopo aver saputo che i guardiani precedenti se ne erano andati, senza pensarci troppo, hanno fatto le valigie e hanno iniziato la loro avventura. “Era veramente un paradiso in terra – prosegue Anna mentre mostra l’album dei ricordi -. Quando siamo tornati è stato difficile abituarci di nuovo agli orari, allo stress. Ma soprattutto mi mancano quelle piccole cose che sull’isola avevo imparato ad amare e che qui non ho più trovato. Non ho più visto le pernici sotto casa o due capre in amore quando altre due si azzuffavano per le corna. Lì lasciavo le galline libere e mi divertivo, la mattina, ad andare a cercare le uova”.

Secondo lei quello scoglio in mezzo al mare nasconde un segreto. E con l’espressione di chi sta per rivelare qualcosa di importante aggiunge “Montecristo è magica perché laggiù c’è qualcosa che ti protegge sempre”. E in effetti in tanti anni trascorsi sull’isola i due custodi hanno affrontato molti momenti difficili, ma se la sono sempre cavata, alla fine. Quasi per miracolo.

Salvi per un pelo
Francesco, il figlio più piccolo, aveva appena 2 anni quando ebbe l’allergia ai baccelli. “L’urina era scura e la febbre altissima – ricordano con il viso ancora spaventato -”. La situazione peggiorava di ora in ora, stava morendo. L’unica soluzione era far arrivare un elicottero, ma sull’isola non c’era nessun punto piatto dove potersi fermare. Allora Amulio, armato della sola forza della disperazione e delle sue preghiere, è salito sulla cima e ha spianato mezzo monte per farlo atterrare. “Quando l’hanno portato via Francesco era in coma, ma si è salvato – ricorda –. Dopo una settimana l’eliporto era costruito. Se non lo avessero fatto me ne sarei andato”.

Ma questo non è stato l’unico “miracolo di Montecristo”. Un giorno una barca del Cnr portò una statuetta raffigurante la Madonna. Organizzarono una festa, trovarono una nicchia nella roccia e sistemarono lì la protettrice dell’isola. “E’ lei che ha salvato mio fratello – dice il signor Galletti con convinzione -. Aveva un tumore grave, ho pregato e, dopo 20 anni, è ancora vivo.

Come sono vivi quei due paracadutisti della Folgore che erano già stati dati per dispersi in mezzo ad un mare forza otto. Quando ormai ogni speranza sembrava perduta per miracolo li ho visti col cannocchiale, tra le onde, vicino al gommone rovesciato”. Amulio si interrompe un attimo, la voce diventa più incerta e i suoi occhi azzurri si fanno un po’ lucidi. “Scusate – sussurra ad un tratto – ma a Montecristo ho potuto salvare la vita a due persone, è una delle cose più belle che mi siano mai capitate, e quando racconto questa storia piango sempre”.

 

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