Uno
stimolo e molte pressioni
David ricorda l’orgoglio e la fatica di avere un papà
"ingombrante"
“Cosa
servirebbe a mio padre? Aver passato più tempo
con noi. Ha dovuto fare delle scelte e non credo
comunque che se ne sia pentito”
David, laureato in
informatica, è il figlio maggiore e, come
la sorella, lavora con papà Valfredo.
“Siamo cresciuti con mamma, abituati da sempre a vederlo
poco. Con il passare del tempo e l’assunzione di nuovi
incarichi aumentavano solo le riunioni serali, le ore del
giorno erano sempre state dedicate al lavoro”.
La frequentazione degli stessi
ambienti, la scuola media quando insegnava, la parrocchia,
la commissione diocesana non è mai stata d’altra
parte cosa facile. “Avere un babbo del genere
è, per certi versi, scomodo. I paragoni sono
inevitabili e se questo da una parte stimola, dall’altra
mette in difficoltà”.
Gli spazi comuni sono anche
in casa e sedersi a tavola ogni giorno con un papà-parroco-ingegnere
è un’esperienza particolare. “Parliamo
soprattutto di lavoro, ed anche se discutiamo sulla parrocchia
tocchiamo sempre gli aspetti più tecnici. Difficilmente
parlo con lui di fede, in questo lo vedo sicuramente
più come babbo che come parroco. I miei riferimenti
spirituali rimangono comunque altri”.
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